Domenica 14 settembre 2014-Esaltazione della croce

Domenica 14 settembre 2014

 

Gesù con gli apostoliNon dominare ma servire!

“Commento di don Franco Galeone”

(francescogaleone@libero.it)

 

 

Gli orientali oggi celebrano la croce con una solennità paragona­bile a quella della Pasqua. La festa dell’Esaltazione della croce ricor­da due avvenimenti distanti tra loro nel tempo:

a)Il primo è l’inaugurazione, da parte dell’imperatore Costanti­no, di due basiliche, una sul Golgota e una sul sepolcro di Cristo, nel 325. Costantino aveva fatto costruire a Gerusalemme una basilica sul Golgota e un’altra sul sepolcro di Cristo Risorto. La dedicazione di queste basiliche avvenne il 13 settembre del 335;

b)A questo anniversario si aggiunse poi il ricordo della vittoria di Eraclio sui persiani (630), ai quali l’imperatore strappò le reliquie della croce, che furono solennemente riportate a Gerusalemme. Con il passar del tempo, la festa però ha acquistato un significato autono­mo: è diventata celebrazione gioiosa del mistero della croce che Cristo, da strumento di vergogna, ha trasformato in strumento di salvez­za. Da allora la Chiesa celebra in questo giorno il trionfo della croce che è strumento e segno della nostra salvezza.

Il simbolo della croce ha sacralizzato per secoli ogni angolo della terra e ogni manifestazione sociale e privata: si era in un altro conte­sto storico. Oggi rischia di essere spazzato via o, peggio, strumentaliz­zato da una moda consumistica. Ho una preghiera per te che leggi: non mettere al collo la croce d’oro con pietre preziose ma di legno, materiale povero. È una stonatura, un non-senso! Non è poi un grande male se questo simbolo serve a farci rivolgere ai veri «crocifissi» di sempre: i poveri, gli ammalati, i vecchi, gli sfruttati, i subnormali … Essi sono i più degni di essere collocati nel «vivo» delle nostre chiese. A noi, figli del benes­sere, verrà la salvezza tramite loro, per i quali è sempre valida la paro­la del vangelo: «Avevo fame … avevo sete …» (Mt 25).

 

Ci sono stati, nella storia, due modi fondamentali di rappresenta­re la croce e il crocifisso. Un modo antico e uno moderno:

a)  il modo antico è «glorioso», festoso, pieno di maestà, e lo si può ammirare nei mosaici delle antiche basiliche e nei crocifissi lignei dell’arte romanica;

b)il secondo modo è «tragico»; comincia con l’arte gotica e si accentua sempre di più; l’esempio estremo di questo modello è il crocifisso di Matthias Grünewald nell’altare di Isenheim: le mani e i piedi si contorcono come sterpi intorno ai chiodi, il capo agonizza sotto un fascio di spine, il corpo tutto piagato.

Tutti e due questi modi mettono in luce un aspetto vero del mi­stero:

a)  il modo moderno, drammatico, realistico, straziante, rappre­senta la croce vista «in faccia», nella sua cruda realtà, nel momento in cui vi si muore sopra; la croce è vista nelle sue «cause», cioè in quello che, di solito, la produce: l’odio, la cattiveria, l’ingiustizia, il peccato;

b)il modo antico mette in luce non le cause, ma gli «effetti» del­la croce, che sono: riconciliazione, pace, gloria, vita eterna. La festa del 14 settembre si chiama «esaltazione» della croce, perché celebra proprio questo aspetto «esaltante» di essa.

Il messaggio che ci viene dalla festa è che dobbiamo tenere insie­me i due diversi sguardi sulla croce: quando soffriamo, ci può essere utile pensare a Gesù sulla croce tra dolori e spasimi, perché questo ce lo fa sentire vicino al nostro dolore; ma, una volta superata la prova, bisogna saper guardare oltre e vedere anche i suoi frutti.

 

Per noi la croce è un segno di salvezza, è il segno che siamo stati salvati. Un tempo si usava, e spero che lo si usi ancora, aprire e chiu­dere la giornata con il segno della croce. Ci si risveglia la mattina e, come un capitano di nave, si fa il punto della propria vita, rapida­mente, mentre ci si lava i denti, mentre si beve la prima tazza di caffè. Ecco, la mia giornata, la mia avventura quotidiana, la mia fortuna ter­rena e la mia vita eterna comincia così, con il segno della croce: nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. E via, e così sia. Chi non ha la propria croce? Alcuni di noi, anzi, ne sono oppressi e sfian­cati; talvolta, ogni giornata è una croce. Allora, come il Cireneo, ci sot­tometteremo al peso; come il buon ladrone saliremo lassù, sul legno di dolore e di salvezza e diremo «Ricordati di me» e ci sarà risposto «Oggi stesso …». Poiché la preghiera fatta attraverso la croce non tro­va ostacoli. Ma questo è l’eroismo della croce. A noi, piccoli cristiani da ascensore e metrò, basterà chiudere la nostra giornata con quel segno che è memoria e speranza.

 

 

 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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