GLORIA AL PADRE, AL FIGLIO, ALLO SPIRITO

30 maggio 2021/Santissima Trinità – (Anno B/TO)

GLORIA AL PADRE, AL FIGLIO, ALLO SPIRITO

Prima lettura: Osserva le leggi di Dio, perché sia felice tu e i tuoi figli (Dt 4,32). Seconda lettura: Abbiamo ricevuto uno Spirito da figli adottivi (Rm 8,14). Terza lettura: Io sono con voi tutti i giorni (Mt 28,16).

Arrivati in cima, ci guardiamo tutt’intorno, rivediamo il cammino percorso, per contemplare non i particolari del viaggio ma l’insieme del panorama. È questo che dobbiamo fare oggi con la festa della Trinità: a conclusione del periodo natalizio e pasquale, sforzarci di capire che Dio è il protagonista della storia, non un Dio astratto, ma un Dio-famiglia, una comunità di amore: Padre, Figlio, Spirito. Anche Israele, rileggendo la propria storia, intuisce che, dalle origini, le sue vicende sono nelle mani di Dio, che Dio è intervenuto a salvarlo.

La famiglia di Dio

Gli ebrei, nella loro preghiera del mattino e della sera, ripetono: “Il Signore è uno solo!” (Dt 6,4); anche i musulmani pregano: “Allah è grande e Maometto è il suo profeta!”. È possibile all’uomo comprendere questo mistero? Un saggio, vissuto al tempo di Gesù, scriveva: “A stento ci raffiguriamo le realtà terrestri, scopriamo con fatica quelle a portata di mano; ma chi può comprendere le cose del cielo?” (Sap 9,16). I musulmani, nel Corano, recitano i novantanove nomi di Allah, il centesimo però rimane indicibile. Gli ebrei scoprono il Signore attraverso gli eventi della storia, meditata e riscritta secoli dopo. Per i cristiani, il libro che introduce alla scoperta di Dio è Gesù di Nazaret. Per anni, la Trinità ha suscitato in me un senso di timore; mi spaventava quel vecchio centenario, quel triangolo, quell’occhio scrutatore! Diventato adulto, ho abbandonato quei simboli. Tutto cambia quando si parla di Trinità come ‘Famiglia’: il Padre, il Figlio, lo Spirito si amano davvero. La Trinità, una famiglia, dove ogni Persona dona tutta se stessa all’altra. Un progetto, uno stile, un programma di vita per tutti!

Dio Padre

Sappiamo con certezza che la comunità cristiana usava, fin dalle origini, l’invocazione אבא Abbà per rivolgersi a Dio (Mt 6,9; Lc 11,2; Rm 8,15; Gal 4,6). Come ha già dimostrato K. Rahner, è importante segnalare che quando parliamo di Dio come Padre, non stiamo parlando della prima persona della Trinità: tale dottrina è stata definita nei concili del IV secolo. Solo dopo il secondo concilio ecumenico di Costantinopoli (381) si può parlare di un dogma della Trinità. Inoltre, sappiamo che s’arrivò alla formulazione di tale dogma dopo appassionate controversie, dovute a importanti interessi politici. Concretamente, mentre nel concilio di Nicea (325) si parla di una sola sostanza o ipostasi in Dio, nel concilio di Costantinopoli (381) si parla di tre ipostasi: Padre, Figlio e Spirito. In tale dogma hanno influito condizionamenti non solo politici, ma anche culturali (filosofia ellenistica). Si è discusso molto sull’origine di questo testo di Matteo 28, 16-20 e sul suo significato. È opinione comune che Gesù non ha fatto una dichiarazione sul mistero della Santissima Trinità. Nel Nuovo Testamento si afferma la fede in Dio come Padre, in Gesù come Figlio e nello Spirito come Amore. Cioè, si dice che il Dio, nel quale crediamo, è prima di tutto “Padre”. Questo Padre si è fatto conoscere in una persona, Gesù Figlio. E il Figlio, Gesù, rivela un Padre profondamente umano, vicino a tutti gli esseri tramite la forza dello Spirito. È sorprendente che la teologia e la religione cristiana abbiano applicato il titolo di “persona” (un concetto umano ed immanente) ad una realtà divina e trascendente!

