IL CIELO È QUALCUNO! (Mc. 16,15)

13 maggio 2018 – Ascensione del Signore (B)

 IL CIELO È QUALCUNO! (Mc. 16,15)

a cura del Gruppo biblico ebraico-cristiano השורשים  הקדושים

francescogaleone@libero.it

La domenica di “Gesù, che manda gli apostoli a predicare il Vangelo”

  1. La scena dell’ascensione di Gesù risorto al cielo è di grande suggestione, ed è anche stata commentata da musicisti come J. S. Bach e da pittori come Giotto, Beato Angelico, Perugino, Mantegna, Tintoretto, Rembrandt… L’evangelista Luca ci racconta due volte l’Ascensione di Gesù, ma con sfumature diverse: nel Vangelo, descrive il finale glorioso della vita pubblica di Gesù; negli Atti, invece, l’Ascensione è presentata come il punto di partenza dell’espansione missionaria della chiesa. La chiesa è chiamata a continuare la predicazione di Gesù; per questo gli angeli invitano gli apostoli a non stare a guardare il cielo (I lettura). Quei due imperativi Andate … predicate dicono agli apostoli che devono continuare la missione di Gesù, senza attardarsi a guardare il cielo. Come a loro, anche a noi è chiesto di non guardare il cielo, ma di preparare il ritorno del Signore. Dobbiamo quindi tenere unite attività e contemplazione, visibile e invisibile, fede e opere. Il cristiano deve essere proprio come un albero alla rovescia: le sue radici in alto e i suoi frutti sulla terra!
  2. Sul monte degli Ulivi fu costruito dai crociati un piccolo santuario ottagonale, trasformato poi in moschea dai musulmani nel 1200. Spiegavo ai miei allievi che la costruzione in origine non aveva un tetto, era scoperta, proprio per ricordare l’Ascensione. Un alunno scherzoso commentò: Non aveva il tetto perché altrimenti Gesù, salendo, avrebbe sbattuto la testa. Battuta a parte, il racconto dell’Ascensione provoca un certo imbarazzo: sembra strano che Gesù si sia comportato come un astronauta. Ma ci sono altre difficoltà da chiarire:

> Lasciamo perdere quando scrive Luca (24,52) che gli apostoli tornarono a Gerusalemme con grande gioia: chi di noi è felice quando un amico ci lascia? C’è disaccordo sulla località di Betania, che è un po’ fuori mano rispetto al monte degli Ulivi.

> C’è disaccordo sulla data: secondo Luca 24, l’Ascensione avviene nello stesso giorno di Pasqua, mentre secondo gli Atti essa avviene quaranta giorni dopo (Atti 1,3); meraviglia che lo stesso autore dia due notizie contrastanti.

> Gesù e i discepoli sono seduti a mensa (Atti 1,4), in casa dunque: perché non si sono salutati lì, subito dopo cena? Che bisogno c’era di andare al monte degli Ulivi?

> E che valore hanno quegli altri particolari come la nube, gli occhi rivolti al cielo, i due uomini in bianche vesti; sono cronaca vera o artifici letterari?

> Se crediamo che Gesù sia rimasto ancora quaranta giorni, ci chiediamo cosa abbia fatto; sul Calvario aveva promesso al ladrone Oggi sarai con me in paradiso, non fra quaranta giorni.

Dobbiamo stare attenti: Luca non vuole informarci su dove, come, quando, Gesù è salito al cielo. Dobbiamo sempre ricordare la lezione di Galilei: la Bibbia non vuole insegnarci come vanno i cieli ma come si va in Cielo!

L’ascensione è proprio una festa?

  1. Iniziamo con una domanda: chi di noi sarebbe contento di perdere il padre o la madre o l’amico? Davvero possiamo rallegrarci della scomparsa di Gesù? Dobbiamo sforzarci di capire, perché le verità del cristianesimo non si ingoiano subito e tutte con il sale del battesimo o con le risposte del catechismo, ma esse si assimilano lentamente, con il trascorrere del tempo, e soprattutto in compagnia del dolore. Se una madre si ritrova il figlio morto tra le braccia, con maggiore facilità potrà comprendere il dolore di Maria ai piedi della croce; se un amico ha fatto l’esperienza di sentirsi tradito e abbandonato dagli amici, con maggiore facilità potrà comprendere il dolore di Gesù abbandonato e tradito da Giuda; solo ad una certa età comprenderemo meglio il mistero della Trinità, forse quando diventeremo più padri o più madri; infine, quando vedremo il nostro corpo sempre più vecchio e malato, avvizzito e cadente fino alla morte, allora con maggiore facilità comprenderemo queste parole Credo nella vita eterna, nella risurrezione dei morti. Così avviene per la festa dell’ascensione: è falso fare festa senza prima avere sofferto il dolore del distacco. E’ preferibile la durezza di cuore e l’ignoranza degli apostoli: gente povera, che almeno confessa di non avere compreso; sono stati sinceri, e per questo sono stati capaci di cambiare, perché ogni loro passo in avanti era reale, come reale era stata la loro delusione. Noi invece fingiamo tutti di credere con il risultato che nessuno crede più.

