Lettera aperta ai democratici di Terra di Lavoro

 

Il risultato elettorale nelle ultime votazioni comunali a livello nazionale è stato incoraggiante per le forze di sinistra e progressiste. Dal voto emerge il segnale netto che dal basso può rinascere la politica se si fonda su candidati competenti e su contenuti basati su forti valori.

Ancora una volta in Provincia di Caserta siamo andati in controtendenza rispetto ai dati nazionali. Il PD (ma anche le altre forse di sinistra) sono scomparse dallo scenario politico ed amministrativo. Dopo il disastroso esito delle votazioni alle politiche, ancora un altro risultato più che deludente si è registrato nel voto dei vari comuni, dove diventa anche difficile individuare candidati o eletti espressione delle forze di sinistra e progressiste.

Anche a seguito di una gestione inadeguata del PD negli ultimi anni abbiamo assistito ad un fuga – quasi un ritrarsi – dalla vita politica attiva di tante persone impegnate (soprattutto dei giovani). Con il movimento dei grillini sembrava emergere una spinta al rinnovamento, che invece già si è affievolita. Cresce la rabbia e l’indignazione di fronte all’acuirsi della crisi economica e sociale. In molti casi non esiste nemmeno più la speranza di poter cambiare, di poter  pensare ad un futuro diverso (come è emerso in un recente incontro a Castel Volturno in occasione della presentazione del libro di Ilaria Urbani “La buona novella”, che consiglio a tutti/e di leggere).

Di fronte a questa situazione mi sono chiesto: cosa fanno le forze della cultura e le varie associazioni attive sul nostro territorio? Va detto che la rete del mondo del terzo settore e del volontariato è oggi un protagonista attivo delle battaglie per un riscatto sociale, civile e culturale di Terra di Lavoro (con tanti esempi di “buone prassi”, come quelle realizzate con i progetti di accoglienza e di economia sociale sui beni confiscati alla camorra nelle terre di don Diana).

Ma questo non basta se non si accompagna ad un radicale rinnovamento della vita politica e delle istituzioni, se non cresce una nuova classe dirigente a tutti i livelli. Nel Mezzogiorno non ci possiamo illudere di avviare processi di cambiamento senza una rinascita della politica, senza una nuova capacità di governance, di progetto e di visione.

Per fare questo occorrono due condizioni di fondo: la prima sta nella crescita di una nuova classe dirigente, fondata su competenze e su valori forti (come quelli dell’eguaglianza e della solidarietà tra generazioni, capace di valorizzare il ricco patrimonio di beni ambientali, storici e culturali). A tal fine è indispensabile un impegno diretto delle migliori energie culturali ed intellettuali, a partire da quelle del mondo della scuola e dell’università; da quelle dei vari talenti ed artisti nati in queste terre e famosi in tutto il mondo; da una imprenditoria capace di essere competitiva sui mercati ma anche attenta all’etica del lavoro e  della finanza. Come sostengono P.Greco e B. Arpaia (in un bel libro che presentiamo il 30-05 alla Feltrinelli) con la cultura “si mangia”, con la conoscenza si può creare sviluppo ed occupazione. Anche le Piazze del Sapere – ed altri luoghi di vita socio-culturale – possono dare un contributo in piena autonomia a questo dibattito su politica e conoscenza (che non vuol dire disimpegno e distacco dalla vita politica).

La seconda sta nel ruolo della scuola che deve fornire le basi per un sapere critico nei giovani, ma anche per una educazione alla cittadinanza ed alla vita democratica per una  partecipazione attiva, responsabile e consapevole.

Per realizzare questi obiettivi bisogna cambiare e rifondare radicalmente il modo di funzionare dei partiti (a cominciare dal PD), che rimangono ancora chiusi nei vecchi schemi della lotta interna per correnti o per scontri elettorali – come è accaduto nelle ultime primarie per le elezioni politiche. Occorre cambiare metodo e regole di vita interna per partire dai programmi, dal confronto  sui contenuti: come afferma Fabrizio Barca il partito deve essere capace di promuovere una “mobilitazione cognitiva”, diventare una “palestra” di confronto tra idee, programmi e progetti (a partire da quelli più urgenti e drammatici che condizionano il nostro territorio: la lotta alla camorra per affermare la cultura della legalità democratica, salvare e bonificare l’ambiente dai disastri dei rifiuti e delle cave, politiche attive per il lavoro e per servizi sociali ai più deboli).

Per rilanciare un percorso virtuoso si potrebbe organizzare un Forum politico per aree tematiche delle forze democratiche e di sinistra  – a partire dagli stati generali per la cultura – come contributo ad una fase congressuale e di scelta dei nuovi gruppi dirigenti per rilanciare anche in Terra di Lavoro un partito veramente democratico e di sinistra.

Pasquale Iorio                                                                                   Caserta, 29 maggio 2013

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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