PER ABBATTERE IL NUMERO DI VOUCHER È NECESSARIO RENDERE PIÙ APPETIBILI I CONTRATTI SUBORDINATI E INDICARE SUI BUONI LAVORO GIORNO E ORARIO DI UTILIZZO

 

I voucher stanno falsando il mercato del lavoro: da un lato i numeri dell’incremento vertiginoso certificati dall’Inps meno di un mese fa (115 milioni di buoni venduti nel 2015, +66% rispetto al 2014), dall’altro le successive inchieste della stampa raccontano come si abusi di questo sistema, nato per far emergere il nero endemico di alcune tipologie di lavori. Come sindacato unitario dei consulenti del lavoro, l’Ancl torna sull’argomento* con una richiesta ben precisa al governo: rendere più appetibili i contratti di lavoro subordinato, e indicare sui voucher giornata e orario di utilizzo del buono lavoro. Solo in questo modo i voucher venduti diminuiranno sensibilmente e corrisponderanno al lavoro accessorio reale che si svolge in questo Paese. Senza che ci sia invece, come sta avvenendo ora, una consistente fetta del precariato che è costretta ad accettare i voucher pur di lavorare. Buoni che, ricordiamo, prevedono una contribuzione e un’assicurazione contro gli infortuni irrisorie (2,50 euro sui 10 che costa un voucher) e zero accesso agli ammortizzatori sociali.

Non è detto che Inps e Inail siano davvero determinate a intervenire sulle anomalie: i voucher costituiscono per gli enti un’entrata senza previsione di restituire nulla al contribuente. È estremamente difficile, infatti, che un lavoratore accumuli tramite i soli voucher contributi tali da poter richiedere la pensione. Per questo la palla passa al governo: «Si deve modificare il sistema – afferma Francesco Longobardi, presidente nazionale Ancl – I voucher devono smettere di essere generici e indicare giorno e orario di utilizzo. E il lavoro, semplicemente, deve costare di meno. Tutti sanno che è l’unica ricetta per rilanciare l’economia e l’occupazione, ma l’unica cosa che si fa è prevedere degli incentivi a termine». I voucher, nati essenzialmente per l’agricoltura, hanno subito un’impennata negli ultimi anni soprattutto nei settori del turismo (poco meno di 2 milioni nel 2012, oltre 11 milioni nel 2014) e commercio (poco meno di 4 milioni nel 2012, oltre 14 milioni nel 2014): «Possiamo ragionevolmente sospettare che settori trainanti della nostra economia si basino sul precariato», conclude Longobardi.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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