Domenica 15 febbraio 2015 VI domenica del tempo ordinario (B)

 
Gesù con gli apostoli
Se vuoi puoi guarirmi … Lo voglio, guarisci!
“Commento di don Franco Galeone”
(francescogaleone@libero.it)
 
 
Cristo trascende l’ordine costituito
Rimaniamo impressionati nel leggere le minuziose disposizioni contenute nel Levitico, fatte passare come volontà di Dio. La lebbra era per eccellenza il segno del peccato; non era solo una distruzione fisica ma anche una morte sociale, un’esclusione dal culto, una reale scomunica. Anche Isaia dipinge il popolo colpevole con l’immagine del lebbroso. È impressionante leggere  le misure severe e repellenti ordinate da Mosè: i lebbrosi dovevano vivere fuori dall’accampamento, in solitudine, vestire abiti stracciati, e gridare: “Sono immondo!”. Era questa la più crudele delle imposizioni, un modo per avvertire gli altri, ma soprattutto per convincersi che è giusto che sia così. Attraverso questi regolamenti severi, veniva salvata la purezza della razza, la virtù dei borghesi, la coscienza dei religiosi e dei politici. Le guide del regime ci vogliono sempre far credere che tutto funziona bene, che l’ordine regna a Varsavia. Qualche coraggioso, se esce dall’accampamento, al rientro può anche trovare la porta chiusa, e, come Francesco d’Assisi, venire accolto con villanie e bastonate. Gesù, nel racconto di Marco, “si impietosì”, fino a stendere la mano per guarire il lebbroso, violando così la legge; perciò subito lo ammonì severamente e lo rimandò (meglio: lo scacciò). Gesù appare inquieto; sa di avere violato la legge, e perciò cerca di attenuare il fatto mandando il guarito dal sacerdote, e proibendogli di parlare, senza però riuscirvi.

 
Il lebbroso cominciò a proclamare il fatto
Il lebbroso, prima doveva proclamare la sua condanna, ora proclama la sua guarigione; non obbedisce neppure a Gesù, che gli aveva imposto il silenzio; ma neppure Gesù aveva obbedito alla legge di Mosè; questo lebbroso ci insegna che la volontà di Dio non sempre coincide con le nostre teologie e le nostre legislazioni, anche se contrabbandate come “volontà di Dio”. Dio: quanto male e quante menzogne abbiamo coperto con questa parola!
 
Va’, presentati ai sacerdoti …
Chissà che faccia avranno fatto quei legulei, davanti al lebbroso guarito, mandato a loro forse polemicamente da Gesù. Essi vivono tra le carte, i codici, i tariffari, i modelli, le ricette, le notifiche, i permessi … nella illusione che il loro sportello sia l’ombelico del mondo, che ogni problema si possa risolvere grazie ad una legge canonica o civile, che una persona si possa ridurre a un numero, a una pratica, che quando le carte sono a posto, tutto è a posto.
 
Contro le virtù dei sepolcri imbiancati!
A questo disordine costituito, a queste norme sacralizzate, Gesù reagisce. Non dice: “E’ giusto, pazienza, offri al Signore, ti aspetta il paradiso!”. Gesù contesta le leggi, tocca il lebbroso, entra in comunione con lui. Per Gesù, non c’è legge quando è in gioco la dignità dell’uomo. Omnia munda mundis! Possiamo anche scandalizzarci di come venivano trattati i lebbrosi nel mondo antico, ma anche oggi noi segreghiamo i “diversi” con leggi di copertura sacralizzate da quella gente per bene che Gesù ha bollato come ipocriti e sepolcri imbiancati. Gesù restituiva ai lebbrosi non solo la loro dignità (direi: il loro privilegio!), ma gridava contro le virtù stabilite dei sepolcri imbiancati. Tutti, chi più e chi meno, siamo integrati organicamente nel sistema. Molti di noi devono rendere conto ai propri superiori. Quante menzogne abbiamo annunziato e contrabbandate per volontà di Dio, quante guerre abbiamo organizzato al grido di “Dio lo vuole!”. 
 
Diventare una “coscienza critica”
Un credente maturo nella fede non resta ingannato dalle guide ufficiali. Così ha fatto il Signore. Dobbiamo anche perlustrare il nostro sacro recinto per scoprire i meccanismi perversi che portano all’emarginazione. In ogni città ci sono ospedali, manicomi, carceri, brefotrofi, ospizi, barboni, baraccati, drogati, handicappati, prostitute … Dobbiamo interrogarci se la nostra cultura, anche quella religiosa,  non sia fatta per dare a chi è escluso la convinzione che è giusta la sua esclusione. Anche noi difendiamo il nostro accampamento? La nostra teologia è l’ideologia dominante? Gli extra-comunitari sono anche extra-comunità? Alcuni cristiani criticano le grate dei monasteri di clausura. Ma da quelle inferriate “anacronistiche” sono filtrate speranze e problemi, segreti e perdono. Sono molto più gravi le clausure, le grate, le inferriate, i pregiudizi dello spirito contro chi è diverso da noi. Andare a visitare un carcerato, un ammalato, un extracomunitario è una bella opera di misericordia. Ma chiedersi se è giusto che esistano queste strutture di emarginazione, può essere una domanda pericolosa, sgradita all’ideologia dominante. Eppure sono queste le domande che hanno il taglio del vangelo! I cristiani devono farsi carico di tante sofferenze; è forse questa la grande prova che li attende. Sovente la chiesa è stata accusata di oscurantismo. La storia vera è diversa. Dal diacono Lorenzo a madre Teresa è una catena umana ininterrotta di servitori dell’uomo. Quando lo Stato, onnipresente con le sue tasse ed assistenziale solo sulla carta, doveva ancora essere pensato, la chiesa già fondava università, scuole, ospedali. Dispiace che alcuni cristiani non ricordino i santi, i missionari, gli studiosi a servizio dell’uomo. Di questa chiesa, “mater et magistra, sancta et semper sanctificanda”, dobbiamo cercare di essere figli affezionati.
 
Francesco cambiò vita dopo avere abbracciato un lebbroso
È vero che oggi la lebbra fa meno paura (anche se ci sono ancora circa 20 milioni di lebbrosi nel mondo), ma vi sono nuove malattie, nuove lebbre, nuovi lebbrosi, come Aids, droga … Ci sono tante altre categorie di esclusi nella nostra società, cioè fuori da una società dove si decide per loro e su di loro. Oggi lebbrosi sono anche quanti vivono nelle baracche, sono i falliti, i bruciati dalla società dei consumi, quanti portano handicap, sono gli anziani, sono i carcerati … che la società vede come un peso e un pericolo. Come ci comportiamo? Solo difendendoci, isolando i malati? Un gesto di bontà fa del bene al malato ma anche a noi. Ricordiamo che Francesco d’Assisi iniziò una nuova vita dopo avere incontrato e abbracciato un lebbroso. 
 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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