LA SORGENTE DI ROCCHETTA E CROCE DA CUI NASCE IL FIUME LANZI SI È PROSCIUGATA.

Più a valle fuoriesce un piccolo filo d’acqua poi
imbevuto dalla terra. Le cause non vanno ricercate necessariamente
nella siccità, ma potrebbe esserci dell’altro.
La mancanza di piogge di quest’inverno ha sì prosciugato i bacini
idrici sotterranei da cui attingono acqua le sorgenti, ma che una
fonte d’acqua perenne, come la sorgente di Laureta, cessasse
improvvisamente di erogare acqua non era mai successo.
Il Rio Lanzi è il fiume gemello del Savone, i corsi d’acqua hanno
caratteristiche comuni, sia dal punto di vista naturale che
artificiale. Entrambi sono stati deviati e incanalati verso una foce
artificiale. Entrambi hanno ricavato il proprio percorso tra il tufo,
formando profondi canaloni, e in passato suggestive cascate; entrambi
hanno creato un particolare microclima. Gli abitanti dei luoghi
costruirono degli sbarramenti, scavarono dei lunghi tunnel, ancora
oggi esistenti, per captare le acque allo scopo di sfruttarne la
pressione per far girare le ruote dei mulini.
Il Rio Lanzi a differenza del Savone nasce in una zona argillosa, dove
veniva lavorata la creta, nella lingua locale “Laureta” . La sorgente
si trova nel comune di Rocchetta e Croce in una zona di per sé di
convergenza di acque piovane, (m 463). Passa poi nel comune di Calvi
Risorta percorrendo il territorio tufaceo. Il nome Lanzi deriva dalla
famiglia Lanza, di Capua, ai cui feudi nel XVIII secolo esso
appartenne. Interrato artificialmente negli anni ’80, attraversa la
frazione Petrulo di Calvi Risorta dove riceve le acque di ruscelli a
regime torrentizio tra cui il rio Maltempo di Zuni e il “Ciatanito”
proveniente da Giano Vetusto. Nella zona di confluenza, le acque si
interrano dando origine alle cosiddette “Pozzole di Palommara” delle
opere idrauliche ritenute da alcuni castello_calvi-calesstudiosi di
origine etrusca. Il fiume costeggia il castello Aragonese dell’Antica
Cales (nella foto) e passa sotto il Ponte delle Monache, un ponte
sospeso scavato nel tufo nei pressi dell’antica via Latina in piena
zona archeologica. A questo punto i due fiumi incrociano il loro
destino: in epoca borbonica fin al periodo fascista il fiume Lanzi
prendeva le acque di un ramo del fiume Savone e andavano entrambi a
sfociare a nord del Volturno nell’attuale canale Agnena, non prima di
aver reso la pianura malsana con diversi pantani lungo il corso.
In epoca fascista nella parte terminale il corso dei due fiumi fu
risagomato e bonificata la pianura dei Mazzone a nord di Capua.
Nel dopoguerra il neo nato Consorzio di Bonifica ha realizzato un
canale che da sant’Andrea del Pizzone, una frazione del comune di
Francolise, arriva fino al mare con una foce artificiale a sud di
Mondragone. Il Rio Lanzi e il Savone furono canalizzati verso questa
nuova foce, invertendo il corso naturale delle acque per circa quattro
km. Il fine era quello di sgrondare le zone comprese tra il Savone e
l’Agnena e di allacciante pedemontano di tutte le acque provenienti
dal Massico, da Roccamonfina e dalle estreme propaggini occidentali
del Monte Maggiore.
Oggi col prosciugamento della sorgente il Lanzi è alimentato solo da
torrenti stagionali e dalle acque reflue delle fogne dei comuni che
attraversa. Tra le cause del prosciugamento della sorgente potrebbero
esserci anche smottamenti sotterranei dovuti ad una frana che sovrasta
la cava dell’ex fabbrica di laterizi in argilla nel comune di Calvi
Risorta. Gli smottamenti potrebbero aver deviato il corso sotterraneo
della sorgente. Tutto ciò potrebbe essere un campanello d’allarme che
non va sottovalutato per prevenire il pericolo di frana con
conseguenze ben più gravi e disastrose del prosciugamento della
sorgente.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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