La Trinità: un mistero, non un problema                                                  La Trinità è un ‘mistero’, non un ‘problema’. Cosa significa? Il “problema” è qualcosa che non conosciamo, ma che con l’affinamento della ragione, con lo sviluppo della scienza, potremo alla fine conoscere. Il “mistero”, invece, è qualcosa che mai comprenderemo, perché lui comprende noi, e ci obbliga a fare un salto, il salto della fede; non è qualcosa di assurdo, ma è una verità superiore, accecante come il sole, che pur nella sua lucentezza non possiamo vedere se non grazie ad uno schermo oscuro. Il mistero della Trinità ci fa toccare con mano la nostra povertà epistemologica, la fragilità di ogni filosofia e teologia! Dio non si trova alla conclusione di un sillogismo o di una delle cinque vie tomiste. Il dio dei filosofi non è il Dio di Gesù Cristo. A nessuno interessa un dio motore immobile, atto puro, pensiero del pensiero, causa finale, architetto dell’universo … Abbiamo bisogno di un Dio che possiamo chiamare Padre! Le prove a priori o a posteriori non hanno mai convinto nessun incredulo. Credere nella Trinità è ‘ragionevole’, ma non ‘razionale’. Questo mistero può essere nascosto ai sapienti e rivelato ai semplici. La più bella definizione di Dio l’ho ascoltata da un bambino: “Cosa è la Trinità? È una famiglia unita!”. Non lasciamoci invischiare nelle trappole della logica umana. Trinità non significa che 1 = 3, ma che 1x1x1 = 1. Dio è uno sotto un aspetto e trino sotto un altro aspetto. Noi non siamo politeisti! Noi veniamo dagli ebrei, e per loro, come per noi, il monoteismo è un dogma di fede centrale. Anche noi siamo “trinità” perché fatti a immagine della Trinità: io sono uno, eppure esisto, conosco, amo. È la dottrina di S. Agostino (De Trinitate XI, 11-17). In infiniti modi, la mente umana ha cercato, se non di “spiegare”, almeno di “intuire” qualcosa di questo mistero trinitario. Sempre l’uomo si è trovato davanti l’abisso, il mistero, ed è stato necessario il silenzio, la preghiera, l’adorazione. La Trinità non è un tema per sofisticate esercitazioni teologiche; non è una riedizione purificata del politeismo; non è una festa astratta per intelletti metafisici, con lancio finale di scomuniche. Abbiamo trasformato nei secoli precedenti questa festa della “Famiglia unita” in uno scandalo della divisione. È  la rivelazione perfetta, anche se misteriosa, che Dio fa della sua famiglia.

Ignoramus et ignorabimus!

Dio, malgrado la sua presenza all’interno della storia umana, resta sempre trascendente, totaliter alius. È Altro. È Oltre. Tra Dio e uomo esiste una nube oscura. Dopo tante parole e simboli, dopo tanti concetti e teologie, dobbiamo confessare che Dio resta nella nube oscura. Ignoramus et ignorabimus! Siamo tanto pieni di teologie, di teodicee, di partiti cristiani, che alla fine tutto questo ha prodotto una specie di rigetto. E ora si teorizza persino che Dio è morto, che Dio non significa niente, che appartiene alla mitologia. E forse è anche vero, perché tutte le cose dette su Dio sono sempre dette dall’uomo, e sono verità fragili come l’uomo. Si può parlare “di Dio”, ma è preferibile parlare “a Dio”, meglio ancora, ascoltare Dio. La nube domina la storia, e oggi la nube si allarga. Cosa dobbiamo fare? Non discettare filosoficamente sulla natura, non esercitarci in presuntuose logomachie, ma crescere nella fede, nell’adorazione, nel silenzio. Come è vera la parola di Giovanni: “Dio nessuno lo ha mai conosciuto!” (Gv 1,18). Istintivamente, gli uomini immaginano un Dio simile alle loro ambizioni di potenza, di ricchezza, di successo. Dio diventa così “l’ottativo del cuore umano”. Ma quell’Uomo in croce testimonia che Dio non può nulla, che l’uomo ha il terribile potere della libertà, che Dio propone la salvezza, e l’uomo ne dispone. Buona Vita!

Parabole di Gesù per il nostro tempo. Il padre guardava il suo bambino che cercava di spostare un vaso di fiori molto pesante. Il piccolino si sforzava, sbuffava, brontolava, ma non riusciva a smuovere il vaso di un millimetro. «Hai usato proprio tutte le tue forze?», gli chiese il padre. «Sì», rispose il bambino. «No», ribatté il padre, «perché non mi hai chiesto di aiutarti!». Morale. Pregare è usare «tutte» le nostre forze. (da: Racconti di Bruno Ferrero, LDC).

השׁרשים הקדשים = Le Sante Radici

Per contatti: francescogaleone@libero.it

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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