PICCOLE FURBIZIE DI FARMACISTA O CONCLUSIONI AFFRETTATE DI CLIENTE MALPENSANTE

 

di Daniele Palazzo

Doppiamente furbi, doppiamente fessi. A volte, ci si imbatte in individui che, beati loro, credono e pensano di poter pilotare il mondo come meglio credono e di assoggettare al loro piacimento tutti e ciascuno.  Questo genere di persone, vuoi per pregressa abitudine, vuoi perché nessuno gli ha mai chiesto di rendere conto delle loro azioni, si comportano in maniera tale da pensare di essere dei piccoli potestà e, quindi, che tutto gli è lecito. Se ne è accorto, ci dice, un paziente per Morbo di Parkinson che, trovandosi di passaggio nel Vairanese, si è fermato in una farmacia zonale per acquistare uno dei farmaci(Mantadan 100) non mutuabili della sua terapia, che, da pochi giorni, è stato oggetto di un aumento di prezzo. Dai 7.10 Euro che costava, è stato portato ai 7.45 attuali. Ora, a parte che la confezione arrivata nelle mani del paziente recava ancora il prezzo vecchio e che, di conseguenza, a suo parere, faceva parte d uno stock non soggetto alla maggiorazione stessa, l’inghippo è che l’acquirente, che aveva risposto di no quando gli era stato domandato se utilizzasse la tessera sanitaria per lo scarico della spesa farmaceutica, ha notato che chi lo serviva ha preso dal bancone una tessera con tanto di codice a sbarre e l’ha passata sotto il lettore ottico del computer in dotazione all’esercizio commerciale. Il Farmacista, al quale, comunque, non è stato contestato alcunché, ha caricato i 7.45 Euro pagati da un cliente sulla tessera di un altro iscritto al Servizio Sanitario Nazionale? E’ questa la netta sensazione di chi ci ha riferito l’accaduto, che ritiene esserci del dolo nell’episodio che lo ha interessato. Va detto, però, che, essendo a conoscenza dell’alto senso di dedizione e attaccamento al dovere della categoria dei Farmacisti, che hanno sempre dimostrato una grande dirittura morale e una più che encomiabile inclinazione all’onestà e al bene di chi si rivolge a loro con fiducia, la questione potrebbe avere anche un’altra chiave di lettura, cioè che l’accaduto possa essere stato interpretato in maniera distorta da chi a noi si è rivolto. Perché, ci chiediamo e domandiamo, il parkinsoniano in oggetto non ha proceduto a chiedere lumi al professionista “incriminato” di fornirgli una spiegazione su quello che credevano di vedere i suoi occhi, onde fugare ogni dubbio? In ogni caso, noi che siamo super partes in questa come in tutte le altre questioni che trattiamo, non ci tiremo indietro. Saremo attenti testimoni, denunciando in prima persona abusi e situazioni dubbie che dovessero venire a nostra conoscenza.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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