Caserta, Capua, Pergine Valsugana (TN) – Sicurezza sul lavoro

di Paolo Pozzuoli

CASERTA. LA MANCATA ATTUAZIONE DELLE NORME IN MATERIA DI IGIENE E PREVENZIONE FINALIZZATE A GARANTIRE LA SICUREZZA SUI LUOGHI DI LAVORO PROVOCA MORTE, LUTTI, DOLORE, GRAVI DANNI MORALI.

Caserta, Capua, Pergine Valsugana (TN) così vicine le prime due ma così lontane dalla terza – si ritrovano ad avere un denominatore comune: la sicurezza nei luoghi di lavoro. Che non sarebbe altro – secondo le efficaci e discusse teorie delle diverse scuole di pensiero – che un fenomeno da affrontare, o un tema da trattare, oppure cultura da inculcare. Come dire, un qualcosa da non trascurare. Laddove la sicurezza negli ambienti di lavoro non viene promossa, non viene sviluppata, non ha un posto preminente e determinante, non ha la priorità ma viene sistematicamente prevaricata, ogni posto di lavoro è a rischio,  lascia campo libero, ampia libertà di movimento ad ipotetici, invisibili killer. Di  lavoro, purtroppo e nonostante i tanti proclami, le tavole rotonde, i concorsi a premi, letterari, canori, ecc., i festival, gli incentivi a favore ed i fondi messi a disposizione di quelle aziende che investono in sicurezza, si continua a morire. È ancora credibile chi sostiene che è sufficiente promuovere e diffondere la cultura della sicurezza per debellare il triste fenomeno degli infortuni sul lavoro ritenuti sempre evitabili e chi dice che il livello di civiltà di una nazione è determinato anche dal lievitare o meno (… sale o scende come la colonnina di mercurio in un termometro) degli eventi infortunistici? Una perdita di tempo le iniziative attivate in uno ai tanti  progetti, in particolare quello inerente la ‘Scuola Sicura’ che, sotto l’attenta e vigile sovrintendenza delle Prefetture, ha visto l’impegno ed il coinvolgimento dell’Ufficio Scolastico Provinciale, dei Vigili del Fuoco, del Corpo Forestale dello Stato e della Protezione Civile delle varie province? Poco più di un anno fa, a Caserta, il  prof. Giovanni Grieco, un luminare della medicina, autore di numerosi testi sulle varie sfaccettature del mondo del lavoro, presentando l’ultimo testo pubblicato ‘Il costo umano del lavoro – Morti bianche – Speranza Tecnologica’, affermò  che ‘non vedeva l’ora di mandare in pensione l’INAIL ed i magistrati del lavoro e che per  debellare gli infortuni sul lavoro, riducendoli a zero, esisteva una sola possibilità teorica: abbattere tutti i rischi’. Bella scoperta! Intanto, tra l’intervento del prof. Grieco ed il “Primo festival nazionale della sicurezza sul lavoro 2010” tenutosi dal 17 al 19 u.s. a Pergine Valsugana in provincia di Trento, a Capua, presso lo stabilimento DSM S.p.A., c’è stato un infortunio collettivo mortale: tre lavoratori hanno perduto la vita appena calatisi all’interno di un silos per smontare l’impalcatura allestita precedentemente per consentire altra tipologia di lavori. Un evento di per sé scioccante, senza precedenti, nella storia del lavoro e dell’INAIL nella nostra provincia, ovvero criminoso per tutta una serie di omissioni e di illegalità commesse da chi dovrebbe essere al di sopra di ogni sospetto per il ruolo rivestito di ‘garante’ del rispetto delle norme di igiene e prevenzione sui luoghi di lavoro e che, una alla volta, stanno venendo fuori. A Capua, le cause peculiari che hanno determinato il triplice infortunio mortale nell’ambiente di lavoro ed in occasione di lavoro non sono da attribuire né ad errore umano, né alla assuefazione e ripetitività meccanica delle operazioni svolte, né alla confidenza che, a lungo andare, si finisce per avere con le macchine, gli utensili, ogni sorta di attrezzatura, e nemmeno alla rabbia interiore per essere stati costretti a lasciare casa e famiglia in un giorno – di regola – non lavorativo. Sono tutte dovute sia alla scelleratezza, all’ingordigia di chi, non avendo mai avuto alcuna dote morale e nemmeno un minimo di etica professionale, ha fatto mercimonio del proprio lavoro, sia alla mancanza di sinergia e di coordinamento nella varie fasi di esecuzione dei lavori. Era previsto, ovvero c’era qualcuno a seguire e coordinare i lavori? Uno cioè cui avrebbero dovuto far capo e riferire su tutto quanto eseguito i responsabili e/o loro delegati delle aziende impegnate nei lavori commissionati? Un tempo – se non ricordiamo male – nei cantieri edili era obbligatorio – ci sfugge se ancora attuale –  tenere il cosiddetto libro-giornale, un registro, di grande interesse ed utilità specialmente nel corso di sopralluoghi in occasione dei disposti accertamenti, sul quale veniva cronologicamente riportato tutto quanto ogni giorno veniva effettuato. Ecco, con un libro-giornale e/o anche con semplici rapportini, avremmo conservato i tre lavoratori, mariti e padri esemplari i quali, usciti di casa per guadagnare qualche euro in più che fa sempre comodo, hanno terminato il percorso di vita terrena in fondo ad un silos. C’è stato subito, molto prima che i magistrati inquirenti avessero individuati i responsabili, chi si è indignato, chi ha imprecato, chi s’è incazzato, chi ha pontificato: come dire tanti censori, tanti maestri, tanti professori, tutti ‘mast. Ciascuno pronto a dire la sua, a somministrare la sua ricetta miracolosa, ad appellarsi ad una giustizia giusta, ad invocare una condanna esemplare.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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