CONTINUA LA SOPPRESSIONE DELLE SCUOLE AUTONOME DELLA PROVINCIA DI CASERTA: CHE FARE?

Il pensiero del provveditore emerito Iesu*

                                                                                                                          

Una volta si soleva dire che le scuole erano il presidio della civiltà.

Una volta si soleva dire che le scuole erano il presidio del progresso.

Una volta si soleva dire che le scuole erano il presidio della legalità,

soprattutto in Terra di Gomorra.

Pertanto, oggi dovremmo ammettere che tutti noi  siamo contrari alla civiltà, al progresso ed alla legalità, se confrontiamo il numero delle scuole che avevamo nell’anno scol. 2000/2001 con il numero di scuole che abbiamo nel corrente anno scol 2011/2012 e soprattutto con il numero di scuole che avremo nel prossimo anno scol. 2012/2013.

Infatti, nel non lontano 2000/2001 la Provincia di Caserta contava un totale di 229 scuole statali autonome di ogni ordine e grado ( 42 istituti autonomi comprensivi di scuola dell’infanzia, scuola primaria e scuola media; 72 circoli didattici di scuola dell’infanzia e scuola primaria; 57 scuole medie di 1°grado;  58  scuole secondarie di 2° grado), nel 2004/2005 siamo scesi a 227, nel 2010/2011 siamo scesi a 224, nel corrente anno 2011/2012 siamo scesi a 217.

Dai dati sopra riportati si evidenzia la progressiva diminuzione dei circoli didattici, delle scuole medie e degli istituti superiori con conseguente costituzione di nuovi istituti comprensivi, che originariamente furono istituiti, con legge n. 97/1994, per evitare la soppressione delle piccole scuole situate nei Comuni montani, e che poi furono estesi a  tutti i territori, anche non montani, con D,P.R. n. 233/ 1998, allorquando i circoli didattici e le scuole medie  non raggiungevano le dimensioni  fissate dai parametri stabiliti (almeno 500 alunni, ridotti a 350 per i comuni di montagna): requisiti indispensabili per ottenere  e poi  per mantenere la personalità giuridica e l’autonomia.

Per il prossimo anno scol. 2012/2013, il piano di dimensionamento  definito in questi giorni dalla Provincia di Caserta, ai sensi della delibera della Regione Campania n. 435 del 9/8/2011, che ne ha dettato le linee guida, prevede  che altre 20 scuole autonome ( 36 di scuola primaria e secondaria  di 1° grado) dovrebbero essere accorpate e diventare 18 istituti comprensivi, e 4 scuole secondarie di 2 grado dovrebbero essere accorpate tra di loro. E così il numero complessivo delle scuole autonome scenderebbe a 197.  

Le autorità pubbliche  (Sindaci dei Comuni ed Amministrazione Provinciale), chiamate in causa finora ad applicare la penalizzante  normativa della Riforma Gelmini, sembrano subire supinamente i tagli ministeriali, senza nemmeno chiedere al nuovo governo Monti di modificare i parametri in vigore, oppure di  applicarli con gradualità in più anni. E’ lecito sperare che l’Amministrazione Regionale, che dovrà approvare definitivamente, entro il 31 gennaio 2012, il piano provinciale, non segua tale nefasta linea. Ma, perché ciò avvenga, sarebbe necessario  che  tutto il personale della Scuola, di qualsiasi livello, gli studenti, i genitori, le forze sociali e sindacali, gli amministratori comunali, le associazioni culturali di volontariato del territorio (oltre 50) elevassero  una pubblica protesta significativa per contrastare tale sciagura, che certamente farà fare un ulteriore passo indietro alla già non ottimale funzionalità dell’organizzazione scolastica sul nostro territorio provinciale.

Possibile che l’efficiente funzionamento della scuola statale non interessi più ad alcuno?

Ci riempiamo la bocca nell’auspicare la qualità ottimale degli studi. Ci strappiamo le vesti per invocare la meritocrazia. Ma quale qualità degli studi, quale meritocrazia potremo raggiungere se avremo una scuola quasi senza soldi, con meno dirigenti, con meno insegnanti, con meno personale amministrativo – oltre tutto non motivati, non aggiornati e mal retribuiti, e per di più con un maggior numero di  alunni per classe ed un minor tempo scuola (data la quasi scomparsa del tempo pieno e del tempo prolungato nella nostra provincia)?

Quale competitività potranno mai vincere gli alunni che escono dalle nostre scuole, che a seguito dei continui cambiamenti degli accorpamenti di plessi (  che sovente non tengono conto della vicinanza della platea scolastica, ma sono disposti per non perdere l’autonomia di una determinata scuola)  sono costretti  a seguire  piani dell’offerta formativa diversi (POF) e talvolta a cambiare  le proprie classi, i propri compagni, i propri docenti ed i propri dirigenti?

Quale funzionalità potrà essere assicurata da un dirigente scolastico che dovrebbe guidare una mega istituzione che conti fino a 900 alunni, sparsi in sei/ sette plessi distanti tra loro o ubicati in due o tre comuni?

I tagli ed i continui cambiamenti da soli non producono efficienza alcuna! L’efficienza si ottiene soltanto dando alle risorse umane esistenti una formazione professionale più rispondente ai mutati bisogni della società odierna, una rinnovata tensione morale, ispirata ai valori costituzionali e religiosi, ma anche incentivando il loro maggior impegno e soprattutto ripristinando la loro antica dignità civile: uno dei diritti umani fondamentali che, come scriveva Giovanni Pico della Mirandola, rinviano in ultima analisi alla “dignità dell’essere umano”, da tutelare soprattutto nella scuola dove viene erogata la conoscenza e dove si formano i futuri educatori.

 Non ci dimentichiamo mai che la nostra umanità non si nutre soltanto di ciò che è utile, ma anche di valori che ci donano un ritrovato orgoglio, senza i quali la stessa utilità si deprime.

La scuola del futuro non deve inseguire un iperuranio di platonica memoria, ma deve affondare le sue radici nel nostro glorioso passato, in quanto il futuro, sovente, è alle nostre spalle, come soleva dire il saggista tedesco Walter Benjamin: “noi siamo con le spalle rivolte al futuro, lo sentiamo avvicinarsi, lo percepiamo quando ci affianca  e diventa presente, e lo vediamo allontanarsi nel passato”. All’uopo  è il caso di richiamare alla memoria il piano della riforma scolastica del 1848 del Regno delle Due Sicilie, concepita dal pensiero del Filangieri e del Cuoco sulla necessità di restituire alla scuola la sua serietà ed il suo perduto prestigio, ma anche aumentando gli stipendi agli insegnanti, rivalutando sostanzialmente la loro qualità di pubblici ufficiali che a quel tempo consentiva, nelle pubbliche solennità, di seguire immediatamente il sindaco del Comune .

Pertanto auspichiamo che i nostri “illuminati” nuovi governanti,  prima di cimentarsi in una qualsiasi ed ennesima riforma scolastica, sappiano essere estremamente attenti al mondo del passato remoto ed alla nuova ricerca scientifica che studia gli adolescenti ed i giovani, dalla quale possono venire suggerimenti, idee, chiarezze che li aiutino a realizzare una scuola più adatta agli adolescenti ed ai giovani stessi, senza mai dimenticare che, come diceva Codignola nella Costituente, “la Scuola  deve essere sacra per tutti, come cosa che trascende le posizioni dei partiti, come cosa che riguarda l’avvenire dei nostri figli e le generazioni future”.

 

*Francesco Iesu, Grand’Ufficiale al merito della Repubblica.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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