Oggi questa Scrittura si è compiuta!

III domenica del T.O. – 23 gennaio 2022

Oggi questa Scrittura si è compiuta!

Prima lettura: Lessero il libro della Legge e ne compresero la lettura (Ne 8,2). Seconda lettura: Voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte (1Cor 12,12). Terza lettura: Oggi questa Scrittura si è compiuta! (Lc 1, 1).

Prima lettura

1)Da oltre cento anni il popolo d’Israele è tornato dall’esilio di Babilonia, ma non è ancora riuscito a riorganizzare la sua vita. L’anarchia è totale: si commettono furti, violenze, angherie nei confronti dei poveri. Per porre rimedio a una situazione sempre più caotica, il grande re di Persia, Artaserse, dal quale dipende la Palestina, invia a Gerusalemme Esdra, «sacerdote e scriba, esperto nei comandi del Signore» (Esd 7,11). Costui si rende subito conto che i disordini sono imputabili alla mancata fedeltà alla Legge di Dio, che il popolo non osserva perché non la conosce. Che fare allora? Il giorno di capodanno, Esdra «porta la Legge davanti all’assemblea degli uomini, delle donne e di quanti sono capaci di intendere e la proclama sulla piazza davanti alla porta delle Acque» (w.1-2). Ecco come egli organizza la celebrazione:

> Egli convoca in santa assemblea tutte le persone capaci di comprendere e, «dallo spuntar della luce fino a mezzogiorno», fa leggere il libro della Legge (w.2-3). Nessuno manca, nessuno cerca scuse per rimanere a casa a occuparsi dei propri affari. Israele è cosciente che, senza la partecipazione regolare all’assemblea comunitaria, la fede finirebbe per scomparire.

> Esdra non trascura alcun particolare della liturgia. Sceglie accuratamente il luogo dell’incontro. La «porta delle Acque» si presta bene allo scopo perché è lontana dal frastuono della città, offre una buona acustica e permette di disporre gli ascoltatori su una specie di anfiteatro. Fa preparare una tribuna di legno in modo che il lettore venga a trovarsi in posizione elevata e possa essere visto da tutti (v.4). Sceglie anche lettori ben preparati e con una buona voce…

> Il rito inizia in modo solenne. Esdra, stando in alto, apre devotamente il Libro e subito il popolo si alza in piedi per testimoniare la propria venerazione per il testo sacro, viene pronunciata la benedizione e il popolo risponde «Amen! Amen!». Poi tutti si inginocchiano e si prostrano (w.5-7). Sono gesti che creano il clima ideale per un «religioso ascolto» della Parola. Chi partecipa alla celebrazione deve percepire, anche sensibilmente, che si trova davanti al Signore che parla.

> Infine, non basta la lettura. La Parola di Dio è efficace solo nella misura in cui viene capita; per questo ha bisogno di essere interpretata e spiegata utilizzando un linguaggio semplice, comprensibile a tutti (v.8). Da qui la grave responsabilità che incombe su coloro che fanno l’omelia. Quella di Esdra e dei leviti ottiene ottimi risultati. Il popolo fa un serio esame di coscienza, si rende conto di non essere stato fedele alla Legge di Dio e manifesta con le lacrime il proprio pentimento (v.9). Ma al popolo è ricordato che il giorno dell’incontro con la Parola di Dio è sempre una festa (v.10), e questa si manifesta anche esteriormente con canti, danze, cibi e bevande più abbondanti del solito. Come far capire ai nostri fedeli che si va in chiesa per amore e non per paura, che alla messa domenicale Dio ci attende con gioia, e non ci vuole come precettati?

Dal Vangelo

2) L’evangelista Luca premette all’episodio quattro versetti dove ci spiega come ha lavorato. Ci vuole dire: attenzione, gli spettatori non sono ammessi. Chi ascolta la Parola o è un testimone o è un contro-testimone. L’evangelista Luca si mette anche lui nella fila dei testimoni, fa ricerche accurate, chiede a Teofilo (cioè a ogni “uomo che ama Dio”), e scrive e trasmette alle generazioni seguenti la sua testimonianza. Anch’io, con questo scritto, sto facendo una predica, e forse per molti la preoccupazione è che sia breve, perché in tutti noi c’è una mentalità consumistica: occorre bruciare in fretta questi momenti e passare ad altro da consumare. Ma la predica è una preghiera, è un servizio a Dio, un momento forte di ascolto della Parola. Bisogna arrivare a comprendere che il Vangelo non racconta solo la vita di Cristo ma anche la mia. Non è una semplice lezione di morale, non un malinconico sguardo al passato, né un’esaltante proiezione nel futuro. Siamo abituati a sentire ogni giorno la parola “inflazione”: è un fenomeno per cui il nostro denaro vale sempre di meno, e perciò occorre aumentare i prezzi. Così capita anche alle parole: diventano merce svalutata e inflazionata; la famosa Mina cantava Parole, parole … ed anche noi diciamo “Parole, parole” quando un discorso è inconcludente.

