L’ETERNA CAMPAGNA ELETTORALE DEI VICEPREMIER

Di Maio luigiMatteo-Salvini

di Elia Fiorillo

Più ricopri ruoli di responsabilità più la prudenza ti dovrebbe accompagnare nel tuo complesso lavoro. Non è questa una massima di quelle dotte ma una semplice regola di vita. Eppure certi politici nostrali, che di responsabilità ne hanno tante, sembra proprio che abbiano scordato – se mai l’abbiano risaputo – cosa sia il “buon senso”, la “prudenza”. Per loro prevale il presenzialismo su tutto. Un mezzo per farsi pubblicità che con il governare c’entra come i “cavoli a merenda”. Scriveva Platone un po’ di anni fa: “In politica presumiamo che tutti coloro i quali sanno conquistarsi i voti, sappiano anche amministrare uno Stato o una città. Quando siamo ammalati chiamiamo un medico provetto, che dia garanzia di una preparazione specifica e di competenza tecnica. Non ci fidiamo del medico più bello o più eloquente”.

No, per loro non bastavano le sacrosante dichiarazioni di soddisfacimento per l’arresto del pluricondannato all’ergastolo Cesare Battisti. Dovevano essere presenti sulla pista dell’aeroporto al suo arrivo. Dando in questo modo visibilità più del dovuto ad un pluriassassino, manco fosse un capo di Stato o di governo in visita ufficiale al nostro Paese. Certo, è una gran bella soddisfazione il suo arresto dopo quasi quarant’anni di latitanza, ma il vice presidente del Consiglio e il ministro della Giustizia la loro soddisfazione potevano esprimerla in modi più consoni al ruolo ricoperto. Il ministro Bonafede risponde alle polemiche dei tanti che hanno parlato di “passerella” sostenendo che “sarebbe stato offensivo non andare”. “Si domandi a qualunque cittadino se è stato orgoglioso che due ministri fossero lì”. Certe certezze assolute non possono che spaventare. O far pensare ad una frase pronunciata da Ronald Reagan, presidente degli Stati Uniti: “La politica è stata definita la seconda più antica professione del mondo. Certe volte trovo che assomiglia molto alla prima”.

Una cosa del genere nella tanto vituperata Prima Repubblica non sarebbe successa. Allora si puntava più che all’immagine alla sostanza dei provvedimenti che si andavano a prendere. Le promesse farlocche ci sono sempre state da che mondo è mondo, ma certi limiti non andavano mai superati. Allora la classe dirigente si formava lungo percorsi stabiliti. Per i cattolici c’era l’Azione cattolica o i Boy scout o tante piccole iniziative formative che giravano intorno alla Parrocchia. Per i laici l’impegno nel sociale, i progetti culturali del Partito Comunista, la scuola delle Frattocchie. Un percorso faticoso, lento, che ti portava a fare i primi passi nella politica attiva se possedevi le qualità: Responsabile dei giovani del partito, consigliere comunale. Eppoi, se i risultati erano stati soddisfacenti, ti si aprivano le porte dei palazzi romani.

Con l’avvento dell’era Berlusconiana, e con l’arrivo della Seconda repubblica, quello che contava era l’immagine e la capacità imprenditoriale. Due elementi che secondo il Cavaliere erano vincenti nella lotta politica. La figura giovane, simpatica, adeguatamente abbigliata attirava consensi, mentre l’essere un bravo imprenditore significava sapersi disbrigare anche in politica, anzi saper finalmente gestire la “polis”. Chi come il sottoscritto ha avuto l’opportunità di conoscere per lavoro sia i politici della Prima e della Seconda Repubblica, sa bene l’enorme differenza di preparazione e di esperienza che passava tra i due mondi. Ad onore del vero bisogna dire che diversi politici della Seconda Repubblica tentarono con non poche difficoltà di colmare le carenze conoscitive che avevano, ma non fu cosa facile. Gestire, ad esempio, un Consiglio Regionale come presidente quando non hai mai presieduto un’assemblea di condominio o altra assise non è cosa semplice anche se stato giudice anticamorra. Sono due cose diverse.

Le Europee si avvicinano e la campagna elettorale sale di tono… e di immagini. Salvini continua ad indossare giubbotti della polizia a tutto spiano (ma perché quelli dei Carabinieri no?). Di Maio insieme a Dibbastista se ne va a Strasburgo in macchina dibattendo sul futuro del Paese ma non solo. L’immagine che vogliono dare è quella di “due amici al bar”, meglio in macchina, che la sanno lunga e non temono nessuno. Ne’ il Beppe convertito ai vaccini, ne’ i malumori interni al MoVimento. Sono loro il MoVimento! Ma fino a quando? Per Salvini ci dovrebbe essere il boom alle Europee, per loro un po’ di consensi in meno dall’altra votazione. Insomma, bisogna in tutti i modi risalire la brutta china elettorale. E il tempo non è a loro favore. È proprio tiranno!

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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