COPPIA DI DISABILI TRENTOLESI, BISTRATTATI IN ‘PATRIA’, CHIEDONO ‘ASILO’ AL SINDACO DI MILANO

 

 

di Daniele Palazzo

 

TRENTOLA-DUCENTA-A qualche giorno dalla clamorosa iniziativa di una coppia di disabili, di Trentola-Ducenta, che tramite una lettera-appello, inoltrata al Sindaco di Milano, Beppe Scala, hanno chiesto “asilo” al primo cittadino della città meneghina, in città, ancore si parla della loro, non certo rosea, vicenda,che, poi, sta alla base della loto iniziativa. Nello scritto Pasquale Gallo e  Giustina Massaro, rispettivamente marito e moglie, tutta la disperazione per di due persone che, entrambe colpite, fin dalla più tenera età, da una brutta forma di poliomelite e, quindi, molto debilitati nel f, necessitano di cure ed attenzioni che, in Campania, non hanno mai potuto ricevere. Pasquale e Giustina si sentono “traditi” in Patria. “Ecco perché, dicono, all’unisono, ci siamo rivolti al Primo cittadino della città di Milano. Leggendo direttamente dalla missiva giunta sulla scrivania di Scala, la sintesi dell’appello lanciato dalla coppia trentolese. A spingerli a prendere carta e penna e presentare la loro chiesta al Sindaco meneghino la quasi assoluta deficienza di sensibilità politico-sociale in materia di disabilità e, quindi, di strutture adeguate. “Chiediamo al Sindaco di Milano di accoglierci nel comune dove abbiamo già passato un’infanzia felice, perché Trentola Ducenta non è un paese per disabili”, scrivono i due sposi del piccolo ma laborioso Comune di Terra di Lavoro, che così continuano: “Ci appelliamo a Lei, signor Sindaco, e a tutti i milanesi affinché non resti indifferente alla nostra richiesta di essere accolti a Milano. Ci appelliamo a lei perché crediamo ancora che ci sia uno spiraglio di speranza affinché noi possiamo essere ancora felici, lì dove lo siamo stati per anni”. Fin qui, la lettera di Pasquale Gallo e Giustina Massaro, che, in un mondo sempre più votato all’edonismo più miope e sfrenato, non hanno ancora perso la speranza di essere felici e di trovare, in Milano, spazi e sprazzi di quell’umanità che può e deve fare il suo corso, che può restituirli ad una vita veramente dignitosa.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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