LA PADANIA 1 NOVEMBRE PER GREEN HILL ISTANZA DI CHIUSURA

 

Questa è una esclusiva bomba. Il frutto del lavoro minuzioso di chi dietro le quinte lavora, lavora, lavora con la lente di ingrandimento per far risaltare i… nei.

Esclusivo che più esclusivo di così questa volta, non si può.

Mettete da parte quello che avete visto e sentito sino ad oggi su Green Hill, comprese le parole di tanti politici che s’accodano. E’ tutto superato. Rottamatelo.

Arriva l’inchiesta, vera, che ci apre gli occhi dando la notizia e la pubblicazione dell’istanza di chiusura per Green Hill inviata al Sindaco e, per conoscenza, al Ministero della Salute e al Sostituto Procuratore della Repubblica di Brescia. Tutto secondo i crismi e sottoscritta dall’Oipa.

Il servizio, che porta la firma di Stefania Piazzo, ci racconta le scoperte sorprendenti che sarebbero emerse nel corso dell’ultima perquisizione effettuata nella struttura, da parte del Servizio di vigilanza dell’Associazione su delega della Procura bresciana, in compagnia della Polizia locale. E ripercorre, a ritroso, ancora in esclusiva, anche gli esiti di numerose altre ispezioni, di numerosi controlli e sopralluoghi. In cui, però, nessuno ha cercato quello che questa volta è stato chiesto e…per ora, non trovato, come essenziale requisito per l’apertura.

Ma perché si è arrivati, senza far ricorso al reato di maltrattamento, all’esplosiva istanza di chiusura?

Stefania ce lo spiega: dalle perquisizioni sarebbero mancati all’appello niente meno che i registri di carico e scarico, insomma la tracciatura dei cani in entrata e in uscita da Green Hill.

Hai capito!!??

E siccome, carta canta, il decreto legislativo 116/1992 recita all’articolo 11 che vanno annotati tutti gli ingressi e i movimenti dei cani nell’allevamento e, non bastasse, la violazione porta alla revoca dell’autorizzazione concessa dal Sindaco…. e… non bastasse ancora, persino il Sindaco lo mette nelle prescrizioni sine qua non per mantenere aperta la struttura….e… non bastasse ancora ancora, quei registri dovrebbero essere vidimati ogni anno giusto dal Sindaco… ecco allora il deposito dell’istanza di chiusura.

Onore al merito a chi da sempre persegue l’obiettivo di far cessare le attività legate alla sperimentazione. Ma onore al merito ad un’inchiesta che, senza il clamore emozionale delle immagini, ci offre con gli strumenti della paziente ricerca, lo spaccato di una realtà oggi sempre meno monolitica.

E, anzi, grazie a questa pagina di sano giornalismo d’inchiesta non commerciale, più vulnerabile di prima.

Grazie Padania!

Buona lettura e buona indignazione!

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LA PADANIA 1 NOVEMBRE PER GREEN HILL ISTANZA DI CHIUSURA

VIAGGIO NELL’ITALIA BESTIALE  DI STEFANIA PIAZZO

CENTONOVESIMA PUNTATA

 

Esclusivo su la Padania. L’esito delle indagini e delle perquisizioni delegate dalla Procura di Brescia al servizio di vigilanza dell’Oipa

Articolo
Ecco la notizia, vera, più efficace di molte parole e immagini, che la Padania pubblica in esclusiva.

È l’istanza di chiusura di Green Hill depositata dall’Oipa.
Ma vi pare possibile che un allevamento di oltre 2.500 beagle non abbia un registro di carico e scarico?

Che, insomma, stando alla denuncia della polizia giudiziaria delegata alle indagini e alla perquisizione dentro Green Hill dalla Procura di Brescia, non sia stato trovato nel più grande stabilimento in Europa per animali destinati alla sperimentazione, la tracciatura secondo legge di quanto entra ed esce? Da non crederci! Quante migliaia di cani sono passati per Green Hill? A quanto pare, dalle indagini e dalle perquisizioni condotte dal Servizio di vigilanza ecozoofila dell’Oipa su delega della Procura bresciana, accanto alla Polizia locale di Montichiari, la risposta è il cuore

dell’inchiesta per la quale è scattata l’istanza di chiusura, e non solo.
A Green Hill quanti cani ci sono ma, soprattutto, dove sta scritto? Qui si concentra e si concentrerà l’attività d’indagine.

Vuoi che una multinazionale non sappia rispondere?

 Figuriamoci, avrà la risposta in tasca.

Idem il sindaco. Idem l’asl.
Intanto però è partita l’istanza di chiusura, che pubblichiamo in esclusiva, istanza che il Servizio di vigilanza delle guardie dell’Oipa con funzione di polizia giudiziaria ha inoltrato per violazione della normativa vigente innanzitutto al sindaco e, a seguire, per conoscenza, alla Direzione generale della sanità animale del ministero della Salute e al sostituto procuratore della Repubblica di Brescia, Lara Ghirardi.


Già in una precedente informativa che risale nell’immediato della perquisizione, avvenuta il 30 settembre scorso, veniva infatti denunciato alla Procura bresciana l’assenza del registro di carico e scarico degli animali presenti nell’allevamento, in violazione del decreto legislativo 116/1992.

