LA VITA DI QUAGGIÙ È VIGILIA, ATTESA, PELLEGRINAGGIO VERSO DIO! (MT 25,1)

12 novembre 2017  *  XXXII Domenica T.O. (A)

 

Riflessioni pluri-tematiche sul Vangelo della Domenica

a cura di Franco Galeone (Gruppo biblico ebraico-cristiano)

השורשים הקדושים

La domenica “dell’attesa vigilante”

  1. Una parabola difficile, perché difficile è la vigilanza. Lo Sposo arriva in ritardo, che vuol dire prima di quanto noi prevediamo, dopo di quanto noi crediamo. Gesù non dice: State tranquilli! ma Vegliate!. È consolante osservare che si assopirono tutte e dormirono (v.5). Il Signore sa che siamo fragili: tutti possiamo addormentarci, come gli apostoli nell’Orto. La differenza non è tra chi dorme e chi veglia perché tutte si assopirono. La differenza sta nell’olio: le vergini sagge lo hanno portato, le vergini stolte lo hanno dimenticato. Fuori di metafora: la colpa sta nell’essere vergini ma senza amore, nell’avere la fede ma non le opere, nel commuoversi ma senza convertirsi. Ma non siamo troppo severi con queste vergini stolte. Loro almeno attendono lo Sposo: noi oggi abbiamo persino dimenticato che esiste uno Sposo; loro hanno lasciato la lampada senz’olio: noi non abbiamo più nemmeno la lampada; loro sono stolte, ma anche vergini: noi invece abbiamo venduto la nostra vita agli interessi e ai piaceri; loro chiedono con buona grazia un po’ di olio, e quando glielo rifiutano, corrono altrove a cercarlo: noi o non chiediamo nulla a nessuno, o prendiamo con violenza quello che ci serve; loro pregano di essere ammesse nella casa del banchetto: noi teorizziamo che non esiste il paradiso, o che al massimo è un noioso circolo di bigotti. Davvero noi siamo più stolti di quelle vergini stolte!

Tra contraddizioni e stranezze

  1. Nella parabola di oggi ci sono alcuni dettagli strani, addirittura contraddittori. Anzitutto non esiste questa tradizione nuziale delle ragazze che vanno incontro allo sposo con le lampade (meglio: con le torce); le vergini stolte pensano di andare a comperare olio al mercato a mezzanotte ma a quell’ora i negozi sono già chiusi; le vergini sono dette sagge ma sarebbe meglio chiamarle egoiste e insensibili; la porta fu chiusa … ma, alle nozze, in Palestina, tutto il paese era invitato: non si chiudeva la porta a nessuno; lo sposo (che rappresenta Cristo) non è per nulla simpatico: arriva a un’ora impossibile, rimprovera le ragazze che non avevano le torce accese, ma anche lui era arrivato in ritardo e proprio nel giorno del matrimonio inizia a scacciare le persone per errori da niente; la raccomandazione finale vigilate, perché non sapete né il giorno né l’ora (v.13) sembra strana perché anche le vergini sagge hanno dormito e nessuna è stata vigilante. Insomma, tutti fanno una brutta figura. Per comprendere queste stranezze, dobbiamo ricordare che ci troviamo di fronte a una parabola, un genere letterario dove non tutto è logico; non è sui particolari che dobbiamo fissare l’attenzione, ma sull’insegnamento centrale.

Nessuna presunzione!

  1. Quando approfondiamo il senso di una parabola, bisogna distinguere il momento storico (quando Gesù ha pronunciato la parabola) ed il momento redazionale (quando è stata redatta la parabola). Tra i due momenti sono trascorsi almeno 20, 30 anni. Gesù ha pronunciato le parabole in un momento di scontro con i dirigenti religiosi. Ma le parabole sono state redatte in un momento di esortazione ai seguaci di Gesù. Queste due situazioni spiegano il senso di questa parabola. Come esortazione la parabola sta a significare: state pronti, viene il Signore, ed è necessario riceverlo con la lampada della buona vita. Ma come scontro la parabola diceva ai dirigenti giudei che non dovevano essere presuntuosi, perché loro (come le vergini) erano gli invitati al matrimonio dello Sposo. Nessuna elezione divina, nessuna sicurezza, nessun favoritismo. Gesù ha voluto dire: Per quanto eletto tu ti senta e sia degna la comunità alla quale appartieni, se la lampada della tua vita non dà luce, sbatterai con il muso sulla porta. Sono pericolose le false sicurezze. Perché creano una coscienza ingannevole.
  2. Il racconto iniziale di Gesù è stato modificato da Matteo, che l’ha adattato ai bisogni della sua comunità. Circa 20 anni dopo, quando Matteo scrive il suo vangelo, il contesto era già mutato. Matteo – attento ai bisogni spirituali della sua chiesa – riprende la parabola di Gesù e l’adatta alla nuova realtà. Quali erano questi nuovi problemi della comunità cristiana? Nei primi decenni di vita della chiesa, si era diffusa la convinzione che il Signore sarebbe tornato presto per prendere con sé nella gloria i suoi discepoli. Ma non era accaduto nulla! Delusi per il mancato ritorno del Signore, alcuni avevano ripreso la loro vita dissoluta, altri erano tornati al loro commercio… proprio come se non avessero mai udito il Vangelo di Cristo. Erano caduti in un pericoloso sonno spirituale. E per richiamare queste persone che avevano spento la loro fede, Matteo riscrive la parabola. Perciò la scena è quella del giudizio di Dio, le tinte sono cupe. C’è anche l’aggiunta di un’esortazione che Gesù ha certamente pronunciato in altra occasione – Vigilate, perché non sapete né il giorno né l’ora! (v.13) – ma l’evangelista ritiene opportuno collocarla in questo contesto. In Matteo le parabole terminano spesso con minacce di castighi, ma questi non sono lì per terrorizzare: sono un richiamo a vivere bene il tempo presente. Questo è il messaggio della parabola!

