IL TEMPO QUALITATIVO!

di Vittorio Russo

 

I Greci, ai quali mancava tutto ma non il tempo per pensare, concepirono un tipo di TEMPO speciale: il KAIRÓS
Kairós è un tempo di qualità, il tempo che è degno di essere ricordato perché caratterizzato da eventi memorabili. Soprattutto, è il tempo che non si conta con orologi e calendari. Questo è il tempo comune, il tempo cronologico (kronós) che vale quasi niente perché si confonde col tempo della noia.

In questi giorni di segregazione che ci separano dall’uscita dal tunnel del corona-virus, vi suggerisco di fare del tempo quantitativo, kairós appunto, un momento che diventi memorabile. Con buone letture, per esempio. Un suggerimento molto personale: LE MILLE E UNA NOTTE.
È un testo che non esito a definire propiziatorio.

Conoscete la storia di Sheherazade, la narratrice? Un sovrano dell’Oriente favoloso di nome Shaharyar, feroce maschilista, uccide la consorte convinto che le donne siano la personificazione del male. Da sovrano onnipotente, quali in particolare sono i monarchi delle favole, pretende che ogni notte gli sia condotta una vergine. Regolarmente poi la ucciderà il mattino seguente, dopo le violenze di rito. Giunge, infine, il turno di Sheherazade, la splendida figlia del gran visir. Arrivata al cospetto del sovrano, trova un pretesto e prende a raccontargli una storia ricca di sottili sorprese e densa di incuriosenti malizie.

Shaharyar resta a bocca aperta. Ascolta, accolta come un bambino ansioso, vuole sapere, chiude gli occhi, sorride, si commuove, si agita, partecipa instancabile. Le ore scorrono, le costellazioni tramontano, la luna sbiadisce e accorcia i corni, ma il sovrano ascolta. Diventa protagonista attivo delle storie mirabilmente intessute dalla ricamatrice Sheherazade. Solo una donna ha il fascino della parola ammaliatrice quando la usa con le pause giuste, le inflessioni dolci, gli ammiccamenti, le volute del non detto, il calore del pensiero. Insomma, il sovrano è affascinato, intrappolato nella trama setosa delle parole leggiadre e suadenti di Sheherazade. Sono dolci del miele dell’intelligenza quando è capace di cesellare pensieri e trame. In fondo poi Shaharyar è niente più che un bambino capriccioso. Manca poco per immaginarlo che succhia avidamente un dito. Sheherazade l’ha capito benissimo. Monarca potentissimo sì, ma forse anche per questo, mediocre e della peggiore specie maschile.

Lei per contro è donna compiuta, conosce i confini della limitatezza maschile. E poi è una giovane donna che dell’Oriente possiede tutto il sapere e il sapore. Ha nel sangue il peccato di Eva e il vibrante calore delle spezie della sua terra. Interrompe ad arte la sua narrazione al sorgere del sole. L’esecuzione è perciò automaticamente rinviata. Il re vuole sapere il resto, come andrà a finire la storia. Non vede l’ora perché al kronós di una barbosa giornata d’attesa segua il kairós di una notte che vorrebbe interminabile. Per continuare e continuare l’ascolto malioso della splendida Sheherazade, oltre i limiti della notte all’infinito.

E così notte dopo notte, per mille e una notte, la narrazione continua, continua, continua senza mai giungere a termine. Sheherazade ha l’abilità propria della gente orientale, la virtù dell’affabulazione, un dono prezioso che manca a noi in Occidente. Lei racconta in maniera carezzevole, riempie le sue storie di tramagli, di intrighi, di vicende di amore, di malizie erotiche, di vittorie e di sconfitte, di sogni e di profumi. Sono storie senza tempo, ricche di contrasti, di ondeggianti misteri, di vibranti trepidazioni. Così, per quasi tre anni. Alla fine Shaharyar è così preso dal fascino della splendida narratrice che ravveduto la sposa…

Sheherazade è il simbolo più prezioso della ricchezza femminile.
Allora amici, riflettete per un attimo, raccontare, ascoltare, leggere, volare quando crediamo di essere intrappolati in una ragnatela, condannati a stare nella prigione domestica senza scelte, sono una formula per sconfiggere la noia che per certi versi è peggiore del coronavirus. Del resto il senso dei racconti di Sheherazade è proprio quello di procrastinare la morte fino alla felice conclusione. E’ quello che stiamo facendo noi pure no? Aspettiamo la fine dell’incubo. Leggendo vinceremo. Facciamo del tempo quantitativo un tempo qualitativo! E il ricordo di quest’esperienza di coercizione sarà incantevole (malgrado tutto).
Buona lettura.

Dimenticavo, un interprete musicale del sogno di Sheherazade, raccontato con insuperabile equilibrio armonico, è stato il compositore russo, Nikolay Rimsky-Korsakov. L’opera è un balletto di grande coinvolgimento. S’intitola Sheherazade. Ascoltatelo se non lo conoscete già. Vi incanterà.

vr

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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