PREGARE E’ FARE LA SUA VOLONTA’! (Lc 18,1)

Domenica 16 ottobre 2016

16 ottobre 2016 – XXIX Domenica del Tempo ordinario (Anno C)

PREGARE E’ FARE LA SUA VOLONTA’! (Lc 18,1)

Riflessioni pluritematiche sul Vangelo della domenica

A cura del Gruppo biblico ebraico-cristiano  השרשים  הקדושים   francescogaleone@libero.it/sayeretduvdevan@yahoo.it

 

  1. La domenica della preghiera. Nietzsche ha scritto che pregare è vergognoso. Per A. Carrel invece

Pregare non è più vergognoso di quanto non lo sia il bere o il respirare. L’uomo ha bisogno di Dio come ha bisogno di acqua e di ossigeno. Lo psicologo E. Fromm, tra le caratteristiche dell’uomo maturo, pone anche la preghiera: pregare è un’attività sana dello spirito, segno di un raggiunto equilibrio, una felice necessità, insomma fa vivere meglio. Tra le costanti universali dell’uomo esiste la preghiera: è attestata dappertutto, in senso diacronico che sincronico, nelle culture antiche come in quelle evolute. Il più antico documento letterario che parla di pregare mattino e sera sembra quello di Esiodo: Offri sacrifici agli dei immortali con mani pure, quando vai a dormire e quando di nuovo torna la luce santa. Tutti gli aspetti della vita si ritrovano nella preghiera. La preghiera può essere invocazione, nostalgia, amore, grido, lamento. Per questo è tradizione scandire le giornate con la preghiera: nella chiesa con la liturgia delle ore; presso gli ebrei è sacro il sabato, la sinagoga; il mussulmano si prostra cinque volte verso la Mecca, nella moschea.

  1. Oggi il rifiuto della preghiera viene da lontano: dalla mentalità laicista dell’uomo, che, divenuto

adulto, presume di costruire anche la vita, la famiglia, la società a una sola dimensione, senza riferimento alcuno al Trascendente, all’Oltre, all’Altro. Questa presunzione sfocia poi nelle varie forme di agnosticismo, di superstizione, e di incredulità. Non crediamo più in Dio, in Cristo, nei Santi, ma il

loro posto viene riempito da surrogati e succedanei come oroscopi, ideologie, esoterismi, consumismo

… Entro l’orizzonte dell’uomo si trova una regione per il divino, un santuario per una santità ultimale.

Questo non può essere ignorato. L’ateo lo potrà dichiarare vuoto. L’agnostico potrà dichiarare che

la sua ricerca non è approdata a nulla. L’umanista di oggi si rifiuterà di permettere che la domanda

sorga. Ma tutte queste negazioni presuppongono la scintilla entro la nostra argilla, il nostro orientamento innato verso il divino. Sì, nell’uomo vi è un posto per Dio, nel mio peccato uno spazio per la grazia, nella mia mortalità è deposto il seme dell’immortalità, nel mio finito contengo l’infinito!

  1. Pregare sembra facile. Chi non prega quando ne ha bisogno? Basta avere una generica educazione

cattolica, un rimasuglio di fede, ed eccoci a pregare nell’ora della paura, della necessità. Siamo tutti

cristiani, diceva il filosofo B. Croce! Anche la vedova della parabola era pressata da un suo problema

con la giustizia. Mai viste tante candele accese davanti ai santi come nel periodo di esami, di concorsi,

di malattia! Non è forse lecito invocare chi ci è amico? Non è forse umano? E che cosa siamo noi se

non uomini, cioè un misto di debolezza e di forza, di meschinità e di grandezza? Ben vengano quindi

anche le candele e gli ex voto. Ma questa è la preghiera a intermittenza. Esiste invece una preghiera

continua, una preghiera che i mistici paragonano al respiro, al battito del cuore, quella che rende la vita

un continuo atto di ringraziamento, di fede, di perdono.

  1. La più comune preghiera è quella di domanda. Cosa significa? Non è certo pretendere che Dio

faccia la nostra volontà. Pregare non è una formula magica. Manifestare a Dio i bisogni e i desideri

significa sottoporli alla sua luce, vedere se sono legittimi o no, per purificarli. La preghiera di domanda

esemplare è sempre quella di Cristo: Padre, allontana da me questo calice di dolore, però non la mia ma la tua volontà sia fatta! Il credente non vuole piegare Dio alla sua volontà, ma vuole ottenere la grazia di adeguarsi alla sua volontà. Dio sa quello che è veramente bene per noi. Nella sua volontà è la nostra pace!

