IV DOMENICA TEMPO ORDINARIO (C)

Domenica 31 gennaio 2016
IV Domenica tempo ordinario (C)
Nessun profeta è bene accetto nella sua patria!
“Commento di don Franco Galeone”
(francescogaleone@libero.it)

* Come tutti i suoi paesani, anche Gesù va nella sinagoga di Nazaret per pregare. Qui le sue parole suscitano prima stupore, poi perplessità, infine rifiuto, al punto di volerlo morto. Le motivazioni del loro rifiuto sono numerose. Eppure, la richiesta degli abitanti di Nazaret – Quanto hai fatto altrove, fallo anche qui tra noi – sembra legittima, ma Gesù è di altro parere. Esigere da lui un miracolo, significa voler imporre a Dio la nostra volontà, e dimenticare che il miracolo, come lo stesso profeta, è un dono libero da parte di Dio. La fede che esige miracoli è una brutta fede. Il pro-feta è colui che parla al posto di Dio, non il taumaturgo! E’ la coscienza critica del popolo. Egli è contro, perché smaschera le complicità del male, i vizi del popolo, la falsità del culto, gli abusi del potere, ogni forma di idolatria. E invita alla conversione. La denuncia del profeta è amore verso l’uomo e fedeltà verso Dio. Il profeta è anche l’uomo della speranza: la denuncia del male non lo inacidisce, guarda avanti con fiducia, denuncia l’infedeltà dell’uomo ma annuncia anche la fedeltà di Dio: agli ebrei che vivono apparentemente una storia profana, rivela il progetto di Dio, e così la storia diventa sacra, teofania.

* Gesù viene inoltre rifiutato per quel semplice oggi. E’ scoccata l’ora di Dio, il tempo è arrivato, occorre decidersi: Il faut parier! E’ proprio quello che noi rifiutiamo, e che rimandiamo a domani. Più comodo accarezzare un Dio astratto, atemporale, aoristo, più difficile accorgersi che il regno di Dio è già qui, in mezzo a noi, ci interpella, ci condanna: sì o no, fuori o dentro, pro o contro. Avvertiamo che accettare il Vangelo non è un scossa superficiale ma un cortocircuito folgorante, un terremoto di magnitudo infinita, e comporta una cura radicale (S. Kierkegaard). L’incontro con Dio è sempre pericoloso; se ne accorsero Mosè, Elia, Paolo, Francesco, Ignazio, Alfonso … e perciò noi allontaniamo l’oggi decisivo verso un imprecisato domani.

* Altro aspetto fastidioso del messaggio di Cristo è la sua preferenza per quelli di fuori, i non ebrei, gli ultimi. Gesù, accanto a sé, tra i suoi, spesso incontra persone nate stanche che vivono per riposare, contenti di ruminare la sterile sapienza, spente crisalidi, senza spirito e vita. Cristo ha trovato fede in persone semplici e lontane; le maggiori opposizioni le ha trovate tra i professionisti della religione, tra i dottori della legge, tra i burocrati del sacro, insomma tra i suoi. Questo pensiero non può lasciare tranquilli. Santa inquietudine! C’è dunque il rischio di essere lontani da Cristo anche in una casa religiosa, in mezzo a pratiche religiose, da mattutino a compieta. Ogni religione, anche la più vera, corre il rischio di degenerare nel formalismo; corriamo il rischio di ritrovarci più increduli di chi non ha mai creduto, perché chi non ha può ricevere, ma chi presume di avere non è aperto alla novità. Non vorrei esagerare, ma vi è il pericolo che proprio la religione impedisca di essere religiosi, che possiamo trascorrere una vita intera in una religiosità da scenario, in una cristianità senza cristianesimo, in una religione senza fede.

* Nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Quante volte, davanti all’incomprensione degli altri, abbiamo ripetuto questa celebre espressione, con rabbia repressa, altezzosità contro i meschini che non ci comprendono. Noi italiani: un popolo di sprizza-cervelli, incompresi dai parenti, dai professori, dagli amici, dal parroco … e assumiamo l’aria di perseguitati, ci mettiamo all’ombra di Gesù, pretendiamo addirittura di somigliargli. Troppo facile! Gesù non fa l’incompreso o la vittima (Nessuno mi comprende!) né l’arrogante (Non sapete chi sono io!); non rifiuta i suoi: è anzi nel suo paese che annuncia il suo programma. Egli è diretto, aperto, generoso. E allora non mettiamoci nei panni dell’Incompreso ma in quelli dei nazaretani, che tanto ci somigliano, che credono fino ad un certo, che mettono le condizioni per credere: Se fa i miracoli qui, in casa nostra, sotto i nostri occhi, allora crederemo. Ecco caduta la maschera. Anche noi, come loro, dettiamo le condizioni per credere: se mi guarisce il figlio, se cambia la testa al mio parroco, se vinco quel concorso … allora crederemo. Ma questo non è credere, è usare Dio, non è servire Dio ma servirsi di Dio. Credere significa non chiedere prove ma affidarsi in un totale amen. Buona vita!

סדר סעודת האדון
רומא מנהג לפי
Eucaristia del Signore – Rito romano
Lingua originale di Gesù di Nazaret.
Un tempo di forte spiritualità
per riflettere sul profeta Isaia
אִמְרוּ֙ לְנִמְהֲרֵי־לֵ֔ב חִזְק֖וּ אַל־תִּירָ֑אוּ הִנֵּ֤ה אֱלֹֽהֵיכֶם֙ ה֥וּא יָב֖וֹא וְיֹשַׁעֲכֶֽם ׃
Dite agli smarriti di cuore: Coraggio! Non temete!
Ecco il vostro Dio! Egli viene e vi salverà (Is 35,4).
Ogni ultimo sabato del mese -Parrocchia “Gesù Buon Pastore” (Sala G. Moscati) – Caserta
Prossimo incontro: sabato 27 febbraio
Per contatti: francescogaleone@libero.it

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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