CAPUA AMICI DEL MUSEO CAMPANO Il sistema museale di Terra di Lavoro è monco

Pasquale Iorio          

 I tre volumi dedicati al Sistema Museale di Terra di Lavoro (costituito nel 2009 e poi riconosciuto dalla Regione nel 2016, composta da 6 musei e 3 gemellati) rappresentano dei contributi notevoli nel panorama culturale campano. Infatti possono diventare  dei validi strumenti di valorizzazione, di conoscenza e di comunicazione del nostro ricco e diffuso patrimonio storico ed artistico, raccolto ed esposto nelle varie istituzioni in alcuni comuni e territori. Ai due curatori, Pietro di Lorenzo ed Alfredo Fontanella, va il grande merito di aver ideato e realizzato un progetto per ora unico in Campania: la creazione di un sistema a rete tra i vari musei, con l’intento di promuoverne le potenzialità a tutti i livelli.

Nella prima pubblicazione del 2017 sono stati richiamati gli obiettivi fondamentali posti a base del progetto (e sostenuti dalla Regione Campania): “la promozione e comunicazione in rete e sulla rete”. Nella seconda edita nel 2018 si approfondisce la connessione tra educazione e formazione al patrimonio artistico, grazie anche ad accordi di alternanza scuola lavoro stilati con alcune istituzioni scolastiche, con l’attuazione di interessanti laboratori di tipo esperienziale e manipolativo, varie narrazioni (stoytelling) e visite tematiche, anche teatralizzate.A seguire abbiamo una raccolta di saggi su “implementare la funzione culturale del sistema museale del territorio, grazie alla catalogazione digitale e a programmi di educazione ai beni comuni, culturali, storici ed artistici”, con una particolare attenzione alla dimensione globale della sua conoscenza e fruizione.  

                                                                                                           Come viene riconosciuto anche dai due curatori, bisogna ribadire una criticità permanente: quella di una conoscenza e capacità di attrazione non adeguata di alcuni di questi gioielli, dei veri e propri scrigni d’arte e di memoria storica. Basta ricordare il fatto che altri due musei della nostra terra,  presenti nel Polo Museale Campano (quelli di Alife (Allifae) e Succivo (Agro Atella), risultano ancora agli ultimi posti in Italia con un numero irrisorio di visitatori nell’arco dell’anno.L’altro elemento di criticità su cui mi tocca ritornare riguarda il fatto che il Museo Campano di Capua (il monumento più insigne della civiltà italica, come lo definì A. Maiuri) sia rimasto escluso da questo sistema di carattere territoriale. Sappiamo bene che ciò è dipeso dal disimpegno e dalla disattenzione della Provincia di Caserta, ahimé ancora titolare del bene. Che imperterrita continua a fare nomine nel CdA non all’altezza del compito (come le ultime). Ma ciò non giustifica il fatto che nei 3 volumi, tra l’altro pregevoli, il Museo Campano venga richiamato di sfuggita con solo 3 righe, a confronto di interi capitoli e tante pagine dedicate al altri musei, alcuni dei quali per la verità – sia pure apprezzabili – non hanno niente a che vedere con il ricco monumento delle Matre Matutae e di Federico II di Svevia “Stupor mundi”.

A mio avviso si tratta di uno scandalo su cui non si può continuare a tacere. Per recuperare questa assurda quanto deleteria esclusione, a nome della rete Amici Museo Campano chiediamo al Presidente della Provincia, del CdA e al Direttore di rivedere una decisione frutto della disattenzione e del disinteresse dei dirigenti dell’ente. Se oggi vi è una volontà nuova, si può recuperare chiedendo di riaprire un tavolo tecnico e scientifico, coinvolgendo anche il comune di Capua, l’Università, la Regione ed il Ministero dei Beni Culturali. Si tratta di far rientrare in nostro prestigioso monumento nei circuiti turistici e culturali, da cui finora è rimasto tagliato fuori anche per l’incuria e l’incompetenza di chi lo ha diretto finora.

Pasquale Iorio                                                                                              

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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