  1. Esiste una preghiera dei poveri, di cui parliamo poco, la cui caratteristica è l’innocenza. Le preghiere

di noi, teologati e laureati, sono grammaticalmente perfette, ma forse inefficaci. I poveri pregano e

sono la salvezza del mondo; i poveri, i sofferenti, i piccoli, gli analfabeti … che noi nella nostra sterile saggezza possiamo deridere come superstiziosi, sono invece molto cari a Dio. La preghiera dei poveri mantiene viva la speranza. Non esplode la collera di Dio solo perché in ogni città e paese esistono 5, 10 giusti che pregano, come Abramo, di non distruggere la Sodoma di ieri e di oggi.

  1. La preghiera Рquando ̬ autentica Р̬ sorgente di impegno per cominciare a fare quello che chiediamo. Pregare per la pace: spinge a diventare uomini di pace; pregare per chi soffre: diventa impegno ad aiutare chi soffre. Ogni vera preghiera ̬ anche politica, non come il cappellano che benedice i soldati perch̩ vincano, perch̩ Dio sia con loro e contro i nemici, ma nel senso che la vera preghiera cerca la giustizia. Non la preghiera per allargare i confini della chiesa, come i crociati in Terra Santa, ma per diffondere il regno di Dio sulla terra; non per disegnare la croce sugli scudi e sulle divise, ma per prendere ogni giorno la croce e seguire Cristo. Questi riferimenti alla storia ci ricordano che nessun atto di liberazione compiuto nella storia ̬ mai stata veramente una liberazione. Le piramidi dei faraoni si sono ricostruite anche nella Terra Promessa. Anche oggi!
  2. Ci troviamo davanti ad una parabola sconcertante. Per capire come si deve pregare, Cristo ricorre ad una vedova, e Dio viene paragonato a un giudice disonesto. Anzitutto un elogio alla vedova, alle donne, a tutte quelle donne che si riconoscono nella vedova molesta. Sono le donne ad accendere la speranza del mondo; donne perseveranti, con quella intelligenza della vita che le contraddistingue, che deriva dalla sapienza del cuore, che la maternità fisica e spirituale trasmette. Dobbiamo augurarci una nuova cultura, che preveda diritti e doveri uguali e simmetrici; una cultura uterina e accogliente di fronte a una cultura fallica ed esclusiva. La sopravvivenza stessa dell’umanità dipende dalle donne!
  3. Esaminiamo i due personaggi:

> il giudice è un tipaccio senza religione e senza umanità, la rappresentazione dell’arroganza del potere, tante volte denunciato dai profeti; su questa figura si potrebbe ricamare più di una riflessione. Il giurista laico Piero Calamandrei si lamentava che il crocifisso fosse nella aule giudiziarie alle spalle dei giudici e davanti solo ai giudicati, e scriveva: Dovrebbe essere collocato proprio in faccia ai giudici, ben visibile nella parete di fronte, perché lo considerino con umiltà mentre giudicano, e non dimentichino mai che incombe su di loro il terribile pericolo di condannare un innocente;

> la vedova è l’altro personaggio della scena; in passato era la persona più esposta al sopruso, tant’è vero che Dio stesso è chiamato nell’Antico Testamento il difensore delle vedove; ma la vedova della parabola ha una caratteristica: è certo una vittima, non può pagarsi un avvocato, ma non si rassegna; la sua perseveranza non si infrange davanti alla porta chiusa, alla reazione stizzita del giudice; a ben riflettere la vedova deve lottare su due fronti, il contendente e il magistrato, contro la prepotenza e contro l’inerzia; comprende che anche il magistrato invincibile ha il suo tallone di Achille: l’egoismo, non vuole seccature, e lo vince non sul terreno della bontà ma dell’egoismo. Questa è la prima lezione: non ci dobbiamo lasciare impressionare dai ritardi, tanto più che dall’altra parte non c’è un giudice, ma un Padre.

  1. È un fatto: nel Vangelo non fanno una bella figura i giudici e i sacerdoti. Gesù ha, invece, una predilezione per le donne sole che rappresentano la categoria biblica dei senza difesa: vedove orfani, poveri, stranieri, e … sono i suoi prediletti e ne fa il laboratorio di un mondo nuovo. Che bella questa vedova, forte e dignitosa, che nessuna sconfitta abbatte; fragile e indomita, maestra di preghiera, ogni giorno bussa a quella porta del giudice: Fammi giustizia! Come lei, anche noi: quante preghiere sono volate via senza portare una risposta! Ma allora, Dio esaudisce o no le nostre preghiere? Ricordiamo Paolo VI ai funerali di A. Moro: Tu, Dio, non ci hai ascoltato quando ti implorammo per la sua liberazione! Era un Papa che si lamentava con Dio! Un pericolo che minaccia la preghiera è quello della stanchezza. Qualche volta anche Dio può stancare. Ma quel prontamente di Gesù non si riferisce a una questione temporale, non vuol dire subito, ma sicuramente. Dio è presente nella nostra storia, non siamo abbandonati, interviene non come io vorrei, come lui vorrà. BUONA VITA!

Punto riflessivo: L’amore è la più universale, formidabile, misteriosa delle energie cosmiche (Teilhard de Chardin).

 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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