Libro “Alba di fuoco” di Alessandro Zannini.

Dopo la lunga pausa imposta dalla pandemia del Covid, “La Canonica” di Caserta riapre le porte giovedì 14 ottobre, alle ore 17:00, con la presentazione del libro “Alba di fuoco” di Alessandro Zannini. La relazione sarà tenuta dalla prof.ssa Vanna Corvese che dialogherà con l’Autore, presente in sala.

L’accesso, come da norme vigenti, sarà consentito alle persone munite di “green pass” fino all’esaurimento dei posti disponibili, la cui collocazione rispetta le norme di distanziamento raccomandate. Per garantirsi un posto è, però, possibile effettuare anche una prenotazione inviando una e-mail all’indirizzo antonio.malorni@cnr.it .

«Alba di fuoco – scrive nella prefazione padre Raffaele Nogaro, vescovo Emerito di Caserta – è un romanzo storico di alta potenza narrativa, che sa articolare con sapienza un discorso di genuina spiritualità. L’Autore osserva l’umanità che popola il libro ed è intensamente coinvolto nella ricerca che essa esprime verso una liberazione collettiva dalla miseria e dalla umiliazione, dalle vessazioni e dai soprusi, nell’aspettativa di una finale redenzione. In questo contesto la sua indagine su verità psicologiche, che esulano dallo scientismo ufficiale e sperimentano le trascendenze più ardite e vibrate dello spirito umano, riesce pienamente convincente: la protagonista, Maria Teresa nel secolo e Maria Raffaella nel monastero, è un personaggio a tutto tondo, sorprendentemente nuovo e pienamente reale. Gli altri personaggi, quasi tutti d’invenzione, non sono mai di cornice, ma vengono analizzati nelle azioni concrete in ogni pensiero e in ogni moto dell’animo. Alcuni sono di una forza espressiva encomiabile, come don Cristoforo, Franchino e Nennella. La narrativa di Alessandro Zannini si situa in un ambiente paesano meridionale tra la fine Ottocento e il primo Novecento; ne ricostruisce le atmosfere, gli usi, i costumi, la mentalità, così da farli rivivere al lettore con appassionata partecipazione. La povertà si legge nelle abitazioni squallide, nelle strade dissestate, dove si aggirano personaggi straziati dalle fatiche. Ovunque però si respira l’attesa di tempi nuovi e migliori: c’è sempre l’alba radiosa della vita e della speranza».

Maria Teresa Coppola, protagonista del romanzo di Zannini, sente la vocazione a divenire suora sin da bambina e raggiunge questo sogno alla soglia dei trent’anni, quando, dopo aspre battaglie, vince finalmente la contrarietà dei genitori ed entra nel monastero di clausura delle Clarisse cappuccine, detto Trentatrè, di Napoli. Ammalatasi ben presto di turbecolosi, verrà curata e assistita sino alla morte, avvenuta nel 1912, dal dottore Giuseppe Moscati (25 luglio 1880 – 12 aprile 1927)), oggi San Giuseppe Moscati fin dal 1987, quando è stato canonizzato dalla Chiesa cattolica.

Di suor Maria Raffaela Coppola, al secolo Maria Teresa (Casal di Principe, 26 febbraio 1883 – Napoli, 4 ottobre 1922), è in corso la sua causa di beatificazione. Aveva iniziato la sua formazione cristiana in famiglia e presso le suore Figlie di Sant’Anna, che la prepararono alla Prima comunione, e, pur avendo un’istruzione molto bassa, seppe raggiungere vette di penetrazione dello spirito, come e più di dotti teologi. Mel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, ebbe il permesso dal proprio direttore spirituale di emettere il voto di “vittima espiatrice” con il quale si impegnava in una vita di purificazione con costante eroismo a tutti i livelli. Fu durante questi anni che contrasse la tisi polmonare e accettò la sua infermità con umiltà e adesione alla volontà di Dio al quale offrì tutte le sue sofferenze. Durante uno dei gravi collassi chiese alla Madonna che avrebbe preferito morire in tempo per poter trascorrere la festa di s. Francesco in Paradiso. E così fu, il giorno 4 ottobre 1922, mentre stava seduta momentaneamente su una cassapanca, si adagiò sulla stessa e serenamente senza agonia, rese l’anima a Dio. Aveva solo 39 anni. Dal 1982 gli atti per la sua beatificazione sono presso la Congregazione delle Cause dei Santi e dal 2015 è venerata come Serva di Dio dalla Chiesa cattolica.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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