GUERRE SANTE? UNA BESTEMMIA! … (Mt 13,24)

Domenica 23 luglio 2017

GUERRE SANTE? UNA BESTEMMIA! … (Mt 13,24)  

riflessioni pluri-tematiche sul Vangelo della domenica

a cura di Franco Galeone (Gruppo Biblico ebraico-cristiano) השרשים הקדושים

per contatti: francescogaleone@libero.it

 

XVI  Domenica del tempo ordinario (A)

Denunciare il male fuori, ma soprattutto dentro di noi!

Con la parabola del seminatore di domenica scorsa si è inaugurata, nel Vangelo di Matteo, la sequenza delle parabole agricole: chicchi di senape e di frumento, erbe buone e cattive, terra scavata per nascondervi un tesoro, falò per bruciare la zizzania; se osserviamo i personaggi, essi sono contadini, seminatori, servi, padroni della fattoria; se osserviamo bene la casa, si tratta di una casa colonica, dove la massaia impasta il pane con un pizzico di lievito. Nel Vangelo di oggi, il Regno dei cieli viene paragonato a un chicco di senape, il quale, pur essendo il più piccolo dei semi, cresce fino a diventare un alberello in grado di accogliere in sé gli uccelli.  Ancora: il Regno dei cieli è simile al lievito che una donna prende e mescola con la farina, perché diventi pane profumato. In passato, era familiare la donna che impastava con la farina un pugno di lievito. Un rito sacro! Più misteriosa si presenta la parabola della zizzania, che il nemico, il diavolo, sparge di notte nel campo di grano. Quel nemico, quel diavolo ci sembra un pazzo, come quel criminale  che in un attimo, con un fiammifero, attizza il fuoco e incenerisce ettari di grano, o ettari di bosco secolare. In questo Regno di Dio sulla terra c’è di tutto: il buono e il cattivo, il bello e il brutto, l’angelo e la bestia. Quaggiù tutto è provvisorio! Ogni giudizio finale è spostato alla fine dei tempi!

Laudato sii, o mio Signore …

Prima lezione: in queste parabole, niente romanticismi, ma la vita santa e dura di tutti i giorni. Non quella delle corti o delle curie, delle caserme o dei divertimenti, ma la vita a contatto con la natura, la verde natura che ci sta sfuggendo di mano. Si prega molto meglio il Padre dei cieli nella libera natura che non tra i bip-bip dei moderni computer! Guardate i fiori dei campi, gli uccelli del cielo, la nascita del sole, l’immensità del mare, la solennità della notte … Laudato sii, o mio Signore!

Seconda lezione: avere pazienza. Ci penserà Dio stesso a separare il grano dalla zizzania: alla fine dei tempi! Il motivo è semplice: solo alla fine si potrà sapere chi è buon grano, e chi è cattiva zizzania. La zizzania umana, diversamente da quella vegetale, può convertirsi! E poi solo Dio può giudicare. L’uomo non deve anticipare il giudizio finale, la data è scritta nel calendario di Dio e non nel nostro. Nessuno ha quindi il diritto di considerarsi con il potere di voler estirpare il male dalla radice (strappare la zizzania). Perché può ben capitare che, pensando di strappare la zizzania, in realtà sta strappando il grano.

Terza lezione: c’è gente che va in giro condannando, respingendo, offendendo e questo pericolo aumenta nella misura in cui una persona diventa più religiosa; allora l’intolleranza giunge a creare ambienti nei quali non si può neanche respirare. Questo mondo è pieno di fanatici, che si considerano con il diritto ed il dovere di obbligare gli altri a cambiare, persino a pensare ed a vivere come pensa e vive il fanatico intollerante. La gente molto religiosa fa paura. Dio ci liberi dai religiosi violenti! La storia della Chiesa è stata sovente una storia di sradicatori di zizzania. Le crociate, le eresie, i roghi, le censure, i ghetti, le scomuniche … è tutta una lunga storia di sradicamenti, di caccia alla zizzania. E la zizzania – fatto curioso – si trova sempre fuori di noi, nel campo degli altri. C’è sempre qualcuno che sa bene dov’è la zizzania; che legittima e anticipa lo sradicamento; che scaglia la pietra contro l’uomo (meglio: contro la donna), convinto di compiere un atto religioso; che distribuisce medaglie a quanti hanno sradicato la zizzania! E’ il rifiuto del “diverso” da noi, che ricorre anche a coperture religiose per mascherare il proprio istinto di potenza.

