Santa Maria Capua Vetere. Centro Culturale “Il Pilastro”, domenica 27 febbraio A LOVE SUPREME DI MARIO GIACOBONE

 

Centro Culturale “Il Pilastro”

Via Roberto d’Angiò 54 – 81055 Santa Maria Capua Vetere (CE)

Phone (+39) 0823844519

Santa Maria Capua Vetere, martedì 21 febbraio 2011

 a cura di Luigi Fusco e Gennaro Stanislao

Presentazione di Luigi Fusco

 Inaugurazione domenica 27 febbraio, ore 10,30

 

 

Spazio espositivo: Centro Culturale “Il Pilastro”, Via Roberto d’Angiò 54 – 81055 Santa Maria Capua Vetere (CE) – 0823844519

Titolo dell’evento: “A Love Supreme di Mario Giacobone”

Datai vernissage: domenica 27 febbraio 2011

Orario vernissage: ore 10,30

Biglietti: ingresso libero

A cura di: Luigi Fusco e Gennaro Stanislao

Intervento critico: Luigi Fusco

Artisti: Mario Giacobone

Genere: arte contemporanea

 Testo Critico:  “A Love Supreme”

Supremo è l’amore così come è sublime l’arte di Mario Giacobone, caratterizzata da una pittura vivace e rivolta alla scoperta di una nuova identità ed allo svelamento di moderne soluzioni tecniche più vicine a modelli informali. Al di là della componente ritrattistica, già insita nel percorso dell’artista, c’è in ogni suo quadro un gesto, o dir si voglia “tocco”, che rende all’insieme dell’esposizione un effetto determinante che non ha alcuna criticità, ma, al contrario, presenta esiti inaspettati e spesso carichi di una forte connotazione di tipo emozionale. L’intera produzione pittorica si basa sul principio della riconoscibilità, quindi non si tratta della mera realizzazione di un ritratto di ignoto o di un qualsiasi personaggio più o meno noto, sia esso un politico od una very important person, ma di una precisa volontà di riprodurre, su differenti supporti, tutte le icone del rock, del blues, del jazz e del soul, che hanno contraddistinto lo scenario musicale degli anni Sessanta e Settanta del Novecento. Di certo Mario non è il primo autore che si dedica a tali rappresentazioni, altri, in passato, già vi si sono cimentati e molti altri ancora vi si avvicineranno in un futuro anche prossimo, ma sicuramente è il primo, almeno in ambito campano, che ha inaugurato una ritrattistica piacevolmente evidenziata da tratti pittorici che, sempre più frequentemente, risentono di svariate influenze informali. Le immagini di Jimi Hendrix, di Charles Mingus, di John Coltrane o di Miles Davis, solo per citarne alcuni, sono divenute, nel tempo, il pretesto utile alla creazione di un’opera segnata soprattutto dall’uso sapiente del colore e da interventi cromatici che in svariati tratti prendono il sopravvento sulla stessa raffigurazione. Ogni gesto od ogni tipologia di intervento è svelato attraverso una kunstwollen indagatrice che consente di “liberare”, quanto più possibile, le sconfinate opportunità che può offrire il campo della pittura. La ricerca di Mario non tiene poi conto del portato accademico, la cui influenza è del tutto assente nella sua formazione da autodidatta, ma del proprio istinto intellettuale e tecnico pratico. Sono questi gli aspetti che maggiormente si percepiscono nell’osservare ogni suo singolo dipinto, con il risultato di restar sorpresi ed abbagliati da una incomprensibile “meraviglia”. L’altro dato che rende le sue opere fortunate è il senso della gradevolezza che si coglie anche in una visione più superficiale; ciò è il risultato della felice commistione dei colori utilizzati, privi di qualsivoglia eccesso cromatico o di qualsiasi forzatura, che potrebbero emergere anche dal più intuitivo ed innocente gesto della pennellata. La pittura di Mario è poi universale, nel senso che i soggetti raffigurati, proprio per la loro notorietà, sono facilmente riconoscibili da chiunque ed ovunque. La particolarità di tali musicisti è che sono stati storicizzati dal pubblico così come dalla critica, ed appartengono, da tempo, alla sfera dei miti e forse, più di qualsiasi altra divinità del passato o del presente, la loro fama non tramonterà mai. Il dedicarsi alla loro rappresentazione è quasi sicuramente il frutto di uno sconfinata venerazione che l’artista prova nei loro confronti, ed, a margine, non bisogna dimenticare che Mario prima che pittore si definisce chitarrista. Il confine fra queste due, apparentemente distinte, manifestazioni artistiche è sottile, poiché non intercorre alcuna interferenza fra i differenti generi artistici, in quanto conducono tutti alla ricerca del bello così come del sublime. L’amore svelato è anche di tipo spirituale, del resto l’autore si cimenta nella sua instancabile produzione con un fare “irrazionale”, spinto da pulsioni incontrollabili; del resto tutta la vera arte conosciuta è sempre l’espressione di una idea partorita al di fuori di qualsiasi schema convenzionale e prefigurato.

 

Luigi Fusco

 

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Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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