‘ARS FELIX’: NON SOLO UNA MOSTRA D’ARTE, MA, SOPRATTUTTO, UN MODO DI DIRE NO A GOMORRA E AL SUO MONDO DI PERDIZIONE

di Daniele Palazzo

CASAPESENNA-“Ars Felix-Gli Anni ’70 all’ombra della Reggia”. Non è stata solo una più che riuscita mostra di arte contemporanea dai numeri e dai contenuti, più o meno, ricordevoli. Culturalmente ed artisticamente parlando, è stata si un evento strabiliante e decisamente fuori dalle righe, in grado di proiettare le credenziali del popolo e della terra casertana verso vette sempre più ambite di crescita umana e spirituale, di elevazione e consacrazione di pensiero ed azione sempre più ricercate ed ambite, di sublimazione del bello e del buono che alberga in ogni mente che passa definirsi veramente superiore e degna di fare tendenza e dare insegnamenti di saper vivere secondo i canoni del rispetto altrui e dell’innalzamento dei valori per i quali vale veramente spendere la vita propria ed essere testimoni concreti e tangibili di costruttività e grandioso calcare la polvere su cui ognuno di noi, grazie anche all’immenso amore che, dal Cielo, ci dona il buon Dio e, a questo mondo, tutti coloro che veramente ci rispettano e ci hanno a cuore, ma, cosa ancora più importante e sicuramente da segnalare con la fierezza e l’ardore di cui solo grandi della nostra storia possono fregiarsi, ha costituito l’ennesima risposta di quanti, singolarmente o come collettivo, intendono pendere, con decisione e fertilità discernitiva, le distanze dal malvagio ed opprimente mostro del malaffare gomorristico, che è stato e, per certi versi, anche se in maniera molto più che in passato continua ad essere alla stregua di una zavorra che tutti e chiunque sono chiamati, per dirla alla Sciascia, a “schifiare” visceralmente e senza paure di sorta. L’esposizione appena passata agli archivi ha rappresentato anche e soprattutto il desiderio di parlare e farsi sentire di una popolazione che, per anni vessata e violentata da pochi malvagi, trova, ora, il coraggio di dire no a questo malsano stato di cose e di ribellarsi, una volta di più alla politica delle armi e della sopraffazione onde appianare o risolvere ogni controversa umana. A deporre in tal senso anche la scelta del luogo in cui è stato ospitato il grande evento, vale a dire lo stabile di via Cagliari, a Casapesenna, a suo tempo, confiscato alla malavita organizzata. Gratificati da una presenza davvero strabocchevole e festante di semplici visitatori ed esperti del campo, vi hanno partecipato ben venticinque tra gli esponenti più conosciuti ed apprezzati dell’arte pittorica nazionale, tutti lì anche per suggellare a dovere la nascita del “Centro di Aggregazione Giovanile per l’Arte e la Cultura”, che, a giudicare da come è partito, siamo più che sicuri che farà ancora parlare di se. La bellissima kermesse, alla quale hanno partecipato maestri del pennello molto conosciuti e quotati, quali Aldo Ribattezzato, Alessandro Del Gaudio, Andrea Sparaco, Antonello Tagliafierro, Antonio De Core, Attilio Del Giudice, Bruno Donzelli, Carlo Riccio, Crescenzo Del Vecchio, Gabriele Marino, Gianni De Tora, Giovanni Tariello, Livio Marino Atellano, Lorenzo Riviello, Luigi Castellano, Mafonso, Mario Persico, Mimmo Paladino, Paolo Ventriglia, Peppe Ferraro, Raffaele Bova, Renato Barisani, Riccardo Dalisi, Rino Telaro e di Salvatore Di Vilio, è stata voluta ed organizzata dalla Seconda Università di Napoli e dai ragazzi del Consorzio “Agrorinasce”, che, hanno beneficiato, oltre che del prezioso patrocinio del Comune di Casapesenna, della altrettanto valida collaborazione delle Associazioni “Terra Nuova” e “Terra Blù”, del Centro Culturale “Il Pilastro” e della Fondazione “Polis”. Accanto ai tanti quadri posti alla fruizione dei tantissimi visitatori intervenuti, in bella evidenza oggettistica, foto e documenti, alcuni dei quali inediti, degli anni ’70, vividi testimoni di un fortunato quanto fertile terreno di cultura e coltura artistica al quale, come unanimamente riconosciuto, il mondo artistico e la freschezza creativa di oggigiorno devono davvero tantissimo. Insomma, tre mesi(il grande appuntamento cultural era stato inaugurato a metà dello scorso ottobre) di festa della creatività e della voglia di esserci di un popolo, quello casertano, che, da ora i poi, aggiunge un ulteriore tassello al meraviglioso mosaico di riscatto e costruzione e ricostruzione del cammino che anche se a fatica, lo sta conducendo fuori da mortificanti meandri e dalla pericolose sabbie mobili di un modo miope e del tutto fuori da ogni comune intendere di vedere la vita e i suoi protagonisti.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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