3) Se la prima lettura ha come sfondo Gerusalemme, la seconda ha come sfondo la sinagoga di Nazaret. Gesù vi ritorna per offrire alla gente del suo villaggio le primizie della sua rivelazione. Come era solito, Gesù partecipa alle funzioni religiose della sua “parrocchia”, e cioè la sinagoga, ogni sabato. La gente lo conosce bene, perché questo loro paesano ha già fatto parlare di sé. Cerchiamo di evidenziare alcune frasi:

> Illustre Teofilo. Era abitudine dedicare un’opera a chi la sponsorizzava. Le pergamene erano costose e per un Vangelo occorrevano le pelli di una ventina di capretti; poi bisognava pagare i calligrafi che ricevevano poco più di un bracciante, ma erano lenti; infine, anche l’autore del libro doveva vivere… Luca aveva un ammiratore, Teòfilo, probabilmente un cristiano benestante dell’Asia Minore che si era accollato tutte le spese. In segno di gratitudine, l’evangelista lo menziona sia nel prologo del Vangelo sia in quello degli Atti degli Apostoli.

> Entrò nella sinagoga. E’ sabato e la gente va alla sinagoga per pregare e per ascoltare la lettura e la spiegazione della Parola di Dio. Un rabbino organizza l’incontro, ma ogni giudeo adulto può presentarsi o essere invitato a leggere e commentare le Scritture. La liturgia comincia con la recita dello Shema’ e continua con le diciotto benedizioni che introducono nella parte centrale della celebrazione, la lettura di due brani della Scrittura: il primo tolto dal Libro del Pentateuco (Toràh), l’altro dai Profeti (Neviìm). Chi legge il secondo testo, in genere, fa anche l’omelia. Il clima è di raccoglimento e di preghiera, la gente è ben disposta all’ascolto della Parola di Dio e Gesù coglie l’occasione per lanciare il suo messaggio (v.16).

> Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia. Dal racconto non possiamo sapere se Gesù apre il rotolo a caso o se c’era già un segno. Fatto sta che questa pagina di Isaia rappresenta il manifesto programmatico di Gesù, una pagina scritta proprio per lui.

> Gesù apre il volume che gli è stato consegnato. L’evangelista vuol far capire ai suoi lettori che senza Cristo il testo sacro è un libro chiuso. Solo lui è in grado di dar loro un senso. Fatta la lettura, Gesù arrotola il volume, lo consegna all’inserviente e si siede, gli occhi di tutti sono fissi su di lui. I rabbini spiegavano la Parola di Dio stando seduti. E’ l’invito a fissare lo sguardo su di lui e su nessun altro. I Libri santi dell’Antico Testamento hanno lo scopo di condurre a lui e, raggiunto questo scopo, possono venire arrotolati.

> Il testo scelto è preso dal profeta Isaia: «Lo Spirito del Signore è sopra di me… mi ha unto e mi ha mandato ad annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e proclamare un anno di grazia del Signore» (w. 17-19). Di chi sta parlando Isaia? Il profeta si riferisce a un personaggio che, quattrocento anni circa prima di Cristo, fu inviato da Dio a liberare gli israeliti dall’esilio di Babilonia.

> Dopo la lettura, Gesù siede, come ogni buon maestro, e la gente si aspetta la predica, ed ecco la predica più breve e densa della storia: “Oggi si è compiuta questa Scrittura!”. Con Gesù si apre un giubileo, un anno santo, un anno di grazia che non ha fine. Oggi – comincia a dire Gesù – si adempie questa profezia (v.21). Non commenta il testo del profeta, ma ne proclama la realizzazione.

> Il termine ebraico usato da Isaia per indicare la liberazione dei prigionieri è deror (דרור) che significa: sciogliere da ciò che impedisce di correre speditamente. Oggi la parola di Gesù comincia a liberare non solo dalle malattie ma da tutti i blocchi psicologici e morali che rattrappiscono, non permettono di avanzare e di crescere, inibiscono gli slanci di amore. Il groviglio di passioni incontrollate che fanno ripiegare su se stessi nella ricerca del proprio tornaconto, la sete di possesso, la frenesia del potere e del successo sono catene. Questi ceppi, oggi, cominciano a essere frantumati, grazie alla forza irresistibile dello Spirito Santo (v.14), che è su Gesù e su ogni credente. Buona vita!

השּׁרשים הקּדשים Le Sante Radici

Per contatti: francescogaleone@libero.it

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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