CASERTA. CURATA DA DON FRANCO GALEONE, PRESSO L’ISTITUTO SALESIANO ‘DON BOSCO’ E’ STATA CELEBRATA LA PASQUA EBRAICA, UNA CELEBRAZIONE AFFIDATA A MONS. PIETRO FARINA NELLE VESTI DI ‘PATER FAMILIAS’.

 di Paolo Pozzuoli

“Tutti possiamo fare una esperienza forte”, ha sostenuto da don Franco Galeone. “Facciamo tutti la Pasqua del Signore Risorto”, ha raccomandato il Vescovo, Mons. Pietro Farina. Nessuna  contraddizione, nessuna contrapposizione. Semplicemente l’alfa e l’omega della Pasqua. “L’esperienza forte” cui, provenienti da “esperienze diverse, culture diverse, sensibilità diverse”, siamo stati invitati a partecipare – gliene siamo infinitamente grati – da don Franco Galeone è la celebrazione della Pasqua Ebraica (… liberazione degli ebrei dalla schiavitù d’Egitto, inizio di una nuova libertà, esodo con il Dio verso la terra promessa, consumare determinati pasti, usare le stoviglie per la ricorrenza). Che non sostituisce – questo intendeva Mons. Farina – “La Pasqua del Signore Risorto” (…esodo, trasferimento dalla vita terrena alla vita eterna, alla risurrezione con Cristo) che da cristiani abbiamo il dovere di fare. “L’esperienza forte” non è altro che una rievocazione e, nello stesso tempo, un avvicinamento – non un ritorno – alle radici della nostra religione. Tuffarci, andare indietro nel tempo di oltre duemila anni e capire il significato, i segni, i simboli della vita, dei riti ed i cambiamenti che sono stati apportati nel corso dei secoli, ci consentono conoscenze più approfondite, ci spingono a vedere la religione come popolo, ci stimolano ad avvicinarci e ad entrare in intimità con Gesù Cristo.  “L’ebraismo è la nostra radice” ha affermato don Franco Galeone e, per consentirci di coglierne in parte l’essenza, con un gruppo di amici ha preparato, presso l’Istituto Salesiano ‘don Bosco’, una sala per la cena (… sulla tavola imbandita vi sono oggetti e pietanze che simboleggiano la storia di un popolo: 4 bicchieri di colore diverso dei quali uno contiene aceto ed un altro ‘charòset’, erba amara, per ciascun commensale, ed ancora dolce a forma di mattone, uovo sodo, agnello) cui si sono accostati Mons. Pietro Farina, don Elio Catarcio, don Salvatore Frendo, don Elio Rossi, don Antonio Santillo,  don Franco Galeone, il direttore don Franco Gallone, l’economo don Giovanni Vanni, amici fedeli e simpatizzanti del gruppo ‘Le sante radici’, alunni degli Istituti di Scienze Religiose di Capua e Caserta, ed una numerosa e vivace rappresentanza degli alunni delle classi 3^, 4^ e 5^ del Liceo Scientifico Salesiano.  La cena comincia con il suono (…un suono forte, triste, evoca – come dire – il ‘silenzio’ della nostra tromba che contrasta con la gioia che si manifesta durante la cena, resa più allegra dalla presenza dei bambini) dello ‘shofar’, oggetto biblico, che compare quando Mosè ricevette le tavole della legge, segue con l’accensione della ‘menoràh’, il candelabro dalle sette braccia, la benedizione del vino da parte del capofamiglia e l’invito a bere il primo bicchiere,  continua con la narrazione della storia della salvezza, con le domande che il figlio più piccolo rivolge al padre sul perché dell’esodo e perché si mangia tutto quello che è in tavola, con il canto delle meraviglie compiute dal Signore e si conclude con il canto di speranza. “Il messaggio è molto semplice” – ha sottolineato don Franco – “Dio giudica ed arriva dappertutto. Dio, giudice giusto, vede e provvede”.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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