 Di più, in merito a questo punto, il personale dell’allevamento ne avrebbe affermato l’inesistenza, asserendo che la tenuta del registro sarebbe avvenuta mediante l’aggiornamento dell’anagrafe canina regionale telematica. Anagrafe nella quale l’azienda inserisce i dati.

Già in quella circostanza veniva esplicitato al magistrato che in tal modo non sarebbe stato possibile effettuare la tracciabilità dell’andamento della popolazione canina dell’allevamento negli anni. Non nei mesi. Negli anni.
Ma un conto, dicono, sia l’anagrafe canina, altro è il registro, mancante all’appello ispettivo. Altro fatto è che nell’autorizzazione sindacale il primo cittadino di Montichiari autorizzi l’allevamento a patto che, si legge (vedi l’autorizzazione del 13 novembre 2008, protocollata al numero 36451/2008, ndr), «la Green Hill 2001 srl dovrà rispettare le seguenti prescrizioni, pena la revoca dell’autorizzazione medesima:


A) osservare tutte le disposizioni di cui al decreto legislativo n. 116/92 e in particolare delle prescrizioni di cui agli articoli 10 e 11…».


L’articolo 11, di cui si contesta la violazione, ci interessa molto. Dice che (comma 1) «Il responsabile di stabilimenti di allevamento e di stabilimenti fornitori è tenuto a registrare il numero e la specie di animali venduti o forniti, la data in cui sono stati venduti o forniti, il nome e l’indirizzo del destinatario, nonchè il numero e la specie degli animali morti negli stabilimenti stessi».

Il registro durante le perquisizioni sarebbe risultato inesistente. Ma salterà fuori, non c’è dubbio…


Comma 2, ancora più interessante: «L’autorità comunale sottopone a vidimazione i registri che devono essere conservati negli stabilimenti autorizzati per un minimo di tre anni a decorrere dall’ultima registrazione e messi a disposizione dell’autorità che effettua l’ispezione».


Capiamo quattro cose, leggendo l’istanza di chiusura.

Primo: che la tracciatura non emergerebbe dalle carte.

È così?

Secondo: che il mancato rispetto della prescrizione, lo scrive giusto il signor sindaco, porta alla revoca dell’autorizzazione.

Terzo: che il sindaco non avrebbe a questo punto mai vidimato nulla nonostante lo preveda la legge perché non sarebbero mai esistiti i registri, stando agli atti depositati per ora in Procura.

È così?

Quarto: che l’asl nei suoi periodici controlli non avrebbe mai verificato la presenza o meno del registro di carico e scarico.

È così?
Insomma, quante migliaia di animali sono stati o non sono stati registrati di passaggio a Green Hill?

E come mai al momento dell’ultima ispezione, al 30 settembre, non si sarebbe provveduto all’aggiornamento della banca dati regionale, ferma al 3 agosto, per un totale di circa 400 cani non registrati?

Come mai non si sarebbe reperito alcun certificato di morte dei 35 cani deceduti presenti nella struttura?


Facciamo un passo indietro. In una relazione del 3 agosto 2010 del ministero della Salute, si legge che «la Direzione generale della sanità animale ha intrapreso iniziative per verificare la corretta e uniforme applicazione del decreto 116/1992.

In tal senso era stato informato il servizio veterinario della Regione Lombardia e l’asl competente per ulteriori controlli».

Infine, era stata effettuata un’ispezione ministeriale congiunta con l’asl locale e il servizio veterinario regionale il 14 luglio scorso.
Le autorizzazioni? In regola.

Le strutture e le attrezzature? Minuziosamente descritte e censite.

Si concludeva sostenendo che tutto era a posto e che le segnalazioni di maltrattamento non avevano trovato alcun riscontro.

Domanda: ma il registro di carico e scarico, che è la prima cosa che si chiede varcando un canile o un allevamento, lo hanno chiesto? Lo hanno visto? C’era?


In una relazione del 24 maggio 2010 l’asl di Brescia, distretto veterinario n.2, specificava che i veterinari si erano recati presso Green Hill: autorizzazioni in regola, descrizione dei capannoni, poi si legge «dai registri dell’allevamento i cani presenti risultano così distribuiti….» e segue una conta dei cani per capannone.

Quali sono i “registri” di cui parla l’asl?

Poi, ancora, si specifica che nel 2009 sono stati effettuati sopralluoghi con esito favorevole l’8 aprile, il 1° luglio e il 17 novembre.

Di più, nel 2010 sono stati eseguiti 26 accessi in occasione del rilascio di certificati per l’esportazione di animali.

Perché, allora, all’atto della perquisizione non risulterebbero essere stati presentati su richiesta degli ispettori questi “registri”?

Tutt’altra cosa sarebbero invece le “liste” di cani in uscita controfirmate dall’asl.

La partita su Green Hill è tutta aperta.

Oltre le immagini ad effetto che riscuotono sicuro consenso emozionale e oltre la politica che dice “io io io” puntando solo sul maltrattamento senza aprire altri cassetti.

s.piazzo@lapadania.net
(109-continua)

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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