Quanta “presenza” in questa “assenza” di Cristo!

  1. Dal momento dell’ascensione, gli apostoli cominciarono a comprendere che la terra mai era stata così piena di divino, da quando Gesù l’aveva abbandonata; non lo avevano mai sentito così presente, così potente, così amico, nonostante il dolore del distacco; ovunque andassero, Gesù era con loro, confermava le loro parole con i miracoli. Comprendevano insomma che Gesù, come non aveva cessato di essere Dio facendosi uomo, così non si era allontanato dagli uomini, anche ritornando al Padre. Quando credevano di averlo perduto, lo ricevevano veramente, e per la prima volta lo riconoscevano. Ecco l’esperienza che dobbiamo fare lentamente; il pericolo maggiore è la fretta; i nostri dogmi, le nostre liturgie ci fanno godere il frutto della ricerca di 20 secoli! Dobbiamo anche noi rifare il percorso, dire a Gesù la nostra tristezza nel vederlo partire, la nostra nostalgia in un regno dove poter vivere insieme a Lui; quando avremo partecipato alla debolezza degli apostoli, potremo partecipare anche alla loro esperienza beatificante. In questa novena dello Spirito Santo, sforziamoci di abbandonare l’idea che il tempo prima dell’ascensione era l’età dell’oro del cristianesimo, tempo felice in cui Dio abitava tra gli uomini, che gli angeli andavano e venivano, che lo Spirito era una ingenua colomba, che il Padre era una voce di tuono tra nubi luminose, che il Figlio era un taumaturgo da cui uscivano virtù e miracoli. Diventiamo credenti adulti! Gesù è molto più presente in questa sua assenza, e ci minaccia per il bene, molto più del diavolo per il male!

Non un’ascensione nello spazio, ma un’estensione in amore

  1. In una interpretazione letterale, Gesù parte, scompare nel cielo, i credenti restano orfani; anche il cero pasquale viene spento, come se la luce di Cristo non brillasse più tra noi! Eppure Gesù dice il contrario: Non vi lascio orfani (Giovanni 14,18). E allora? L’Ascensione non è uno spostamento astrofisico verso l’alto, ma una estensione in potenza, in qualità, in efficacia, di Gesù, per riempire ogni cosa (Efesini 4,10). Gesù è asceso al cielo, ma non in senso spaziale; il cielo è, in tutte le culture, il segno del divino, ma Dio è in cielo, in terra, in ogni luogo: è onnipresente. Quindi non si tratta di un’ascensione in cielo, ma di una estensione in amore. Proprio perché Gesù è asceso, può ora raggiungere tutti e salvare ognuno. Ecco perché l’Ascensione è una festa: mentre prima Gesù-uomo poteva essere presente solo in Israele, parlare a pochi, ora invece Gesù-risorto può raggiungere e salvare tutti, grazie alla sua ubiquitante capacità salvifica. Bisogna smettere di parlare in termini di geografia astronomica, e iniziare a riconoscere questo Dio nascosto ma presente dappertutto!
Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo
  1. Notate che Gesù non dice: Chi sarà battezzato sarà salvo. La salvezza non è automatica: i sacramenti non sono riti magici; non è il battesimo che salva, ma la fede che il battesimo esprime. Noi abbiamo creduto troppo all’azione automatica dei sacramenti (ex opere operato), senza preoccuparci abbastanza delle disposizioni interiori (ex opere operantis) di chi li amministra e di chi li riceve. Il sacramento è certo sorgente di grazia, ma a condizione che sia anche un atto umano di fede, di amore, di conversione. Cosa è meglio: la fede senza il battesimo o il battesimo senza la fede? L’amore senza il matrimonio o l’amore senza il matrimonio? La comunità senza la messa o la messa senza la comunità? Tutto lo sforzo della pastorale moderna è quello di unire le due realtà: la grazia di Dio e la libertà dell’uomo. BUONA VITA!

וְאֶצְּרֶ֥נָּה עֵֽקֶב׃‎  הוֹרֵ֣נִי יְ֭הוָה דֶּ֥רֶךְ חֻקֶּ֗יךָ   (Ps.119:33)

Mostrami, Signore, la tua volontà, e io la eseguirò!

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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