La ricchezza: con-divisione, non divisione di don Franco Galeone

1. Servirsi “del” denaro, non servire “il” denaro!
Vorremmo avere più spazio per analizzare, anche in sede estetica, l’episodio del giovane ricco, tra i più densi e drammatici del Vangelo di Marco. Un brano molto attuale, in questa nostra società dell’opulenza, nella quale il cristiano è costretto a scegliere tra l’avere e l’essere. Il poeta latino Orazio scrive che la virtù viene dopo i soldi (Epistole, I, 1,53): è il pensiero di un pagano, ma quanti cristiani la pensano come lui! Il filosofo cinico Cratete, per dimostrare la sua superiorità sulle ricchezze, aveva – con orgoglio – gettato in mare i suoi gioielli: Cratete libera Cratete! Forse, sarebbe stato molto più saggio distribuire, condividere, fare festa insieme. Proviamo, sempre con il nostro evidenziatore, a riflettere su alcune espressioni-chiave del Vangelo.

2. Una cosa sola ti manca!
Che cosa? Come saperlo? Se vogliamo sapere cosa ci manca, dobbiamo lasciarci guardare da Gesù: Gesù, fissatolo, lo amò. Spesso noi ci lasciamo guardare da altri, ci paragoniamo con altri, e da qui i sentimenti di invidia, di frustrazione, di competizione. Inchiodati dallo sguardo amoroso di Gesù, illuminati dalla sua parola come da un laser tagliente, potremo sempre sapere cosa ci manca. Mettersi in confronto con la parola viva, tagliente, efficace di Gesù; non una parola decorativa, sterilizzata, dolcificata. Noi siamo in genere portati a esaminare la Parola; invece è la Parola che deve esaminare noi; noi, nelle nostre riflessioni, edulcoriamo, eutanasiamo la parola, fino a renderla innocua come un temperino, e invece è più tagliente di ogni spada a doppio taglio.

3. Rattristatosi per quelle parole, se ne andò!
Quel tale (un ricco ma anonimo!) era andato a chiedere cosa doveva “fare di più”, qualche pratica in più, e invece si sente l’invito a lasciare tutto, a “essere di più”. Gesù non chiede qualcosa di più (una preghiera, un’elemosina, un fiore …) ma un orientamento diverso alla vita. Noi preferiamo sempre un Dio che ci dica quale cifra gli dobbiamo pagare, ma Gesù, al tintinnio che cade nella cassetta, preferisce ascoltare il battito del cuore; non ci conta i soldi in tasca ma ci misura la temperatura del cuore. Si trattasse di togliere, di perdere qualcosa, anche in vista del Paradiso, lo faremmo anche volentieri, ma lasciare tutto… No, non ci sentiamo! E se poi le cose si mettono male? Ci comportiamo come i giocatori prudenti: le nostre puntate, le nostre scommesse sono ragionevoli; la ragionevolezza è il nostro gioco preferito, con le sue varianti: compromesso, prudenza, ragion di stato, ragion di chiesa, concordato, diritto canonico, previdenza sociale… Gesù ci aiuti a operare uno sgombero coraggioso, perché la nostra vita si è riempita, anno dopo anno, di cianfrusaglie inutili, di giocattoli religiosi, di pericolose superstizioni, di tanto ciarpame che ci impedisce di essere liberi e leggeri. Non è impossibile: dopo avere ascoltato questo Vangelo, sant’Antonio, il padre dei monaci, lasciò tutto per seguire la via della rinuncia, inoltrandosi nel deserto dell’Egitto; Francesco di Assisi fu veramente libero e felice quando buttò dalla finestra le ricchezze e sposò Madonna Povertà; se non lo avesse fatto, sarebbe rimasto il signor qualunque, marito di una donna qualunque, in un paese qualunque, proprio un “tale” come dice il Vangelo.

4. Quanto difficilmente i ricchi entreranno nel regno!
Attenzione agli equivoci: Gesù condanna la ricchezza in sé e per sé; tra i suoi amici c’è anche Giuseppe d’Arimatea, “uomo ricco”; ci sono Matteo e Zaccheo, due esattori di tasse! Ciò che Gesù condanna è l’attaccamento morboso al denaro, il trasformare il denaro da servo in padrone, fino a operare una sacrilega inversione di tutti i valori: il “Niente è impossibile a Dio” diventa il “Niente è impossibile al denaro”. Ma Gesù non lascia nessuno senza speranza, anche il ricco può salvarsi e Gesù indica il rimedio: “Accumulatevi tesori nel cielo”. Gesù consiglia di trasferire i capitali all’estero, non nella Svizzera, ma nel cielo! Insomma, servirsi “del” denaro e non servire “il” denaro. Molti di noi fanno fatica a comprendere queste strane verità; ci sentiamo sicuri dell’aritmetica tradizionale, che consiste nel sommare, nel moltiplicare, mai nel sottrarre; a dividere ci penseranno poi figli e nipoti. Gesù ci propone una contabilità semplificata, ma a noi, bambini difficili, piacciono le cose complicate!

5. Il ricco è uno stolto!
Nella mentalità corrente, l’immagine del ricco è istintivamente associata a quella della gioia, e invece sovente non è che la maschera della felicità: sotto c’è un’anima costretta a subire il soffocamento provocato dall’avere. Il ricco non si rende conto che la felicità non è un pezzo di torrone da sgranocchiare in solitudine. I ricchi troveranno la porta del cielo sprangata con su scritto “Off limits”. Guai ai ricchi: forse questa maledizione ci toglierà il sonno, forse moriremo di paura, ma sarà la nostra salvezza! Dobbiamo amare i ricchi, non per i favori che ci possono fare (molto difficile!), ma perché sono i nostri fratelli più poveri. Il peggior servizio che possiamo rendere ai ricchi è quello di tacere; il ricco è già tradito dalla sua ricchezza, non è giusto che debba subire anche il tradimento del silenzio dei cristiani. Ma attenzione a non parlare dei ricchi in termini classisti. Anche io posso essere ricco. Chi è il mio dio? Qual è il valore, quale il bene più importante della mia vita? Per chi o per che cosa lavoro giorno e notte? Buona vita!

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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