La lotta contro le mafie come narrazione collettiva

La lotta contro le mafie come narrazione collettiva 

L’Italia che resiste

A cura di Pasquale Iorio, Ediesse,  marzo 2011

 

Dopo il primo volume dedicato al “Sud che resiste. Storie e protagonisti per la cultura della legalità”, a cui ha fatto seguito nel 2010 una raccolta di saggi su “Impresa sociale, innovazione e legalità”, nelle librerie è arrivato il terzo lavoro curato da Pasquale Iorio, sempre per la Ediesse: “La lotta contro le mafie come narrazione collettiva”.

Il libro verrà presentato a Castel Volturno nella sala del Comune sabato 21maggio alle ore 18,00, con la partecipazione di autorevoli esponenti del mondo del lavoro e delle associazioni.

La lotta alle mafie è una narrazione collettiva, perché la cultura mafiosa isola e colpisce i suoi avversari lasciati soli, come ricorda Giovanni Falcone quando lamenta l’isolamento istituzionale . “Narrazione” perché la medesima cultura mafiosa alligna e prospera negli anfratti dell’omertà, non a caso diventata parola-simbolo delle mafie nell’immaginario collettivo. Narrazione come quella dei giornalisti dell’Ora o della Radio Aut di Peppino Impastato  o ancora di Giancarlo Siani del Mattino di Napoli, tutti condannati a morte dalle mafie proprio per l’insopportabilità della parola.

Narrazione collettiva, dunque, come doppia sfida alla cultura mafiosa, prima ancora che alle mafie stesse, quella cultura che è, ancora Falcone, “contiguità morale” tra mafia e non-mafia  e che è quindi a maggior ragione più insidiosa, se mai possibile, dell’adesione aperta.

Il lavoro di Pasquale Iorio ha tre distinte benché interrelate chiavi di lettura. La prima è il contenuto stesso del libro. La seconda è la sua narrazione itinerante. La terza è la narrazione sulla narrazione. Tutti e tre i modi di leggere l’opera riportano all’idea di narrazione collettiva . Il Sud raccontato nel libro è già di per sé una testimonianza di un percorso altro, possibile proprio perché reso reale e concreto, di affermazione di giustizia sociale e diritti di cittadinanza, come sottolineato da Luigi Ciotti nel suo intervento in questo volume.

Nell’epoca dei social network virtuali la tessitura paziente di un reticolo reale di parole e di ascolti rappresenta un esperimento straordinario. La costruzione collettiva di questo volume, la pluriformità delle visuali d’osservazione, la ricchezza del dibattito generato e delle intelligenze mobilitate, la varietà dei luoghi delle discussioni, delle generazioni coinvolte, la fatica del narratore itinerante, la mobilitazione degli ospiti e delle istituzioni ospitanti, la convivialità e la buona disposizione al confronto rendono l’esperienza delle “narrazioni collettive”  dell’Italia che resiste una “buona pratica”, sia come contributo alla resistenza contro la cultura mafiosa, sia come restituzione della dignità ad un popolo oppresso, sia come, infine, metodologia efficace di produzione collettiva di conoscenza. Sono questi  tre motivi per considerare il lavoro di Pasquale Iorio come, semplicemente, indispensabile.                                                                                           

 

 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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