ANCORA LA BALZANA: LA PERDITA DEI FINANZIAMENTI SPAVENTA LE ASSOCIAZIONI E COOPERATIVE SOCIALI.

SANTA MARIA LA FOSSA

di Peppino PASQUALINO

A quanto pare non è ancora destinata a spegnersi la polemica riguardante la fuoriuscita del Comune di Santa Maria la Fossa dall’attività consortile <Agrorinasce> che dal lontano 1998 riunisce diversi enti territoriali per la gestione dei beni confiscati alla malavita organizzata. Conseguentemente alle schermaglie dialettiche tra maggioranza e opposizione durante l’ultimo consiglio comunale hanno fatto seguito prese di posizioni divergenti e il Sindaco Federico, contattato preventivamente per diffondere le ragioni della fuoriuscita, non si è preoccupato di dare risposte e ha preso tempo annunciando una conferenza stampa per oggi sabato 5 dicembre.

     Intanto giungono i comunicati stampa da parte dell’ex Sindaco, Dott. Antonio Papa, capogruppo di opposizione in consiglio comunale, e dalle tante associazioni e cooperative sociali da anni impegnate nello sviluppo di tanti progetti sociali.  

     <Giù le mani dalla Balzana!> – esordisce in questo modo il comunicato diffuso da Papa. E prosegue: <Non permetteremo mai che Santa Maria la Fossa possa perdere un finanziamento di 15 milioni di euro per il suo bene confiscato più importante tanto più che è stato già perso, nei mesi scorsi, un finanziamento di € 1.400.000 per la fattoria “Meta”. L’affidamento dei beni confiscati alla camorra nel nostro paese deve continuare ad essere gestito da chi si è contraddistinto nel tempo in questo settore come modello europeo di buone pratiche cioè Agrorinasce come “legittimamente” fatto da noi da più di un decennio insieme agli altri Comuni del Consorzio ed in ottemperanza alla normativa del Codice Antimafia.

     A tale comunicato si aggiunge quello diffuso nella giornata di ieri dalle associazioni <ARCI Caserta>, < NERO e NON SOLO> e le cooperative sociali <APERION>, < TERRA FELIX> e <TERRA VERDE>:

<Cosa sta accadendo e cosa accadrà in Provincia di Caserta sul riutilizzo dei beni confiscati?> E’ la domanda iniziale che si pongono le associazioni impegnate sul territorio mentre prosegue il comunicato con questo tenore: <Il Consiglio Comunale di Santa Maria la Fossa ha deciso di uscire dal Consorzio Agrorinasce, un ente che a partire dall’ottobre 1998 riunisce diversi Comuni per cercare di gestire questo patrimonio dal grande valore sociale, economico e simbolico ma anche dalle grandissime difficoltà gestionali. Alcuni di quei beni sono nella disponibilità di Agrorinasce, altri invece sono stati affidati dallo stesso consorzio, come previsto dalla Normativa, ad enti del privato sociale tramite procedura ad evidenza pubblica. Ora questi assegnatari, tra cui gli scriventi, sono presi alla sprovvista da questa decisione del Consiglio Comunale che lascia diverse questioni aperte. Ci è chiaro che la scelta è motivata da un parere legale relativo alla modalità di adesione e non abbiamo dubbi sulla validità dello stesso: ma questo ci sembra essere un aspetto formale sicuramente risolvibile in altro modo. Qual è la volontà dell’Amministrazione per il futuro dei beni confiscati sul proprio territorio già affidati agli Enti del Terzo Settore? Cosa succederà alle convenzioni che le organizzazioni come le Associazioni Nero e non solo! e Arci Caserta e le Cooperative Sociali Apeiron, Terra Felix e Terra Verde che attualmente gestiscono i beni confiscati nel territorio di Santa Maria la Fossa, hanno stipulato? Che fine faranno tutti i progetti che si stanno realizzando e che si dovranno realizzare sul territorio comunale? Cosa sarà dei fondi propri e di enti sovventori, pubblici e privati, che queste organizzazioni hanno investito nella gestione dei beni ad esse assegnati? Gli eventi recenti, purtroppo, dimostrano che la lotta per il riscatto di questi territori non è vinta; nei mesi estivi ci sono stati l’incendio degli ettari di grano in località <Abbate> e <Scarrupata>, l’incendio alla “Balzana”, lo sversamento di rifiuti ed il sequestro giudiziario dell’aria in località Meta; tutti beni confiscati. Le organizzazioni del Terzo Settore sono una componente fondamentale per il riscatto sociale e culturale di Terra di lavoro e devono essere considerate come tali negli indispensabili luoghi istituzionali di confronto e decisione, che purtroppo non sempre vengono attivati. Serve, a supporto, una Pubblica Amministrazione che impieghi risorse, professionalità e manifesti costantemente la chiara volontà di sostenere chi realizza il riuso sociale dei beni confiscati. La situazione attuale aggravata dalla pandemia ci impone il confronto fra tutte le realtà che in Terra di Lavoro in questi anni si sono impegnate per promuovere la cultura della legalità democratica. Noi crediamo che solo un grande fronte che metta insieme istituzioni, enti pubblici, organizzazioni sociali e cittadini possa affrontare percorsi importanti come quello della valorizzazione, promozione e riuso dei beni confiscati, costruire una diga contro le infiltrazioni della Camorra e promuovere lo sviluppo economico e sociale delle comunità.>

     Ora la vicenda è destinata a infiammarsi ulteriore visto che perfino il Presidente del Consiglio Regionale, Oliviero Gennaro, ha pubblicamente manifestato la sua preoccupazione e il suo dissenso per la perdita di sostanziose fonti finanziarie a supporto delle tante attività sociali.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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