Nicola Trangone, navigatore di Capua

di Vittorio Russo

nel corso delle mie ricerche per il lavoro che sto preparando su Antoniol Pigafetta, il primo italiano che ha circumnavigato la Terra, ho scoperto che su una delle navi della Spedizione di Magellano, la Victoria (la sola che riuscì a far ritorno in Spagna) era imbarcato, pensate, un MARINAIO DI CAPUA!

Nell’Archivo General de Indias di Siviglia, compare scritto NICOLAO DE CAPUA. Il cognome che lo identifica è TRAGON, da correggere in TRANGONE. Quindi Nicola Trangone. Ho scoperto, malgrado l’esiguità delle notizie, che risultava essere figlio di un tale Giacomo Trangone e di Milia (Emilia) di Licata (in realtà erroneamente scritto Milia Delicata), entrambi capuani. Da notare che nel Cinquecento i cognomi si andavano diffondendo informati a patronimici e luoghi di origine. Non stupisce quindi che il nostro Nicola fosse noto per il luogo di provenienza (così, come del resto, quello della madre). Da una ricerca più approfondita, ho potuto stabilire che il cognome Trangone e Trancone o Troncone è tuttora abbastanza diffuso nell’area capuana.

Tenuto conto del fatto che solo nel 1862 la Capua storica (quella romana, per intenderci) ha assunto il toponimo di Santa Maria Capua Vetere, si deve dedurre che Nicola di Capua era capuano di Santa Maria. Ma va bene lo stesso. L’indicazione DE CAPUA indica la città e il suo territorio. Singolare, invece, che da un centro interno qual era appunto Capua, con così pochi contatti col mare, sia venuto fuori un marinaio (non un apprendista, ma un vero marinaio, uno che aveva già una buona pratica di mare e di navigazione). Un professionista di buona qualificazione anche perché imbarcato sulla nave considerata l’ammiraglia della spedizione, La Trinidad. Lo conferma, inoltre, la paga a lui assegnata, che risulta essere di ben 1200 maravedì al mese. Approssimativamente 157 euro, una somma notevole per il tempo, tenuto conto pure dell’anticipo corrispostogli alla partenza pari a 4 mensilità. 

Scavando ancora ho scoperto che, purtroppo, come tantissimi altri imbarcati (dei 260 o poco più della flotta di Magellano, fecero ritorno in Spagna solo in 18, fra essi due soli italiani Antonio Pigafetta e Leone Pancaldo). Nicola di Capua morì nel corso della spedizione. La relazione dice che: Martes treynta dias del dicho mes de julio mataron en un junco a Nicolao de Capua marinero. A 30 de julio de 521. Cioè: Martedì 30 luglio 1521 fu ucciso in un combattimento (navale fra navi spagnole) e una giunca (nave locale di origine cinese) il marinaio Nicola di Capua.

Si sa dalla Relazione di Antonio Pigafetta che in quel giorno le ultime tre navi della spedizione incrociavano nelle acque del Borneo settentrionale alla ricerca di luoghi dove ancorare per approvvigionarsi di acqua e viveri. Si comprende bene che i comportamenti degli spagnoli, determinati anche dalle condizioni di rischio e dalle costanti aggressioni di popolazioni spesso selvagge, antropofaghe e bellicose, erano di inaudita brutalità. Questa necessità era giustificata dall’urgenza di fissare nei nativi un profilo di invincibilità degli europei, soprattutto grazie alle armi da fuoco. Gli scontri erano perciò abbastanza frequenti e quasi sempre molto cruenti.                                                                 

Morto Magellano la disciplina a bordo si era allentata di molto; gli equipaggi avevano smarrito ogni freno morale per cui saccheggi, incendi di villaggi, stupri e ruberie fra gli isolani delle Molucche erano all’ordine del giorno. Guai a pensare che quei naviganti fossero brava gente. Molto spesso si trattava di rifiuti di galera e pendagli di forca che accettavano di navigare solo per evitare condanne capitali o lunghe detenzioni. Navigare era considerato il peggiore dei mestieri, soprattutto in quel tempo e per quella spedizione in particolare in mari mai navigati prima. Rispettabile, tuttavia, doveva essere il nostro Antonio, marinaio di buona formazione, magari anche un poco manesco che non guastava e sicuramente avvezzo al sangue come richiedeva la dura vita di bordo. Non un comune avventuriero, dunque, come tanti ingaggiati all’ultimo momento. 

Nicola di Capua morì, dunque, presso le coste del Borneo (forse non lontano da Brunei). Lo scontro finì con la cattura di un principe locale, figlio del sovrano dell’Isola di Luzon, nelle Filippine, e di tre splendide giovani donne che furono puntualmente violentate. Nicola fu ucciso dai locali durante questo scontro e fu sicuramente una gran perdita, compianto da tanti connazionali ancora vivi e da Antonio Pigafetta.

La storia completa delle vicende di questo entusiasmante viaggio che considero la più grande avventura di mari e di scoperte di tutti i tempi, la troverete nel mio lavoro su Antonio Pigafetta ancora “in costruzione”!

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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