CASTEL VOLTURNO PASQUALE IORIO RISPONDE AL GIORNALISTA GIGI DI FIORE

LIDO LUISE PIAZZE DEL SSAPERE PANORAMA

di Pasquale Iorio

Caro Gigi,

ho letto con attenzione il tuo reportage su Castel Volturno, in cui descrivi una realtà dura, drammatica di degrado sociale ed umano. Ma devo dirti che non condivido alcuni commenti, come quello con cui si definisce il comune domiziano “il buco nero di un Paese che ospita senza controllo e senza integrazione”.

Come sai da molti anni seguo queste tematiche, dai tempi dell’assassinio di JE Masslo a Villa Literno. Per questi motivi consentimi anche di fare alcune osservazioni e precisazioni sulla tua inchiesta. Intanto, va chiarito che il fenomeno qui si amplifica e tende ad implodere durante i mesi estivi, non solo e non tanto per la massiccia presenza di stranieri, ma ancora più per la marea di villegianti che si riversano sulle coste domiziane. E devo dirti che molto spesso gli indigeni si comportano in maniera non molto civile ed urbana. Sarà per il caldo torrido di questi giorni, in certi momenti sembra di vedere delle masse di cavallette che deturpano e distruggono l’ambiente (non solo con l’abbandono dei rifiuti, ma con continui atti di vandalismo non degni di un paese civile).

Per far fronte a questa situazione non basta l’opera del Comune – anch’esso travolto da bisogni ed emergenze varie – ma occorre un piano straordinario di interventi: a partire dalla bonifica ambientale e dalla messa in sicurezza del territorio fino alla dotazione di strutture di cura e di accoglienza (per tutti/e), con scuole, centri sportivi e di socialità (come già fanno alcune realtà storiche ben raccontate da E. Ammaliato nello stesso articolo). Su questo va detto che la Regione Campania ed il Governo si sono impegnati con l’investimento di ingenti risorse per finanziare progetti speciali, che speriamo vengano accelerati ed eseguiti (anche a seguito delle vostre denunce). Bisogna anche fare in modo che la diversità non sia vista o percepita come un pericolo, ma come nuove risorse ed opportunità per lo sviluppo economico e sociale, per poter arriccchire le relazioni multuculturali della nostra comunità (senza mai dimenticare che anche noi siamo stati un popolo di migranti).

E poi, caro Gigi, c’è un problema immane, quello di garantire legalità e sicurezza, che richiede una grande battaglia di civiltà per affermare regole e condizioni minime di vivibilità. In merito non basta descrivere l’influenza delle varie mafie africane (nigeriane, tanzaniane e gahanesi), ma occorre fare emergere le loro dimensioni globali, i nessi e gli intrecci con la camorra (con scambi ed accordi di cartello tra i vari clan). Come ben sai da qui passano molti traffici illegali internazionali: da quelli della droga alla prostituzione,  fino a quelli delle armi che alimentano il terrorismo, collegati alla gestione dell’azzardo e settori dell’economia crimninale. In queste attività a dettare le reole del gioco non sono certo gli immigrati, ma i clan che ancora dominano in alcune realtà.

Inoltre, devo farti rilevare che anche le cifre sulla dimensione del fenomeno immigratorio vanno precisate: qui sono censiti circa 6000 stranieri regolarizzati, che si raddoppiano con i residenti non ancora in regola (o illegali), che vivono nelle condizioni disumane da te descritte.

Negli ultimi anni come rete di associazioni cerchiamo di far fronte a questa situazione con varie iniziative e progetti che cercano di fare emerge le buone pratiche messe in campo, e nello stesso tempo si sforzano di parlare anche delle bellezze che ancora animano queste terre: come quelle ambientali e naturali della pineta e dell’Oasi dei Variconi. Infatti, sosteniamo che quando si è raggiunto il fondo per il degrado civile, si può reagire in due modi: da un lato si denuncia e si protesta, ma con rassegnazione, senza indicare soluzioni o vie d’uscita. Dall’altro si può tentare di risalire la china, certo anche con la denuncia e l’informazione, ma ritenendo che si può ripartire con la cultura e con l’apprendimento permanente anche in realtà così complesse, per cercare di produrre coesione sociale, di promuovere a zioni e progetti di riscatto civile. A tal fine ci vuole l’intelligenza da parte delle isitutzioni (locali, regionali e nazionali) di attivare percorsi  virtuosi di cooperazione con il contributo e la partecipazione delle competenze e delle risorse del mondo del terzo settore e del volontariato (laico e cattolico). Altre strade o scorciatoie non vi sono.

Per ritornare sull’immigrazione, tu hai ben ricordato i vari passaggi drammatici (stragi e violenze) vissuti su questo territorio. Nonostante tutto a me sembra che il tessuto sociale e istituzionale finora abbia retto, anche con percorsi di accoglienza e di integrazione – si possono citare tante buone pratiche (a fronte di quello che sta avenendo oggi in tante parti dell’Europa e del Mediterraneo, a seguito del terrorismo, del fanatismo e dell’intolleranza). Per queste ragioni abbiamo deciso di dedicare un evento delle Piazze del Sapere (in collaborazione con le altre associazioni e movimento sindacale) al tema dell’accoglienza degli stranieri, per creare un ponte tra le culture, anche con un concerto multietnico, che organizzeremo in una data simbolo al Centro Fernandes, quella del 25 agosto (anniversario dell’assassionio di JE Masslo ed anche in memoria di Mama Africa Miriam Makeba). Già da ora ti invitiamo come ospite d’onore, anche per vedere e fotografare una realtà diversa e per poter offrire  qualche messaggio di speranza e di riscatto per queste terre.

Pasquale Iorio                                                                       Castel Volturno, 9 agosto 2017

Presidente Le Piazze del Sapere/Aislo

 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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