SANTA MARIA CAPUA VETERE: I TEMPI DELLA GIUSTIZIA CIVILE E COVID-19

Intervista all’avvocato Enrico ROMANO, presidente A.N.A.I.                                                                                                                                                                                             

                                                 Caduti dall’emergenza alla BigEmergenza: gli sbocchi augurabili

 

SANTA MARIA CAPUA VETERE (Raffaele Raimondo) – Nell’importante circostanza del convegno – svoltosi nel Salone degli Specchi il 22 novembre scorso – su “Processo ai Processi: I tempi lunghi, cause e rimedi”, durante il quale fu anche ottimamente presentato il libro “Avvocato, nonostante… la (ragna)tela di Penelope” del suo illustre genitore Mario, avemmo modo di ascoltare ed apprezzare, fra gli altri autorevoli contributi, il lucidissimo intervento dell’avvocato Enrico Romano, dinamico presidente della sezione sammaritana dell’ANAI (Associazione Nazionale Avvocati Italiani). Siamo perciò ben lieti di proporre al lettore l’intervista rilasciata dal valente professionista all’indomani del propagarsi di questa tremenda pandemia da coronavirus, in ordine ai riflessi spaventosi che essa va determinando in un ambito già storicamente afflitto da incredibili e quasi bibliche lentezze. Un’intervista leggibile, in cartaceo, sulla rivista Giustiziaoggi e che palesemente conferma come, anche nel pianeta giudiziario, siamo caduti dall’emergenza cronica alla BigEmergenza.                                                                                                                                                                                                             

 

« DCome giudica l’attuale situazione della Giustizia civile e la sua ricaduta sulla nostra vita economica ?

R – Per la sua rilevanza sul potenziale di crescita dei sistemi economici, com’è noto, la giustizia civile riveste importanza cruciale, il che spiega la costante attenzione da parte di Istituzioni nazionali e Organizzazioni internazionali le cui periodiche indagini consentono di conoscere e valutare l’impatto  che i sistemi giudiziari hanno sulla vita economica e sulla competitività dei rispettivi Paesi.

Tra le Organizzazioni internazionali si segnalano, per la accuratezza delle analisi svolte, la World Project Justice (WPJ) con il rapporto “Rule of Law Index” e l’OCSE con il “Rapporto sull’efficienza della giustizia civile”.

Secondo queste indagini, nel 2018, l’Italia occupa la 46esima posizione rispetto ai principali Paesi europei.  In particolare, il ritardo dell’Italia emerge soprattutto con riferimento alla  durata delle procedure di recupero-credito, valutata in media in 1.120 giorni che si traduce in un appesantimento dei rapporti commerciali e in un danno incalcolabile per le imprese, specie per quelle di piccola dimensione.

L’Italia, come si vede, risulta distante da Francia, Spagna, Regno Unito e Germania relativamente ai primi due criteri di valutazione, mentre rivela una buona posizione per il dato relativo al fattore “ADR”, che conferma l’efficacia delle procedure extra-giudiziarie nell’evitare l’accesso alle aule giudiziarie per la composizione delle vertenze.

Non diverso è il risultato a cui perviene l’OCSE, il cui rapporto riferito al livello di efficienza della giustizia in Italia negli ultimi anni rivela dati tutt’altro che soddisfacenti, assegnando al nostro Paese la maglia nera tra gli Stati del campione esaminato per la durata del processo civile: nel 2010 sono occorsi circa 564 giorni per il primo grado, contro una media di circa 240 giorni in Germania e 107 in Giappone. Inoltre, il tempo medio stimato per la conclusione di un procedimento nei tre gradi di giudizio è di 788 giorni, con un minimo di 368 in Svizzera e un massimo di 2.866 (quasi 8 anni) in Italia.

D – Qual è la situazione odierna della giustizia civile nel nostro Paese, dopo le recenti riforme?

R – E’ purtroppo un dato accertato che nei nostri uffici giudiziari (di primo e secondo grado) le procedure pendenti, sia per la mole delle sopravvenienze sia per la cronica inadeguatezza numerica dell’organico, soffrono di un pesante arretrato, alla cui eliminazione non sembra possa attribuire realistico rimedio l’introduzione del rito lavoro (ricorso) in luogo dell’atto di citazione, né le altre provvidenze introdotte dalla recente riforma.

D – E, allora, i rimedi nel lungo e nel breve periodo, secondo la sua realistica visione del grave problema?

