Domenica 2 febbraio“Commento di don Franco Galeone”Presentazione di Gesù al Tempio

(francescogaleone@libero.it)

 Gesù che parla alla gente

* Quaranta giorni dopo la nascita, Gesù venne presentato al Tempio, in conformità alla legge ebraica che imponeva questo spazio di tempo tra la nascita di un bambino e la purificazione di sua madre. A Roma, questa festa della presenta­zione fu unita a una cerimonia penitenziale, che si celebrava in con­trapposizione ai riti pagani delle «lustrazioni». Poco alla volta, alla festa si aggiunse la processione di penitenza, una specie di imitazione della presentazione di Cristo al Tempio. Nel X secolo la Gallia organizzò una solenne benedizione delle candele che si usava­no in questa processione: in ricordo di Gesù proclamato da Simeone «luce delle genti», vengono benedette delle candele che ognuno poi può portare a casa. Per questo la festa era chiamata popolarmente «la Candelora».

 

* La presentazione di Gesù al Tempio non è un mistero gaudioso ma doloroso. Maria «presenta» a Dio il figlio Gesù, glielo «offre» e ogni offerta è una rinuncia! Comincia il mistero della sua sofferenza, che raggiungerà il culmine ai piedi della croce. Ogni primogenito ebreo era il memoriale quotidiano della «liberazione» dalla grande schiavitù: i primogeniti in Egitto erano stati risparmiati. Il primogeni­to Gesù, però, non sarà «risparmiato»! Ma, con il suo sangue, porterà la nuova e definitiva liberazione. Il gesto di Maria che «offre» si tra­duce in gesto liturgico nella celebrazione della messa quando il pane e il vino – frutti della terra e del lavoro dell’uomo – ci vengono rido­nati come Corpo e Sangue di Cristo. L’offerta dei genitori di Gesù, la presentazione di Gesù al Tempio sono una felice occasione per riflet­tere sul nostro battesimo: anche noi siamo stati presentati dai nostri genitori a Dio e abbiamo promesso di vivere alla luce del vangelo!

 

* Vorrei mettere in relazione la frase iniziale «Maria e Giuseppe portarono il Bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore» (Lc 2,22) con la frase finale «Il bambino cresceva e si fortificava». Anche i genitori cristiani devono «presentare i loro bambini a Dio» e aiutar­li poi a «crescere in sapienza e grazia» (Lc 2,40), cioè non solo fisica­mente e intellettualmente ma anche spiritualmente. Che cosa può significare oggi «presentare il proprio bambino a Dio»? Significa riconoscere che i figli sono dono di Dio, che appartengono a lui pri­ma ancora che ai genitori. Ma non basta offrire i figli al Signore all’i­nizio della vita, facendoli battezzare: bisogna poi educarli nella fede. I genitori sono i primi evangelizzatori dei figli. Lo sono, a volte senza accorgersi, con le preghiere che insegnano, le risposte alle domande, i giudizi che emettono in loro presenza. Ci si chiede a volte se è giu­sto e se vale la pena seminare nei figli, fin dai primi anni di vita, i ger­mi della fede sapendo quali maestri si sostituiranno ai genitori, appe­na usciranno di casa, a quante crisi andranno incontro già negli anni della scuola. Dubbi leciti, che però non devono scoraggiare. Io credo che il compito dei genitori nei confronti dei figli sia simboleggiato molto bene da questa candela: «Un giorno partii per un lungo viaggio. Era ancora buio quando uscii di casa e mia madre mi mise in mano una piccola candela per illuminarmi la strada raccomandandomi di non spegnerla mai. Camminai per ore alla luce di quella candela; poi sorse il sole e la luce della candela comin­ciò a impallidire finché, a mezzogiorno, fui tentato di spegnerla. Mi ricor­dai però della promessa fatta a mia madre e continuai a tenere accesa la candela. Camminai ancora a lungo finché il sole cominciò a tramontare e si fece di nuovo buio attorno a me. La candela che tenevo in mano cominciava di nuovo a illuminare finché, fattosi buio completo, mi accorsi che era l’unica cosa che mi permetteva di continuare a cammi­nare. E fui felice di non avere mai spento la candela».

Così è della fede che un bambino riceve dai genitori nell’iniziare il lungo viaggio della vita. Dapprima è tutto. Poi si accendono altre luci, altri interessi e valori vengono a occupare la mente. La fede che si aveva da bambini spesso viene eclissata e non ci si accorge neppu­re più di averla. Ma viene la sera, il tempo in cui le molte luci che ci hanno abbagliato nella vita, una dopo l’altra, si spengono o non rischiarano più. Quanti, in questo momento, hanno riscoperto la fede, la piccola candela ricevuta simbolicamente nel battesimo e alimenta­ta dai genitori nella famiglia!

 

 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

Potrebbero interessarti anche...