Nella Bibbia, ma anche nella letteratura di tutti i Paesi, l’itinerario di purificazione dell’uomo viene spesso rappresentato attraverso l’impegno (reale o simbolico) di affrontare una scalata, una salita: il Purgatorio di Dante è una difficile montagna. Petrarca descrive il suo passaggio dalla prigionia delle passioni alla libertà dello spirito nella lettera al fratello Gherardo, come una scalata al Mont Ventoux. Morte e vita, penitenza e rigenerazione, quaresima e pasqua, purgatorio e paradiso, luce e tenebra, peccato e grazia … sono gli speculari binomi su cui si fonda la vita cristiana. Continuiamo il nostro percorso quaresimale, ma con attenzione, oggi, alla Trasfigurazione di Gesù, un’anticipazione della sua Pasqua. E’ come una sosta per sapere dove vogliamo arrivare, per riprendere forza e speranza.
Trasfigurazione, in greco si dice “metamorfosiâ€. E’ facile la tentazione di paragonare il racconto evangelico ai miti della Grecia. Pensiamo, per esempio, alle Metamorfosi del poeta latino Ovidio. In realtà , la trasfigurazione di Cristo è molto più vicina alle gloriose teofanie e cratofanie dell’Antico Testamento. Se nelle metamorfosi greco-romane gli dèi si trasformano in uomini per avventure più o meno galanti, nel Vangelo invece è un uomo che si trasforma in Dio. Si tratta di pochi secondi, come un lampo, una rasoiata di luce, e poi la notte, la lunga notte della vita. Ritorna subito il rischio della fede, la lunga quaresima della ricerca. “Guardandosi attorno, non videro nessunoâ€. Gesù torna ad essere un uomo come tutti gli altri. Peggio, uno incamminato verso il calvario. Ma una piccola luce si è accesa nel cuore dell’uomo, che non elimina la notte, ma consente di credere all’esistenza della luce, di continuare a cercare fino all’esplosione della luce pasquale. E sarà luce! “Ora conosciamo in modo imperfetto, ma allora conosceremo perfettamenteâ€. Lo hanno intuito i mistici e i poeti, tutti i grandi pensatori: da Goethe, che sul letto di morte invocava più luce, ad Aldo Moro che, prima di essere ucciso, emetteva un grande atto di fede, pur nelle tenebre della prigionia.