IL PROF. TOMMASO PISANTI RICORDATO DA DUE SUOI EX ALUNNI DEL LICEO-GINNASIO ‘P. GIANNONE’

pozzz349IL PROF. TOMMASO PISANTI RICORDATO DA DUE SUOI EX ALUNNI DEL LICEO-GINNASIO ‘P. GIANNONE’, ORA UFFICIALI SUPERIORI DELL’ESERCITO ITALIANO CON TANTO DI STELLETTE E ‘GRECA’ SULLA CONTROSPALLINA, APPENA RIENTRATI DA UNA MISSSIONE DI PACE.

di Paolo Pozzuoli

Poco più di un mese fa, in una giornata particolarmente uggiosa e già tristemente ricordevole, si spegneva la luce degli occhi di un fuoriclasse della cultura, dell’ambasciatore della lingua italiana all’estero: Tommaso Pisanti. La ferale notizia, propagatasi in un baleno, raggiunse anche due suoi ex alunni (G. S. e P. F.) della 3^ classe – sez.’E’ – presso il Liceo-Ginnasio ‘P. Giannone’, anno scolastico 1961-62, ufficiali superiori dell’Esercito Italiano da stellette e ‘greca’ sulla controspallina, impegnati all’estero nelle missioni cosiddette umanitarie. I due, rientrati temporaneamente in Patria, ancora addolorati per la perdita di quel gran gentiluomo che fu loro brillante prof. di italiano e latino, l’hanno voluto ricordare in modo originale e suggestivo – ed il ricordo è tale che non andrà perduto nel tempo ma resterà vivo nei loro cuori – raccontando piccoli flash dei bei momenti trascorsi assieme nel corso sia di un passato remoto (tempo scolastico), bello ma povero, che prossimo (valorosi soldati, veri servitori dello Stato), allettante ma denso, carico di responsabilità. Bene, non aveva il primo terminato di dire che il prof. Tommaso Pisanti – ha concluso l’onorata carriera da docente universitario di ‘Letteratura Anglo-americana’, a Salerno – è stato sempre una fonte preziosa di sapere e di conoscenza, un conferenziere brillante, poeta vivace, saggista concreto, pubblicista fecondo; affettuosissimo ed arguto, accorto ed ilare, con un sorriso che, in ogni incontro, lasciava trasparire il particolare stato d’animo: meraviglia, sorpresa, piacere, soddisfazione, contentezza, ecc., che l’altro si inseriva, quasi interrompendo, per parlare dell’incontro, casuale sì, ma straordinariamente emozionante (accompagnavano il prof. la gentile consorte, sig.ra Rosa, e la coppia di amici coniugi finlandesi, Raija e Martti Finkkonen, innamorati dell’Italia, appassionati di arte) presso le Scuderie del Quirinale per ammirare le preziose opere di Giovanni Bellini, detto il Giambellino,  anche per quanto il prof. ebbe ad anticipare sulla mostra ‘molto originale la scelta e la presentazione delle opere del Giambellino; un artista prolifico, unico, autore di una produzione particolarissima che spazia ed oscilla fra una delicatezza estrema come si evidenzia chiaramente nella rappresentazione delle varie madonne ed i gruppi di figure, numerosi e complessi; lo stile del Giambellino, contrariamente a quello di Raffaello, particolarissimo, varia continuamente nella sua ricca e vasta complessità; gli autori della mostra hanno fatto un ottimo ed encomiabile lavoro; non ci siamo lasciati sfuggire la magnifica occasione che hanno voluto regalarci e dobbiamo essere loro grati perché, dopo averle raccolte da tutto il mondo, hanno portato in casa nostra, permettendoci di ammirarle, opere che mai ci saremmo sognato di vedere se non andandole a cercare nei vari musei e pinacoteche ove sono esposte’. Ha quindi continuato con una confidenza: ‘una volta alla biglietteria, avvertii un senso di profondo disagio; mi accorsi, infatti, che teneva stretta in mano la tessera di iscrizione all’ordine dei giornalisti pubblicisti; avendo anch’io la tessera di iscrizione allo stesso ordine, mi misi da parte e mi accostai alla biglietteria per prendere il biglietto riservato soltanto dopo che il prof. ebbe a completare le operazioni di ingresso alla mostra’. All’uno che immediatamente riferiva dell’incontro presso un bar in Via Roma e dell’interessamento, domanda diretta ‘beh, che fai?’, nell’ascoltare la risposta ‘sono allievo di … ’, ribatté ‘… sei sempre allievo!?!?’. L’altro, invece, evidenziava i reportage da Spigno Saturnia, teatro, a seconda dei vari tempi storici, di rappresaglie, rastrellamenti ed atti di efferata violenza: pennellate policrome che esaltavano, illustrandoli ed illuminandoli, scorci di particolari, icone da pinacoteca. E, mentre il primo ricordava il ‘caro collega’ dato all’ex alunno che, ritornato a salutarlo, aveva rivelato l’avvenuta iscrizione alla Facoltà di Lettere, il secondo riferiva dell’obbligato rientro in aula quando già si assaporava, alla fine della quarta ora che generalmente si superava nonostante la lezione di italiano alla quinta, l’aria di libertà; il prof., molto suadente e paterno, ci disse semplicemente: ‘la quinta ora certe volte si fa’. Tutti e due hanno infine ricordato l’insolita scenetta fra il prof. ed il compagno ‘spilungone’ che sedeva al primo banco, di fronte alla cattedra. Quest’ultimo era solito, verso la metà della prima ora di lezione, abbassarsi – per quanto poteva – sotto il banco al fine di addentare lo sfilatino ben farcito che portava da casa; e, tra un boccone e l’altro, cercava di prestare attenzione alla lezione di letteratura; il buon professore lasciava comunque … correre; finché una mattina, accortosi della totale disattenzione e partecipazione alla spiegazione da parte dell’alunno, lo riprese scandendo il cognome; allora, il nostro compagno, alzata la testa su cui era ben evidente anche il rossore delle gote, cercò di scusarsi profferendo: ‘mia madre mi ha raccomandato di mangiare, altrimenti mi esaurisco’.

 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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