R – Premesso che non ho la pretesa di indicare correttivi o soluzioni, sostituendomi al Legislatore e al team di esperti di cui è dotato l’Ufficio legislativo, è certo che, a fronte di una situazione di vera emergenza, in attesa di un sostanzioso arricchimento dell’organico sia dei magistrati che del personale ausiliario, si potrebbe pensare a provvedimenti urgenti quali: a) l’immissione nei ruoli dei giudici onorari (Got, Vpo, Gop) con almeno cinque (o più) anni di funzioni giurisdizionali espletate con merito; b) l’aumento del numero di giorni di udienze settimanali, prevedendo , almeno per un periodo di tempo limitato , di 5/ 6 mesi, pure un’udienza pomeridiana; anche per sopperire al prevedibile appesantimento del lavoro che si avrà alla ripresa nel post-Covid, per effetto dei rinvii d’ufficio disposti in questi giorni.

D – Quale la sua opinione sul blocco delle udienze e sulla chiusura degli Uffici giudiziari causata dall’ epidemia di coronavirus?

R – E’ innegabile che la chiusura dei Tribunali, dopo il verificarsi di casi di contagio, si è resa necessaria, specialmente nell’immediatezza di tali insorgenze.

E’ altrettanto innegabile, tuttavia, che una prolungata chiusura, estesa alle cancellerie ed agli ufficiali giudiziari, comporta – di fatto -  la paralisi dell’attività giudiziaria che – è il caso di ricordarlo – rappresenta un servizio pubblico che, ove possibile, dovrebbe sempre essere assicurato. Del resto, anche nei Comuni e nello stesso Parlamento si sono registrati ripetuti episodi di contagio, ma ciò non ha determinato la chiusura di quelle Istituzioni, che hanno opportunamente adottato misure di cautela, volte a scongiurare il ripetersi dei contagi: auto-quarantena delle persone affette da contagio; apprestamento di apparati protettivi (mascherine, guanti…) e igienizzanti, nonché rispetto di distanza interpersonale ecc.

D – Come si è mossa l’Associazione Nazionale Avvocati Italiani -ANAI con riguardo alla situazione emergenziale provocata dal Covid-19?

R – L’Associazione Nazionale degli Avvocati, con un articolato documento a firma della Presidente nazionale avv. Isabella Maria Stoppani, alla stregua dei giusti provvedimenti restrittivi adottati dal Governo e della loro ricaduta anche sull’attività forense, di fatto, come ho detto del tutto paralizzata, ha rivolto – attraverso le massime rappresentanze ordinistiche (CNF, OCF) – un pressante appello affinché il Governo intervenga con atti concreti volti a sopperire al disagio economico della classe forense, sia in tema di scadenze fiscali che con contributi economici, parificando i lavoratori autonomi a quelli subordinati.  Purtroppo, ad oggi, i decreti governativi sembra abbiano preso solo in parte in considerazione tali richieste e si confida che esse trovino migliore ascolto nell’immediato futuro, non solo da parte dello Stato, ma anche della Cassa Forense: l’auspicabile intervento di quest’ultima darebbe, finalmente, un concreto significato alla parte “assistenziale” che costituisce uno dei fondamenti della sua ragion d’essere!

D –  A parte il disagio temporaneo  di cui ha parlato, si può sperare in una ripresa in tempi rapidi?

R – Se è vero che l’obbligatoria permanenza in casa ha indotto ad una riscoperta dei rapporti familiari spesso trascurati a vantaggio dei freddi contatti digitali, ha, altresì, permesso a noi avvocati (come anche ad altri liberi professionisti) di dedicarci full time al lavoro di studio, anticipando la stesura di atti o procedendo a notifica di atti a mezzo pec , iscrizioni a ruolo o deposito di atti tramite PCT, ecc. Allo stesso modo, sono certo che anche da parte dei magistrati questo blocco costituirà occasione per dedicarsi allo smaltimento dell’arretrato, sciogliendo riserve, redigendo sentenze o provvedimenti in genere. In proposito, atteso che la comunicazione (e la notifica) dei provvedimenti giurisdizionali sopra citati avviene in via telematica, con pec diretta ai difensori costituiti, sarebbe certamente opportuno prevedere almeno un presidio di cancelleria, per tali incombenze, allo stesso modo di quanto avviene nel periodo feriale.

L’augurio che faccio, tuttavia, è che questo brutto momento passi presto e non vi sia più bisogno di alcun rimedio emergenziale e si torni quanto prima alla quotidianità: credo che, al di là degli indubbi vantaggi che offre il processo telematico (che, in questo momento, potrebbe essere utile sperimentare anche per la trattazione delle udienze),  non si possa fare  meno del rapporto diretto nello svolgimento dell’attività forense! ».

Nelle settimane che hanno fatto seguito al momento in cui tempestivamente l’avvocato Enrico Romano ha sviluppato l’articolata analisi, quali misure il Governo (nella sua articolazione centrale e periferica) ha incisivamente adottato in materia? V’è  da presumere che occorrerebbe un contestualizzato aggiornamento, in tandem con l’ascolto dei malcapitati destinatari del mondo giudiziario oltre che di avveduti operatori del settore.

 

 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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