Tutte si assopirono …

  1. Gesù descrive la felicità eterna come una festa di nozze. La chiave di lettura della parabola è data dal v.13: Vegliate, perché non sapete né il giorno né l’ora. La sentenza che Gesù rivolge alle vergini stolte è terribile: Non vi conosco! Si tratta della separazione totale, se si pensa che conoscere nella Bibbia implica affettività, totalità. È terribile pensare che spesso la facciata è salva (erano vergini anch’esse!), ma dentro l’amore è finito: alla verginità del corpo può corrispondere la prostituzione dello spirito. Possiamo anche continuare a vivere per abitudine, per quieto vivere, ma abbiamo smarrito il senso dell’invito a nozze. Manca quell’operosità (l’olio), che ci fa andare incontro allo Sposo con gioia. Il credente corre così due pericoli: trasforma la vita in una noiosa sala di attesa, in una valle di lacrime; oppure dimentica l’appuntamento, si sistema comodamente in questo mondo, cancella dall’agenda l’incontro con Dio. La festa è tutta qui! E invece la festa continua altrove! Lo Sposo può tardare, ma non ha detto che non verrà!

Dateci del vostro olio…

  1. Come interpretare il rifiuto delle vergini sagge? Significa che la vita di fede comporta una responsabilità personale, non sono ammesse deleghe. Certo, possiamo aiutarci, crediamo nella comunione dei santi … ma alla fine ciascuno è chiamato a scegliere. Nessuno può chiedere la fede in prestito; non esiste una fede per delega o per procura; ognuno deve personalmente sperare ed amare. Le sagge non possono vendere, le stolte non possono comperare. Inutile stare a sofisticare sull’egoismo delle sagge. Non è più tempo di favori, di sostituzioni, di deleghe, di transazioni. In quell’ora l’olio dev’essere il mio!

Incontro allo Sposo che viene a noi!

  1. Nessuno è più in grado di interpretare le nuove esigenze della società, ricorrendo a schemi obsoleti; l’inquietudine serpeggia; le tradizionali sicurezze cadono; molti genitori ed educatori non sanno dove indirizzare le nuove generazioni; il futuro previsto è imprevedibile; non ci sono maestri da ascoltare né politici da seguire, perché nello smarrimento collettivo si trovano alunno e maestro, figlio e padre, cittadino e politico. L’uomo appare come un gigante cieco: gigante a motivo del suo onnipotente potenziale tecnologico, ma cieco a motivo della sua impotente povertà assiologica. Per comprendere il futuro non bastano le informazioni del personal computer; occorre la sapienza, e questa si può trovare in un analfabeta e non in un Premio Nobel. Ecco il messaggio sempre attuale del Vangelo: chi lo accetta, vede nel chiarore antelucano i segni dello Sposo che viene. L’uomo non va incontro al vuoto o al nulla ma a Qualcuno. La stessa delicata immagine dello Sposo che viene, ce lo ricorda. Si tratta di essere sapienti. Auguriamoci di non dover concludere anche noi come Agostino: Troppo tardi ti ho amato, Bellezza tanto antica e tanto nuova!

Il personaggio centrale: il tempo!

  1. Ogni parabola ha numerosi personaggi. In questa, qual è il personaggio centrale? Ad una prima lettura sembra lo Sposo; ma questo, per quanto importante, non pare determinante. Neppure le vergini, pur così necessarie alla festa, sembrano le protagoniste. C’è invece un personaggio molto più incisivo, quasi nascosto: è il tempo. La parabola infatti vuole insegnarci la vigilanza. Le vergini stolte hanno perso il tempo e lo Sposo! Il tempo misura davvero la nostra buona volontà. Quando amiamo, troviamo sempre il tempo. I fidanzati trovano sempre il tempo per sentirsi e vedersi. Dire non ho tempo in famiglia o in comunità, significa scomunicarsi, separarsi. A volte, non basterà neppure chiedere perdono, come nella parabola. La porta fu chiusa! Non c’era più tempo! Il tempo produce denaro. Che dico? Il tempo produce l’eternità! Buona vita!

 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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