CASERTA: DONNA-SOLDATO ED ANGELO SOCCORRITORE

Ciardiello caporal Clarissa

Prof. Raffaele Raimondo

cronista free lance

Via A.Diaz, 33

81046 GRAZZANISE (Caserta)

tel 0823-96.42.12 – 340-500.67.64

e-mail: raffaeleraimondo1@virgilio.it                                  COMUNICATO-STAMPA del 7 agosto 2011

                      Il caporale Clarissa Ciardiello, del Rua di Capua, premiata da “Noi Voci di Donne”

CASERTA: DONNA-SOLDATO ED ANGELO SOCCORRITORE

                    Aiutò la studentessa russa Olga Molyakova vittima di un pakistano a metà luglio

CASERTA (Raffaele Raimondo) – Un meritato riconoscimento al caporale Clarissa Ciardiello, in forza al Rua di Capua di cui è comandante il generale di Brigata Attilio Claudio Borreca. Le è stato conferito venerdì 5 agosto dal Centro Antiviolenza “Noi Voci di Donne” presieduto da Pina Farina. Questa la motivazione: “Per il suo nobile contributo di solidarietà dato alla studentessa russa Olga Molyakova vittima di violenza nel nostro Paese”. Infatti, molti ricordano il fattaccio verificatosi a metà luglio sulla spiaggia di Minturno dove la straniera fu condotta da un pakistano poi scatenatosi contro di lei che riuscì a salvarsi tuffandosi in mare. Dopo una ventina di giorni, grazie all’iniziativa dello Sportello casertano, è giunto un attestato di apprezzamento alla dolce eppur tenace Clarissa – di origini maddalonesi, entrata nell’Esercito italiano a marzo scorso ed ora impiegata presso l’infermeria di Corpo della Caserma “O.Salomone” – prima persona che prestò soccorso alla sfortunata giovane. Durante la cerimonia, l’angelo-soccorritore ha accettato di rispondere ad alcune domande. -Qual è il ruolo della donna nell’ambito delle Forze Armate? “Uomini e donne in uniforme – ha presto spiegato l’ammirevole caporale- rivestono gli stessi incarichi, sia nel lavoro che quotidianamente viene svolto in Italia, sia quando ci si trova impiegati nelle attività all’estero. E’ vero, tuttavia, che in particolari zone dove si svolgono le missioni internazionali, la presenza di militari-donna facilita il contatto con la popolazione femminile locale cui vengono più facilmente fornite assistenza sanitaria, istruzione ed appoggio nell’avvio di piccole attività professionali”. -Le donne spesso si distinguono per sensibilità, capacità di ascolto, concretezza, ma anche per maggiore competizione fra loro. Secondo lei, come vivono queste prerogative le donne-soldato? “Credo che siano fattori soggettivi riscontrabili indifferentemente in una donna o in un uomo. Nel contesto militare, essi costituiscono, soprattutto per noi donne, uno stimolo importante per svolgere il nostro lavoro sempre con il massimo impegno e nel rispetto dei commilitoni maschi che rappresentano una seconda famiglia in cui appunto ugualmente si ritrovano umanità e disponibilità”. -Lei è stata la prima donna a dare sostegno morale, psicologico e di primo soccorso ad Olga Molyakova. Cosa l’ha spinta ad agire? Il dovere morale, la divisa o altro? “Beh, direi innanzitutto il dovere morale e l’empatia nei confronti di una persona in difficoltà. Certo, la divisa mi ha sostenuta nella scelta di intervenire; indossare l’uniforme contribuisce a rafforzare la sensibilità e la capacità di ascolto”. -Questa brutta vicenda che ha vissuto la studentessa russa ha lasciato un po’ il segno in tutti coloro che sono intervenuti. Qual è il ricordo più profondo che le è rimasto? “Conserverò sicuramente un ricordo positivo di questa esperienza che ha contribuito alla mia crescita interiore, perché, nel rapporto con gli altri, colui che fornisce aiuto è gratificato più di chi lo riceve. E questo è successo anche nel caso di Olga. Non dimenticherò mai quel suo sguardo di riconoscenza  e sono convinta che, da lì a qualche anno, ella conserverà del nostro Paese, nonostante la terribile esperienza vissuta, un’immagine ospitale e familiare, dissociandola dalla condotta di chi, al contrario, non si è dimostrato degno di vivere e lavorare in Italia”. -Quando ha saputo che il Centro “Noi Voci di Donne” l’avrebbe premiata, quale è stato il suo primo pensiero? “In un primissimo momento mi sono sentita lusingata per il mio gesto riconosciuto ed apprezzato. Però, ripensandoci, ho capito che in quella situazione non ho fatto altro che il mio dovere e questo atteggiamento dovrebbe essere normale per ogni cittadino, ancora prima che per un militare. Inoltre, pur restando felice per l’attestato, tengo a dire che lo interpreto non solo come riconoscimento personale, ma come evidente segnale di stima e di gratitudine  per l’intera Istituzione di cui faccio parte, che, in questo come in tanti altri casi ha dimostrato, fa e farà sempre molto per il nostro Paese”.  

 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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