CASERTA. PRESSO LA CHIESA DEDICATA A SAN SEBASTIANO MARTIRE, DON FRANCO GALEONE HA CELEBRATO IL SANTO PATRONO DELLA CITTA’ NELLA SOLENNITA’ DELLA FESTA.

 

È stato il padre salesiano Franco Galeone, ebraista, storico, filosofo, scrittore, a celebrare San Sebastiano Martire nella solennità della festa. Invitato dal M. R. don Salvatore Frendo, Parroco nella Chiesa dedicata al Santo Patrono della nostra Città, don Franco ha presieduto la S. Messa, concelebrata da don Salvatore, e dato “una parola come chi è chiamato ad un servizio” per tessere, all’omelia, le lodi di San Sebastiano. Un’omelia bellissima, iniziata con un invito ed una premurosa esortazione ai fedeli. Anzitutto l’invito “a pregare  per don Salvatore – per lui la ricorrenza è ancora più speciale – perché è venuto a Caserta quarant’anni fa, il 30 gennaio del 1973, giorno in cui nella nostra Città si festeggia il Santo Patrono, e le strade di Dio l’hanno portato ad essere Parroco di San Sebastiano”. Subito dopo, con l’esortazione, ha rammentato a tutti indistintamente che “per essere cristiani basta poco atteso che a nessuno viene chiesto di fare grandi cose; è di una gravità assoluta imitare i tanti mascalzoni che si fanno annunziare con squilli di tromba e/o rulli di tamburo, bucano gli schermi, conquistano le prime pagine dei giornali e finiscono per occupare poltrone riservate, pronti a ricevere applausi, elogi, encomi; no, non ci siamo! importante è vivere operando bene seguendo l’insegnamento di Matteo (V. capitoli 5° e 25°) e l’esempio dei Santi; i quali, molto seri e molto umili, non amano prediche ma gradiscono prediche sul Vangelo e su Gesù;  hanno condotto una vita fragile in senso fisico e metafisico, avuto una storia come noi, amato le parole su Gesù, appoggiato le loro debolezze, la loro fragilità nella onnipotenza di Dio e messo, discretamente, le loro energie al servizio del Vangelo: sono il sale della terra e la luce della terra; uomini appartenenti al gruppo delle beatitudini e delle opere buone per aver predicato le opere di bontà; non siamo lontano da loro se viviamo comportandoci ed operando come loro: in silenzio”.  Ed ecco San Sebastiano Martire. “Mi soffermerò su tre punti”, ha aggiunto don Franco. “Primo punto, chi era San Sebastiano: poco importa se per alcuni è nato in Gallia e per altri a Milano; è nato! e, al tempo di Diocleziano, soldato romano, un capo dal momento che guidava un gruppo di soldati; diventato cristiano, operava come meglio poteva ed aiutava i poveri; nessuno però ne era al corrente; scoperto, venne carcerato, martirizzato e, dopo la condanna a morte, il suo corpo venne gettato nella cloaca massima di Roma; tempo dopo, alcuni fedeli, trovato il corpo, lo seppellirono sull’Appia Antica nella catacomba dei Santi Pietro e Paolo, catacomba che, a partire dal IX secolo prendono il nome di San Sebastiano; è un Santo molto popolare; Protettore contro la peste (per sua intercessione venne guarito un lebbroso), Patrono delle forze armate e dei militari, tre Comuni d’Italia portano il suo nome e di tanti altri – anche della Città Eterna con i Santi Pietro e Paolo – è il Patrono; i primi dipinti lo raffigurano con la barba e lunghe vesti; successivamente, in epoca rinascimentale, quando la moda di allora spinge i pittori a dipingere le donne belle come Venere e gli uomini anatomicamente come tanti Apollo, San Sebastiano viene rappresentato come lo vediamo oggi sulle tele e nelle statue che troviamo in quasi tutte le Chiese e in tanti Musei del mondo: giovane, bellissimo, nudo, legato ad un albero, trafitto dalle frecce”. Don Franco ha continuato con il “Secondo punto: San Sebastiano a Caserta; qui è antico il culto per il Santo; la prima notizia certa risale alla ‘Bolla’ dell’Arcivescovo di Capua, Sennete, che nel 1113, assegnando le singole Chiese, menzionò nel ‘Villaggio Torre’ quella di San Sebastiano, una delle prime in Campania; San Sebastiano viene citato nella lettera che Luigi Vanvitelli inviò al fratello Urbano il 20 gennaio 1756, lettera nella quale veniva riportato <<Oggi non si lavora ed è festa generale per la nascita del Re e di precetto in Caserta per essere san Sebastiano protettore della città>>; ancora, qui, alle mie spalle, dove vedete il bellissimo Crocifisso ligneo, c’era una meravigliosa tela che raffigurava San Sebastiano, ‘sostituita’ dall’altrettanto meravigliosa statua offerta nel 1992 da due signore che hanno voluto conservato l’anonimato (… non sappia la destra quello che fa la sinistra)” e concluso con il “Terzo punto: una riflessione spirituale; ci lamentiamo, abbiamo ragione, ci manca sempre qualcosa e siamo tristi per tante cose; ma i Santi ci confermano, ci rivelano che chi ha Dio ha tutto, chi ha Dio non si deve spaventare; se riflettiamo bene, con serietà, ci accorgiamo che ci manca una sola persona: Dio; e la vera tristezza è quella di non essere buoni, in grazia di Dio; in Paradiso non si va in carrozza perciò qualche piccolo dolore dobbiamo pur sopportarlo”.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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