CRISTO HA SOLO I NOSTRI PANI PER SAZIARE

2 AGOSTO 2020 – XVIII DOMENICA T O. (A)

CRISTO HA SOLO I NOSTRI PANI PER SAZIARE

gruppo biblico ebraico-cristiano השרשים  הקדושים

francescogaleone@libero.it

Prima lettura: Venite e mangiate (Is 55,1). Seconda lettura: Chi ci

separerà dall’amore di Cristo? (Rm 8,35). Terza lettura: Tutti

mangiarono e furono saziati (Mt 14,13).

La domenica “della distribuzione dei pani”

1) La compassione porta Gesù a guarire gli infermi e a nutrire gli affamati. Non si tratta ancora di pane eucaristico, ma già l’eucaristia è sullo sfondo: lo dimostrano i suoi gesti di alzare gli occhi, benedire, spezzare, dare. Matteo, nella “sezione dei pani” (14,13-16,12), presenta Gesù come il nuovo Mosè: anche Gesù offre una manna di gran lunga migliore rispetto a quella antica, trionfa sulle acque del mare come Mosè, libera il popolo dal legalismo nel quale la Legge di Mosè era caduta, apre l’ingresso alla Terra, Promessa non solo agli ebrei ma anche ai pagani. Le due moltiplicazioni dei pani, che preannunciano l’eucaristia (Mt 14,19; Gv 6,1), mostrano che Gesù personalmente sostiene il popolo di Dio (uomini, donne, bambini).

Sentì compassione per loro

2) Nel deserto aveva affrontato le tentazioni di Satana, in particolare quella di trasformare le pietre in pane dopo quaranta giorni di digiuno! E Gesù si era rifiutato; ora però si tratta della fame degli altri. Che fare? Gridare alla folla: “Andate nei villaggi vicini e ognuno si arrangi!”, come suggerivano i discepoli? No, ma “date loro voi stessi da mangiare”. Cerchiamo di capire, di decifrare questo episodio scritto in codice, perché noi diventiamo maggiorenni nella fede. Noi insegniamo una religione che seduce a dieci anni e rende atei a

venti! Secondo una lettura semplicistica, è Gesù che moltiplica il pane; ma questo miracolo non è uno spettacolo di magia sacra. È per tutti un monito alla nostra responsabilità, un appello alla nostra generosità. Occorre attualizzare e interiorizzare: oggi, qui, cosa suggerisce questo episodio del Vangelo alla mia coscienza? Allora, come è avvenuto il miracolo? Un ragazzo (Gv 6,9) è rimasto colpito dalle parole di Gesù, e ha messo in comune i

suoi “cinque pani di orzo e i due pesci arrostiti”. È stato un gesto contagioso: come un effetto domino o una reazione a catena, ognuno ha messo in comune le sue cose. È avvenuta una poderosa invasione di grazia!

3) Ecco un esempio di fede adulta: la distribuzione dei pani e dei pesci (Mt 14,13; Mc 8,1; Lc 9,10; Gv 6,1). Gesù, con una barca, raggiunge l’altra sponda del lago di Tiberiade. Ma tanta gente lo segue, egli si commuove e ritorna tra la folla. Che fare? Gridare alla folla: “andate nei villaggi vicini e ognuno si arrangi!”, come suggerivano i discepoli? No, “sento compassione di questa folla”. Luca usa il verbo ἐσπλαγχνίσθη/esplaghnìste (Lc 10,33). I traduttori traducono questo verbo con avere misericordia, compassione, pietà, dispiacersi… Tutto ciò è vero, ma solo in parte: σπλαγχνίζομαι (splaghnìzomai) significa letteralmente sentire muoversi le proprie viscere. Corrisponde all’ebraico utero, al plurale misericordia, tenerezza, commozione. Esprime, pertanto, una reazione viscerale. Per esempio, è ciò che sentì il padre per il figlio perduto quando lo vide ritornare a casa (Lc 15,20). O ciò che provò quel buon samaritano quando incontrò lo sventurato derubato e bastonato da alcuni banditi, lasciato mezzo morto sul bordo d’una strada (Lc 10,34). Gesù reagiva visceralmente di fronte alla povera gente che veniva meno per la fame (Mc 6,34; 8,2). Non sopportava il dolore degli altri, era qualcosa di superiore alle sue forze. È importante tenere conto del fatto che la sensibilità di Gesù è ricordata nei vangeli solamente quando si tratta di situazioni di sofferenza di altri. Questo è un punto chiave nell’etica di Cristo. Gesù era un uomo forte, attento più agli altri che a sé. Non amava piangersi addosso, come quando l’offendevano, lo insultavano, quando si vide minacciato, incompreso o, soprattutto, ingiustamente trattato nella passione e nella morte. Non che Gesù fosse un essere strano, insensibile agli insulti e alle offese: al contrario, in diverse circostanze ha pianto (Gv 11,35; Lc 19,41; Mc 23,37; Lc 13,34).

4) Allora, cerchiamo di decifrare quest’episodio scritto in codice, perché possiamo crescere nella fede. Secondo una lettura semplicistica, è Gesù che “moltiplica” il pane; ma questo segno (σημείον/semeìon) non è uno spettacolo di magia sacra. È per tutti un monito alla responsabilità, un appello alla generosità. Occorre “attualizzare e interiorizzare”: oggi, qui, cosa suggerisce quest’episodio del vangelo alla mia coscienza? Allora, come è avvenuto il miracolo? Un ragazzo (Gv 6,9) ha due pesci e cinque pani d’orzo, il pane nuovo, fatto con il primo cereale che matura; nessuno gli chiede nulla e lui mette tutto a disposizione, perché è rimasto colpito dalle parole di Gesù. È stato un gesto contagioso: come un effetto domino o una reazione a catena, ognuno ha messo in comune le sue cose. È avvenuta una poderosa invasione di grazia! Il mio pane diventa il nostro pane. Il poco pane condiviso fra tutti diventa sufficiente.

5) A questo punto Gesù è intervenuto. Gesù, per operare il miracolo, non crea il pane dal nulla. Non trasforma, come gli aveva suggerito Satana nel deserto, le pietre in pane. Sarebbe comodo lasciare fare tutto a Dio, e noi restare artigliati rabbiosamente al nostro pane, preferire magari di buttarlo ammuffito nel cassonetto, anziché condividerlo nella fraternità. Il vangelo non parla di moltiplicazione, ma di distribuzione, di un pane che non finisce. E mentre lo distribuivano non veniva a mancare, e mentre passava di mano in mano, restava in ogni mano. Come avvengano certi miracoli non lo sapremo mai! Ci sono e basta! Ci sono, quando a vincere è la legge della generosità. “Date loro voi stessi da mangiare” (Gv 6,10): ecco la fede adulta! Anche in questo i ragazzi sono un esempio per noi adulti, forse incalliti nel male, induriti nell’egoismo. Dobbiamo convincercene: Gesù non ha mani, ha soltanto le nostre mani per continuare oggi a sfamare. Cristo non ha piedi, ha soltanto i nostri piedi, la nostra voce, il nostro cuore per continuare ad andare, annunciare, amare gli uomini di oggi, come ha scritto M. Pomilio in Quinto evangelio. Ricordiamolo quel ragazzo generoso, e diventiamo anche noi generosi! BUONA VITA!

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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