III Domenica di Quaresima (C),Il “punto riflessivo”

 

 

Il “punto riflessivo” (a cura di Franco Galeone)

III Domenica di Quaresima  (C)

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“Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo” (Lc 13,5).

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*  Sui giornali leggiamo ogni giorno notizie di omicidi, incidenti, catastrofi. Nel Vangelo di oggi, Cristo accenna a due disgrazie che avevano in quel tempo provocato notevole scalpore. Interessante questo Cristo che, per così dire, legge e commenta il giornale. Il suo intervento è molto diverso da quello di certi predicatori, felici di poter sfruttare le tragedie per tuonare dal pulpito contro i peccatori. Il Vangelo non è fatto per spaventarci. Quante volte, davanti a fatti tragici, come interi paesi cancellati da calamità naturali, o 26 bambini schiacciati sotto il crollo di una scuola, o stragi assurde consumate sulle strade e in famiglia … ci siamo chiesti: “Perché proprio a loro?”.  E siamo stati presi da sgomento.

*  Cristo va al di là delle considerazioni facili sul destino, sulla punizione giusta o ingiusta, sulla fatalità cieca e così via. Egli punta sul messaggio personale: dalla storia si deve imparare una lezione di conversione. A quel tempo si credeva che le disgrazie fossero la giusta ricompensa per i peccati commessi, quindi, il modo in cui Dio faceva giustizia. Da qui il rischio che quanti non venivano colpiti da sventure si ritenessero non toccati dal peccato. Gesù, invece, rovescia questo modo di pensare e insegna che non c’è relazione tra peccato e castigo, e che tutti abbiamo bisogno di convertirci.

*  Leggendo la cronaca nera, gli apostoli vedono nel massacro dei galilei e nello schiacciamento di 18 disgraziati un castigo di Dio. Una superstizione feroce, non ancora spenta, ha sempre suggerito agli uomini che Dio ricompensa i giusti e punisce i cattivi fin da quaggiù. E’ il caso di dire che una sventura non arriva mai sola e che spesso piove sul bagnato. Già prima gli apostoli, con crudeltà infantile, avevano chiesto a Cristo, vedendo quell’uomo cieco: “Chi ha peccato: questo cieco o i suoi genitori?”. E Cristo formula questa risposta liberatrice: “Né lui né i suoi genitori, ma questo avviene perché siano manifestate le opere di Dio”. Come dire che il male è un “mistero”, cioè una verità superiore. Dio non manda la malattia, suscita il medico; Dio non scatena la guerra, ispira pensieri di pace; Dio non manda la morte, promette la vita eterna. Cristo ci insegna così a smettere di perseguitare i sofferenti, di innalzare roghi, di sacrificare eretici e inquisiti a satana. Finisca per sempre ogni caccia alle streghe! Non dobbiamo gloriarci della nostra salute, come se fosse un segno di elezione divina, ma anche non dobbiamo avvilirci credendoci puniti, mentre siamo solo sventurati. E’ questa mentalità orgogliosa, farisaica, ipocrita, che Cristo vuole sradicare, dalla radice. Il mondo non ha bisogno di giudici, meno ancora di giustizieri, ma di fratelli ed amici. Un sincero Shalom שלום. Se vorrai contattarmi, la mia mail è: francescogaleone@libero.it

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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