Ricorrenza del 2 Giugno

di Paolo Pozzuoli

Napolitano Giorgio

Quando i valori di una Nazione scadono ai minimi termini, quando l’economia e le finanze di un Paese vanno a rotoli, quando cercare un lavoro è più difficile che vincere un terno al lotto, quando un lavoratore dipendente viene retribuito secondo i parametri ancorati alla lira ma è costretto ad acquistare, a spendere con la nuova moneta europea in vigore che, in pratica, ha raddoppiato il prezzo di ogni oggetto senza che si sia tempestivamente provveduto ad effettuare i necessari, dovuti controlli, quando le istituzioni non sanno più a quale santo votarsi ed a rivolgere le preghiere apprese da piccoli e forse nel tempo dimenticate, c’è da stare in allerta. Quando la Chiesa, infallibile nei dogmi ma vulnerabile nei suoi rappresentanti (… non vorremmo essere spacciati per blasfemi, ma  tanti fra loro ci fanno ritornare alla mente noti big della politica ante tangentopoli, leader indiscussi delle varie correnti costituite dentro i vari partiti di appartenenza), si affaccia attraverso la finestra aperta sullo Stivale e, intervenendo in modo blando e/o deciso sui vari aspetti e momenti di vita, sia di ordinaria che di straordinaria quotidianità, che ne riflettono e toccano le ‘strane’ ed ‘inconcepibili’ situazioni politico-sociali-economiche-finanziarie-logistiche, ecc., presta il fianco a ‘critiche’ dure e crude e, conti, viene sistematicamente attaccata con manifesta acredine e malcelato cinismo da quanti, al fine di giustificare la pretestuosa presa di posizione, invocano visibilità e trasparenza, c’è davvero da preoccuparsi perché viene minata in modo scientifico e spinto fino al punto da mettere in discussione e far vacillare perfino la fede. Quando i vertici istituzionali, alcuni dei quali non perdono l’aplomb d’ordinanza e la forma mentis propri dei cattedratici antipatici e indigesti, sentendosi investiti  del ruolo di salvatori della Patria, si espongono con i loro interventi, spesso saccenti, a volte non pertinenti, altre fuori luogo, ad invettive triviali, il pericolo è dietro l’angolo. Quando il Presidente della Repubblica, determinato nei suoi discorsi, sempre apprezzati per rappresentatività, qualità e profondità di contenuti, saldo e fermo nel modo di difendere e sostenere la sacralità della Repubblica, unita e indipendente, l’inviolabilità della Costituzione ed ogni altro valore, retaggio di educazione, di tradizioni e di cultura, viene ‘toccato’ da ‘rumor’ in riferimento a parentele acquisite con stimati docenti universitari, vuol dire che c’è da aspettarsi di tutto e di più. Quando  c’è un continuo e sfacciato ricorso a referendum ed anche primarie, tanto di moda, un modo barbino e subdolo per ingenerare nell’animo della gente comune l’illusione di operare delle scelte ponderate, delle quali in seguito non abbiano a pentirsene, vuol dire che siamo al ‘nocciolo’ piuttosto che alla ‘frutta’. Attaccata continuamente e costantemente, scossa da movimenti imprevisti e difficili da prevenire che partono dalle visceri e da altri, esterni ed esteriori, imprevedibili ed insospettabili, provocati da figli ribelli, ingrati, incoscienti e degeneri, vuol dire che è in gioco la sopravvivenza della Repubblica, di questa ‘signora’ ultrasessantenne che è rimasta finora a guardare con la testa ‘schiacciata’ dal peso di una corona muraria turrita. Ora la Signora Repubblica non ci sta più. Ha cominciato a fare le bizze. Ha deciso di ribellarsi nonostante vacilli con i suoi molteplici acciacchi e metta bene in vista sulle gote le marchiane rughe, molto più simili a solchi profondi, tali da mostrare molti anni in più dei sessantasei che compie stamani. Scontato il cadeau: la sfilata attraverso la via dei Fori Imperiali, nella Capitale, la Città eterna, di soldati, di militari e di quanti altri appartengono alle forze armate e sono preposti all’ordine pubblico, tutti indistintamente belli, invidiati, ordinati e fieri nelle ed affascinanti divise d’ordinanza. È la sfilata rappresentativa che non deve essere intesa e confusa come una grandeur all’italiana. È il simbolo della nostra Storia, dell’unità nazionale, della tecnologia di cui siamo capaci, di un patriottismo rinnovato ed aperto, di partecipazione e di incontri con quanti rappresentano professioni di ogni ordine e grado, di premi e riconoscimenti vari a cittadini comuni ed a personaggi che si sono distinti nel mondo dell’associazionismo, della cultura, delle arti, delle scienze, della medicina, della ricerca, delle professioni, dei mestieri, dello sport, dello spettacolo, ecc..

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *