Fini contro lady Bossi, caos alla Camera. Il Senatur: vada a quel paese
Fonte Virgilio
“Mia moglie pensionata secondo le regole”. Duro scontro a Montecitorio tra leghisti e Fli. Cori in aula: dimissioni
Roma, 26 ott. (TMNews) – La Lega attacca Gianfranco Fini e nel giorno del verdetto dell’Unione europea sulla lettera di intenti del governo italiano, alla Camera si sfiora la rissa. Il “casus belli” sono le parole del presidente della Camera, che ieri a Ballarò, commentando la difesa delle pensioni di anzianità da parte del Carroccio, ha ricordato che la moglie di Umberto Bossi percepisce l’assegno da quando aveva 39 anni. I leghisti in coro hanno chiesto le dimissioni del presidente della Camera impedendo poi a Italo Bocchino di finire il suo intervento. Alcuni deputati sono stati separati dai commessi che hanno poi fatto “cordone” attorno ai parlamentari di Fli. “Insussistenti accuse di partigianeria”, le ha definite Fini (giunto in aula alla ripresa dopo la baruffa) riservandosi di rispondere “in altre sedi”. “Fini andasse a quel paese”, ha commentato Umberto Bossi, “quando uno va in pensione ci va con le regole che ci sono”.
“Una caduta di stile” secondo Marco Reguzzoni, capogruppo del Carroccio a Montecitorio, che renderebbe Fini inadatto a “ricoprire il seggio più alto di rappresentante del Parlamento”.
Mentre il finiano Italo Bocchino tentava di replicare e dal gruppo leghista si levava il coro “dimissioni, dimissioni”, Claudio Barbaro, deputato di Fli, si è scagliato contro i banchi della Lega, e in particolare verso Fabio Rainieri. La presidente di turno Rosy Bindi ha sospeso la seduta e si è scusata con gli studenti presenti in tribuna. Quando ha potuto riprendere la parola, Bocchino ha accusato la maggioranza di voler sviare l’attenzione dai temi della crisi economica e dalle tensioni nel governo: “La verità – ha affermato – è che non siete in condizione di portare provvedimenti economici o sociali”. Tema ripreso da Massimo Donadi dell’Idv: “Tentativo puerile e patetico di gettare la palla fuori dal campo di gioco”, ha commentato.
Fabrizio Cicchitto (Pdl) ha rincarato la dose contro Fini, annunciando l’intenzione “di investire la massima autorità dello Stato”. La replica di Dario Franceschini del Pd: “E’ inutile e fuori luogo”, del resto “il presidente della Camera, qualsiasi sia la maggioranza che lo ha eletto, non è sfiduciabile, nè politicamente nè formalmente”. Il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini ha difeso “la correttezza” del presidente della Camera e ha ironizzato sula Lega: “Certo dare lezioni di deontologia, specialmente venendo da certe esperienze e da certe espressioni, è una cosa impegnativa e coraggiosa”.
