CASERTA. DON FRANCO GALEONE E L’OMELIA SUL ‘SERVIZIO’ DOPO IL PUBBLICO RIMPROVERO AD UN SACERDOTE, DON PATRICIELLO, DA PARTE DEL SIGNOR PREFETTO DI NAPOLI, DR. DE MARTINO.

CASERTA. DON FRANCO GALEONE E L’OMELIA SUL ‘SERVIZIO’ DOPO IL PUBBLICO RIMPROVERO AD UN SACERDOTE, DON PATRICIELLO, DA PARTE  DEL SIGNOR PREFETTO DI NAPOLI, DR. DE MARTINO.

 di Paolo Pozzuoli

Rispetto e servizio i temi, strettamente legati alla pagina del Vangelo del giorno ed all’inquietante episodio, salito sugli altari della cronaca, che ha avuto come palcoscenico la Prefettura di Napoli, che don Franco Galeone ha trattato domenica scorsa, all’omelia, con la passione e lo stile che gli riconosciamo. Solitamente si porta rispetto anche a quanti poco o nessun rispetto hanno per gli altri. C’è ancora un altro rispetto. Quello dovuto alle istituzioni: termine astratto che, in genere, sta a significare un coacervo di organi rappresentativi con ai vertici personale altamente qualificato a dettare, disciplinare, vigilare sulla perfetta osservanza dell’insieme di norme, regole, comportamenti concernenti gli indirizzi ed ogni sfera di influenza del Bel Paese; ma anche termine che, in concreto, vuol dire  nido sicuro, blindato, rifugio dorato di taluni burocrati spocchiosi, frustrati, arrivisti, carrieristi, dalla puzza sotto il naso, in cerca di rivincite, di riscatto – non si sa da chi e da cosa – i quali, forti dell’acquisito ‘status’, pretendono, senza mai avere il pudore di ricambiarlo, quel rispetto, dovuto, sia in funzione del rango che della poltrona occupata. Fra noti personaggi che si autoproclamano servitori dello Stato c’è sempre chi – lo apprendiamo quotidianamente dalla cronaca spicciola – è pronto a servire soltanto e solamente se stesso e/o ad essere servito. Ancora, è il caso di continuare a chiamare ‘signor giudice’ e ad avere rispetto di quel Presidente di una sezione civile di un Tribunale che, gratuitamente e con tanta sicumera, ha etichettato come ‘irresponsabili’ due convenuti in giudizio o ‘signora giudice’ la togata del lavoro poi sconfessata dalla Corte d’Appello Lavoro per aver sentenziato in una vertenza di lavoro (… dovrebbe essere l’A-B-C della peculiare materia per chi fa questo mestiere) che, nella specie, la competenza spettava al T.A.R. provocando così nel ricorrente, già arbitrariamente penalizzato e mortificato dal proprio datore di lavoro, ulteriori danni morali, psichici, esistenziali, materiali? Ci troviamo di fronte a personaggi che ci riportano alla boutade – ma voleva essere proprio tale? – pronunciata dal grande, inimitabile Alberto Sordi nel film ‘Il marchese del Grillo’: “Io so’ io e voi siete un c …”! E’ dunque un eufemismo dire che la pagina del Vangelo centrata sulla ‘via del servizio umile e dell’amore fraterno’ (il Figlio dell’uomo non è venuto per farsi servire ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti) era stata inquinata nei giorni precedenti dall’intervento estemporaneo, fuori luogo, sconcertante, inaudito – un fatto senza precedenti – di un Signor Prefetto della Repubblica che, in pubblica assemblea, aveva richiamato ‘lei ha mancato di rispetto a me a tutti i presenti (o qualcosa di simile)’ un sacerdote reo per aver pronunciato soltanto ‘la Signora gentilmente ci ha ricevuti’ e non ‘la Signora Prefetto …’.  Si ha – come dire – la sensazione che se da una parte affiorano e restano attuali certi episodi del passato, dall’altra, taluni di oggi sono l’esatta rappresentazione di un nuovo galateo laddove si assiste ad un degrado morale che ha superato ogni argine e ad un vituperato, becero e barbaro comportamento tenuto da cosiddetti ‘tifosi’ negli stadi dai quali   ha spiccato il volo verso il Palazzo, contagiandolo. Una sensazione che ha lasciato l’amaro in bocca assistendo ai tanti parimenti ‘offesi’ – sembra che nessuno sia rimasto turbato e/o si sia indignato più di tanto – dal momento che tutti, ma proprio tutti, algidi ed impettiti, sono rimasti leghati alle poltrone occupate in quel particolare contesto e consesso. “Siamo un popolo di santi, di navigatori, di artisti ma anche di lestofanti, di truffatori, di corrotti e di corruttori” ha detto don Franco che, continuando, ha evidenziato come “l’autorità sia rigida, inflessibile; don Patriciello che conduce una battaglia continua e costante contro la camorra è stato umiliato in pubblica assemblea dal Prefetto di Napoli, dr. De Martino, anzi Sua Eccellenza (…abolito in Palermo il 13 giugno 1860 da Giuseppe Garibaldi, Comandante in capo le forze Nazionali in Sicilia! In seguito, mai nessun decreto e/o legge di abrogazione, n.d.r.) De Martino perché ha chiamato ‘Signora’ e non ‘Signora Prefetto’; farlo nella maniera forte così come è stato fatto questo rimprovero noi non lo facciamo nemmeno ai bambini; richiamare un povero prete che opera in un territorio di degrado dove la camorra si mescola ai cassonetti che bruciano e ci avvelenano la vita è qualcosa di inaudito; il potere deve trasformarsi in servizio; i preti della chiesa rischiano la vita ed alcuni sono stati uccisi; gli uomini, attraverso i secoli, hanno capovolto la onnipotenza di Dio con la propria, di onnipotenza; al primo posto non vanno messe le leggi ma l’uomo; Gesù è venuto per servire perché soltanto chi serve è degno Suo discepolo; e questo l’hanno capito bene anche nei ‘palazzi’; ma, alle parole, non corrisponde la resa; il servizio è fondamentale perché poco servizio vuol dire poco cristianesimo, viceversa molto servizio, molto cristianesimo”. Don Franco ha poi concluso citando la frase pronunciata (chissà quanta attuale? comunque fa riflettere, va studiata, ponderata, approfondita) nel 1800 dallo storico meridionalista Stefano Iacini: “il vero nemico dell’Italia è la nostra colossale ignoranza, le multitudini analfabete, i burocrati macchine, i professori ignoranti, i politici bambini, i diplomatici impossibili, i generali incapaci, l’operaio inesperto, l’agricoltore patriarcale, la retorica che ci rode le ossa”.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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