PARCO NAZIONALE DEL VESUVIO

Care cittadine, cari cittadini,

 
ci siamo posti una domanda:

 
può l’uomo che ha guidato il Parco nazionale del Vesuvio nell’ultimo anno e mezzo essere colui il quale guiderà la rinascita del Parco dalle sue ceneri?
In questi giorni vi sarà capitato di ascoltare al bar, dal fruttivendolo, mentre facevate la spesa, dal parrucchiere, in un qualunque esercizio pubblico, i commenti dei vostri concittadini sugli incendi che hanno devastato il Vesuvio. Quasi tutti, se non tutti, inveivano contro chi avrebbe appiccato il fuoco, attribuendo la colpa di quanto accaduto a criminali mossi dalle più svariate motivazioni.
 
Ora è comprensibile che persone che non hanno dimestichezza con i boschi e con la campagna (come ormai la stragrande maggioranza della popolazione in area Parco) non comprenda che il vero problema non è chi incendia e perché ma il fatto che il bosco se non gestito, coltivato, pulito, è a rischio altissimo di incendi. Ed è anche comprensibile che persone non addette ai lavori, che non conoscono i boschi, non comprendano che non bastano i mezzi aerei, che siano elicotteri o canadair, per spegnere gli incendi, ma che occorra personale di terra qualificato e adeguatamente attrezzato per  impedire che le fiamme si propaghino o che riprendano vigore dopo il passaggio dei mezzi aerei.
E, infine, va detto che è nella natura della mente umana, di fronte ad una tragedia o a qualunque evento luttuoso, andare alla ricerca del colpevole, della “causa ultima”, semplificando fenomeni che, nella maggioranza dei casi, sono riconducibili ad un complesso di cause concomitanti.
Ma chi amministra il Parco, chi è stato scelto per guidare il Parco nazionale del Vesuvio, non può, non deve ragionare come “l’uomo della strada”, cioè come una persona che non ha le competenze per capire cosa accade e perché accade.
E invece capita che Agostino Casillo sia il primo ad additare i presunti colpevoli, a inveire contro “la Camorra e le Ecomafie” (per inciso leggiamo dai giornali di oggi che le tre Procure che stanno indagando hanno scartato l’ipotesi che ci sia la Camorra dietro i roghi).
Sarà la magistratura a stabilire se gli incendi sono dolosi o accidentali ed, eventualmente (ma è statisticamente molto improbabile), spedire nelle patrie galere gli autori dei roghi. Per quanto ci risulta, almeno uno dei principali incendi di questi giorni non ha natura dolosa, ma accidentale e ne informeremo le autorità competenti.
Ora delle due l’una: o Agostino Casillo è un incompetente che non sa guardare al di là del proprio naso e non comprende che, dolosi o non dolosi, “gli incendi si prevengono e non si spengono” (e quando purtroppo capita di doverli spegnere si agisce con tempestività ed efficacia, coordinando le azioni da cielo con quelle da terra), oppure, il che è peggio, Agostino Casillo ha scientemente, deliberatamente e cinicamente, dato in pasto alla opinione pubblica il mostro dei presunti colpevoli, per scaricare su un “nemico invisibile” le sue responsabilità per una grave sottovalutazione del rischio incendi e una altrettanto grave incapacità di predisporre una qualunque azione di contrasto al prevedibile ripetersi di incendi sul Vesuvio.
E’ come quando piangiamo i morti sotto le macerie di un terremoto in una zona sismica; di chi è la responsabilità? Della natura o di chi non è stato in grado di costruire abitazioni che reggessero l’urto di quell’evento che prima o poi si sarebbe verificato?
Abbiamo sollecitato in tutti i modi il neo presidente del Parco ad agire dopo il devastante incendio dell’anno scorso che ha interessato i comuni di San Giuseppe Vesuviano, Terzigno, Boscoreale Boscotrecase e in parte Trecase e Torre del Greco. Parole al vento.
 
