CASTELVOLTURNO, E POI …

Nato a Castelvolturno e direttamente impegnato, tra alterne vicende e ruoli, nella politica e nella gestione del Comune per circa 40 anni, sono incapace di disinteressarmene, per cui ancora condivido, quotidianamente, gioie e dolori. Gioie, per la verità, pochissime; dolori in grande quantità. Appartengo ad una generazione per la quale tutto era “politica”. Ma non ho aspettato la caduta delle ideologie per uniformarmi all’opinione per la quale … tutto era ed è “amore e politica”. Non si può amministrare un territorio senza avere una chiara e lungimirante visione politica dei suoi problemi, associata ad una passione ideale. Nondimeno non lo si può fare senza “amore”. Sono inscindibili. Nella gestione amministrativa, “amore” significa: sacrificio, altruismo, ricerca, rinuncia, tolleranza, solitudine, sofferenza, incomprensione … Tutto senza pensare ad un tornaconto, a partire dalla popolarità e dal consenso elettorale: il tempo galantuomo, farà poi il suo mestiere. Tra le varie qualità richieste, non ho inserito l’onestà, perché è una precondizione, un elemento etico imprescindibile, ma che spesso dà luogo a confusioni. Infatti da sola non basta per amministrare, perché occorre che vi sia competenza, preparazione, conoscenza della macchina amministrativa. C’è sempre bisogno di una buona classe dirigente. Ho conosciuto molti sindaci onesti, che hanno bloccato l’attività amministrativa, tanto da far rimpiangere i disonesti solo perché erano attivi… Si capisce a quale prezzo.
Insomma, tutto questo prologo, mi serve per dire che ritengo che nello scandalo che nuovamente investe Castelvolturno, il consiglio comunale e l’amministrazione – salvo qualche spiacevole novità o inciampo – siano sufficientemente legati al territorio da un vero interesse, diciamo pure da “amore”. A prescindere dai risultati, che in questa sede non sono in discussione. Ma questo non è sufficiente per la vita di una collettività, per lo sviluppo sociale e civile di un paese. Certamente occorre il buon esempio, ma l’amore per il territorio – che adesso sarà meglio chiamare senso civico – deve partire soprattutto dai cittadini. Quanto senso civico si è manifestato da parte dell’intera e variegata collettività negli ultimi 50 anni? Chi si è schierato a fianco delle lotte, che pure vi sono state, per la tutela del nostro territorio? Quanti hanno contribuito a creare il degrado per puro profitto, ed ora traggono profitto dal degrado stesso? A quanti sta bene questa situazione in virtù della quale, in assenza di strumenti urbanistici, si procede per dubbie deroghe? Quanto rispetto vi è ancora oggi per l’ambiente, per le istituzioni, per le leggi e per i regolamenti comunali? C’è stato, e ancora permane, un cupido assalto al territorio, proprio per mancanza di rispetto e di … amore. Perché poco me ne importa. Ebbene, tanto mi dà tanto: corrotti e corruttori vivono sempre in simbiosi. E’ inevitabile perciò – pur condannando fermamente ogni fenomeno di corruttela – che il marcio tracimi dappertutto, e lambisca il Comune, che spesso ha dimostrato di avere gambe di argilla. Naturalmente, noi ci auguriamo che tutte le persone coinvolte nella bufera di oggi, siano innocenti e che la Magistratura glielo riconosca. Ma il problema rimane se non tutti i cittadini amano il territorio, anzi, ne sono i nemici.
Che fare? Mi auguro che l’amministrazione non ceda allo sconforto, e che eviti il ricorso al commissariamento, male endemico dei nostri comuni. Bisogna rendere assolutamente operativo il PUC. Per il funzionamento degli uffici, si troveranno soluzioni esterne, almeno fino alle elezioni. Poi spetterà all’elettorato non commettere errori.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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