Quarta lezione: come possiamo, noi, sapere chi è vicino a Dio e chi ne è lontano? Come essere sicuri che noi siamo dalla parte di Dio, se Dio non ha né parte né partito, ma è Padre di tutti? Qualcuno lo ha pensato, e lo ha persino fatto scrivere sui cinturoni nazisti delle SS: Got mit uns, ma è a tutti noto dove ha condotto quella follia omicida. Ogni violenza in campo religioso ed educativo è immorale e illegale (A. Rosmini). Cosa importa sapere se uno è ateo o credente? Distinguere e decidere dove si trova la zizzania o il grano è difficile, anzi, impossibile. Forse là dove sventolano le bandiere cristiane c’è molta zizzania, e viceversa. Chi potrà decidere? Chi ci comanderà di combattere? Contro chi? Sia però chiaro: essere rispettosi per l’errante non significa essere tolleranti con l’errore!

Quinta lezione: il bene ed il male sono categorie che dipendono da coloro che hanno il potere per definirle. Nietzsche lo ha detto molto bene: Sono stati gli stessi buoni, cioè i nobili, i potenti, gli uomini di ceto superiore e di sentimenti elevati a sentire e definire se stessi e le loro azioni come buoni, cioè di prim’ordine, e in antitesi a tutto ciò che è volgare, di sentimenti volgari, comune e plebeo (Genealogia della morale I, 2). L’essenza del fanatismo consiste nel desiderio (e persino nell’impegno) ad obbligare gli altri a cambiare (Amos Oz). Su questo punto sono d’accordo tutti i fanatici del mondo.

Sesta lezione: alcuni sono specialisti nell’individuare le opere del maligno, e incapaci di vedere le opere di Dio. Sono professionisti di sventure questi cristiani che, dovunque si posano, lasciano paurosi messaggi come: proibito, peccato, male, inferno! Se avessero tenuto presenti queste verità, tante crociate, roghi, inquisizioni, ghetti, censure, scomuniche, non avrebbero trasformato la nostra civiltà cristiana in una tragica caricatura. Il bene e il male non hanno confini ben precisi; la linea di confine non passa attraverso individui o gruppi, ma passa attraverso il cuore dell’uomo. Nessuno può illudersi! Denunciare il male, i malvagi che sono fuori di noi, significa non vedere il nostro male, lasciare indisturbato il maligno dentro di noi!

Settima lezione: la Scrittura ci parla del rapporto tra Dio e il mondo, in maniera molto diversa da come ne parlano le nostre fantasie e teologie. Veramente il Dio della rivelazione è diverso dal dio dei filosofi! Ce lo ricorda anche Paolo nel suo breve e profondo brano della lettera ai romani: noi non sappiamo nemmeno come pregare in modo conveniente. Cosa sappiamo quando affermiamo che Dio esiste? Cosa sa l’ateo quando nega l’esistenza di Dio? Un esempio: quando Gesù fu eliminato dai tutori dell’ordine religioso e politico, essi erano convinti di avere compiuto un atto provvidenziale, gradito a Dio e all’imperatore. A posteriori sappiamo che non fu così, perché Gesù è il messia crocifisso e risorto! I pensieri e i tempi di Dio non sono i pensieri e i tempi degli uomini.  Buona vita!

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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