Nulla è stato fatto per mitigare gli effetti dell’incendio nelle are percorse dal fuoco (come prescrive la legge quadro sugli incendi boschivi).
 
Non è stata fatta alcuna valutazione del rischio idro geologico nelle aree percorse dal fuoco nel 2016
 
Nulla è stato fatto e nemmeno cominciato per la manutenzione dei boschi.
 
A questo riguardo prima il Presidente ha sbandierato ai quattro venti una convenzione stipulata  con la SMA Campania che avrebbe risolto ogni problema, laddove nella convezione con la SMA si parla esclusivamente di manutenzione ordinaria e straordinaria dei sentieri (e quindi non di pulizia del bosco e del sottobosco), legata peraltro a progettazioni e finanziamenti a venire, poi ha scaricato sui comuni del Parco la responsabilità della manutenzione dei boschi. 
 
Ammesso e non concesso che la responsabilità in tal senso sia esclusivamente dei comuni (ma non dimentichiamoci le competenze dei Consorzi di Bacino sugli alvei, i terreni demaniali, il regime speciale della Riserva Tirone Alto Vesuvio, ecc.ecc.), viene da chiedersi a questo punto: ma che idea di Parco ha in testa questo Presidente? 
Un Presidente che ipotizza che i Comuni debbano far da soli nella gestione del bosco e nella prevenzione degli incendi che idea di Parco ha?
 
Nulla è stato fatto per organizzare delle squadre di pronto intervento a terra in caso di incendio. 
 
Conosciamo la risposta del Presidente: non ci compete. 
 
La nostra risposta è che: 1) lo status di Parco nazionale consente in realtà al’ente Parco di intervenire in tal senso. Ogni Parco nazionale elabora e aggiorna annualmente un suo Piano Antincendio Boschivo e riceve finanziamenti per metterlo in pratica. 2) le responsabilità politiche e le relative competenze un bravo amministratore se le prende, non fermandosi davanti a cavilli e regolamenti. Il Parco deve avere sue squadre di operai manutentori che nel periodo estivo facciano anche attività di vigilanza e spegnimento se occorre. 
 
Infine, ed è forse la colpa più grave di Casillo, nulla è stato fatto per incrementare la vigilanza del territorio nel periodo estivo. 
 
In una situazione di grave rischio e grave pericolo; con i boschi che erano una vera polveriera, in mancanza di uomini e mezzi appropriati per intervenire rapidamente; il minimo che si sarebbe dovuto fare è predisporre un controllo capillare del territorio anche attingendo a quella enorme risorsa che è il volontariato, che tuttavia andava minimamente formato, organizzato e coordinato. Nulla di questo è stato fatto.
 
Può dunque l’uomo che abbaia alla luna, l’uomo che rifiuta di incontrare chi il Vesuvio lo conosce e lo frequenta da diversi lustri prima di lui; chi è sordo a qualunque avvertimento, chi fa sfoggio di sicumera salvo poi trovarsi del tutto impreparato ad affrontare la più prevedibile delle emergenze; l’uomo che convoca le associazioni ma esclude a priori momenti di confronto e dibattito, l’uomo che dimostra di avere del Parco una idea molto piccola, burocratica, superficiale; l’uomo che non ha nessuna esperienza minimamente significativa di impegno ambientalista alle spalle, l’uomo che, ancora in queste ore, mostra nei toni, nelle parole, una scarsissima sensibilità ambientale per il dramma che stiamo vivendo; l’uomo che, ancora  in queste ore, a dispetto della nostra intelligenza, recita la parte del condottiero che procede indomito noncurante degli ostacoli che nemici invisibili (e i soliti disfattisti) gli frappongono; l’uomo che non è stato capace di un cenno di autocritica e dal  quale non abbiamo sentito una sola parola di verità in questi giorni; può dunque essere questo l’uomo che guiderà  il Parco nella difficilissima opera di ricostruzione ambientale, civile, economica e morale che abbiamo di fronte?
 
 
Il coordinamento di cittadini per il Parco


 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *