FORUM POLIECO, “REATI AMBIENTALI, COORDINARE INFORMAZIONI PER AVERE INDAGINI INCISIVE”

“Dobbiamo imparare a mettere in rete le informazioni che ogni singola Procura o Prefettura riesce a recepire in merito di incendi negli impianti di trattamento dei rifiuti e di reati ambientali in genere”.  L’invito che suona come un allarme è arrivato dal mondo della magistratura intervenuto stamattina al Forum Polieco sull’economia dei rifiuti in corso ad Ischia.

Eugenia Pontassuglia sostituto procuratore Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, sottolineando i diversi atti d’impulso che la DNA ha inviato alle Procure distrettuali e che hanno generato inchieste, grazie alle segnalazioni del Polieco, ha evidenziato “l’esistenza di un intervento giudiziario non omogeneo e non incisivo nonostante la presenza di un quadro legislativo puntuale. E allora dovrebbe essere cristallizzata una tempestiva informazione con un coordinamento operativo fra tutti i soggetti che operano, prevedendo una specializzazione non solo dei magistrati, ma soprattutto delle forze dell’ordine”. Per la Pontassuglia: “Anche gli esisti dei procedimenti giudiziari sono deludenti visto che su 261 casi monitorali solo in cinque casi è stato contestato il reato di incendio”.

“La realtà è allarmante perché quello che manca è il controllo delle autorizzazioni, specie in quei capannoni usati come stoccaggio di rifiuti. A Milano dal 2015 al 2017 ci sono stati 120 incendi, 50 solo nel 2017 e di questi 10 sono stati di competenza della Dda”, ha detto Silvia Bonardi, magistrato della Dda di Milano.

L’invito a mettere in rete le informazioni è arrivato anche da Domenico Airoma, procuratore aggiunto della Procura di Napoli Nord. “Esistono diverse banche dati ma non abbiamo quel necessario coordinamento di informazione che ci consentirebbe interventi ed indagini immediate. Molto spesso la camorra è stata utilizzata come alibi di una questione che rimanda alla responsabilità di imprenditori che non vogliono smaltire in modo lecito i rifiuti”. “I roghi di vaste dimensioni – aggiunge – sono ormai in costante aumento e sempre più spesso la composizione dei rifiuti che li alimentano sono rifiuti speciale del comparto industriale e questo ci informa di una filiera di smaltimento che deve essere attenzionata prima che sia troppo tardi”.

“La messa in rete delle informazioni ci consentirebbe di arginare il fenomeno dei traffici di rifiuti transfrontalieri. Fino a poco tempo fa abbiamo attenzionato la Cina ma ora i riflettori devono spostarsi su altri paesi come l’Albania. E’ per questo che lo scambio costante delle informazioni fra le Procure, è fondamentale”, ha dichiarato il sostituto procuratore della DDA di Bari, Renato Nitti che ha aggiunto: “Il nostro sistema doganale di per sé permeabile necessita di un controllo sui materiali attivando così una visione circolare dello smaltimento dei rifiuti”.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *