GESU’ TRASFIGURATO E SFIGURATO (Mt 17,1)

6 agosto 2017 *XVIII Domenica T.O. (A)

GESU’ TRASFIGURATO E SFIGURATO (Mt 17,1)  

riflessioni pluri-tematiche sul Vangelo della domenica

a cura di Franco Galeone (Gruppo Biblico ebraico-cristiano) השרשים הקדושים

per contatti: francescogaleone@libero.it

Nella Bibbia, ma anche nella letteratura di tutti i Paesi, l’itinerario di purificazione dell’uomo viene spesso rappresentato attraverso l’impegno (reale o simbolico) di affrontare una scalata, una salita: il Purgatorio di Dante è una difficile montagna. Petrarca descrive il suo passaggio dalla prigionia delle passioni alla libertà dello spirito nella lettera al fratello Gherardo, come una scalata al Mont Ventoux. Morte e vita, penitenza e rigenerazione, purgatorio e paradiso, luce e tenebra, peccato e grazia … sono gli speculari binomi su cui si fonda la vita cristiana.

Attualizzare e interiorizzare

Ma attenzione a come decifrare e decodificare questo episodio in codice! Occorre diventare adulti nella fede. Non dobbiamo insegnare una religione che seduce a 10 anni, e rende atei a 16. Per esprimere l’intensità di un episodio, gli antichi ricorrevano al meraviglioso. La nascita di Gesù avviene tra pastori che parlano con gli angeli, magi che vedono la stella in oriente; alla morte di Gesù, il cielo si oscura, il velo del tempio si spezza, i morti escono dal sepolcro, il sole si oscura. Anche nella trasfigurazione, il suo volto cambia, le vesti diventano bianche, appaiono due morti. In una lettura ingenua, è il Cristo che cambia, come se l’incarnazione fosse una simulazione. Ma la trasfigurazione non è uno spettacolo di magia sacra. È un’esigenza per ogni cristiano: ogni volto sfigurato, grazie alla nostra bontà, può diventare un volto trasfigurato! E allora come decodificare e decifrare questo episodio del Vangelo, scritto in codice? Cristo era sempre in dialogo con la Scrittura, la Legge (Mosè) e le Profezie (Elia). Alla loro luce, la sua vita si illuminava; alla luce della sua vita, le profezie si avveravano. Gli apostoli, durante il loro ritiro, compresero il senso della parola di Dio, soprattutto trovarono Cristo. Durante quelle ore di intimità, gli apostoli hanno guardato Cristo, lo hanno visto pregare, si sono uniti a lui, ne sono stati trasformati e trasfigurati. Gli apostoli, come noi, conoscevano tutto di Cristo, ma non lo riconoscevano come Dio; da tre anni erano con Cristo, ascoltavano prediche, e più ne ascoltavano meno ne erano contagiati; recitavano tante preghiere che alla fine dicevano solo parole.

L’abitudine è il rischio di ogni religione! E’ importante attualizzare e interiorizzare. Quanto leggiamo nel Vangelo va attualizzato qui, adesso, e interiorizzato nella mia vita, non nei contraccolpi cosmici! Se abbiamo trasfigurato un volto triste, incoraggiato un’esistenza disperata, abbiamo compreso che a Dio non occorrono lampi o fulmini. Dio, attraverso noi, continua a trasfigurare un suo figlio. Tutti, allora, abbiamo le nostre annunciazioni, trasfigurazioni, ma occorre saperle vivere, grazie ad una fede adulta! Tutti possiamo avere le nostre rinascite, le nostre annunciazioni, le nostre visitazioni, le nostre trasfigurazioni. Ma occorre avere una fede adulta! Quella di Cristo è anticipazione, primizia, profezia. Il nostro corpo è simile all’erba che germoglia; ma le fragilità sono destinate ad essere trasfigurate. La trasfigurazione non è uno spettacolo di sacra magia, è una esigenza per ogni cristiano. Anche noi forse abbiamo incontrato persone che emanavano bontà, cultura, pace … e ce ne siamo difesi accusando e criticando. Ricordate il curato di campagna, di Bernanos: il curato è innocente, ma i suoi parrocchiani inventano che è ubriaco, che corre dietro alle ragazzine, che è pazzo … perché se avessero accettato quel parroco santo, avrebbero dovuto cambiare vita!

 

Guardandosi attorno, non videro nessuno

Gesù torna ad essere un uomo come tutti gli altri, peggio, uno incamminato verso il calvario. Ma una piccola luce si è accesa nel cuore dell’uomo, che non elimina la notte, ma consente di credere all’esistenza della luce, di continuare a cercare fino all’esplosione della luce pasquale. E sarà luce! Ora conosciamo in modo imperfetto, ma allora conosceremo perfettamente. Poco o nulla sappiamo dell’aldilà, della vita che ci attende dopo morte. Quanti si sono sforzati di descriverla, l’hanno immaginata nelle forme più o meno originali, ma sempre fantasiose. Uno spiraglio su questa vita eterna ci viene aperto dalla scena della trasfigurazione, anticipo di ciò che saranno tutti quelli che muoiono nel Signore. In questa scena, quello che subito colpisce è la luce: ecco, l’aldilà sarà luce. Il mondo di oggi è diviso tra luci e tenebre. Dio sa che noi non possiamo vivere sempre nelle luci né nelle tenebre: abbiamo bisogno della notte per abbandonarci al sonno, e abbiamo bisogno di luce per lavorare e sperare. Luci e tenebre si alternano, nel tempo e nella vita, in noi e nei santi. Cosa ci attende alla fine? Un mondo nuovo tutto di luce. Lo hanno intuito i mistici e i poeti, tutti i grandi pensatori: da Goethe, che sul letto di morte invocava più luce, ad Aldo Moro che, prima di essere ucciso, emetteva un grande atto di fede, pur nelle tenebre della prigionia.

Alla fine, sarà luce trasfigurante

Trasfigurazione, in greco si dice metamorfosi. È facile la tentazione di paragonare il racconto evangelico ai miti della Grecia. Pensiamo, per esempio, alle Metamorfosi del poeta latino Ovidio. In realtà, la trasfigurazione di Cristo è molto più vicina alle gloriose teofanie dell’Antico Testamento. Se nelle metamorfosi greco-romane gli dèi si trasformano in uomini per avventure più o meno galanti, nel vangelo invece è un uomo che si trasforma  in Dio. Si tratta di pochi secondi, come un lampo, una rasoiata di luce, e poi la notte, la lunga notte della vita. Ritorna subito il rischio della fede, la lunga attesa, la pazienza della fedeltà.

Ascoltatelo!

È utile sapere anche dove Gesù non parla. Egli non parla nei maghi o indovini o spiritisti o occultisti … È  molto precisa la parola di Dio a riguardo: “Non si trovi in mezzo a te chi faccia incantesimi, né chi consulti gli spiriti o gli indovini, né chi interroghi i morti, perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore” (Dt 18,10). I pagani, per capire la volontà degli dei, consultavano gli astri, le viscere di animali, il volo degli uccelli. Con quell’imperativo di Dio: Ascoltatelo! tutto questo è finito. In Cristo abbiamo la riposta. Ma quei riti pagani sono sempre di moda; quando diminuisce la fede, aumenta la superstizione; quando si addormenta la ragione, la vita si popola di fantasmi; in sociologia esiste questa legge: più si svuota il centro, e più si riempie la periferia. Prendiamo un giornale, ascoltiamo la radio, vediamo la televisione: ecco l’immancabile oroscopo. Negli adulti tutto ciò può essere solo curiosità o passatempo; ma nei giovani può formare la mentalità che il successo nella vita non dipende dallo studio e dal lavoro ma dal volgere a proprio vantaggio l’influsso delle stelle; peggio, che la responsabilità non è mai personale, ma delle stelle, come pensava Don Ferrante, di manzoniana memoria. Ma Gesù non parla neppure in tutte quelle rivelazioni private, apparizioni miracolose, messaggi apocalittici, madonne che piangono … Non che Gesù o la Madonna non possano parlare: è avvenuto in passato e avverrà in futuro. Ma occorre essere prudenti, perché tante volte non si tratta di Gesù ma di qualche psicopatico, peggio, di qualche lestofante, che specula sulla buona fede dei semplici.  Buona vita!

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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