SANTA MARIA LA FOSSA AZIENDE BUFALINE ABBANDONATE A SE STESSE

SERVIZIO SULLA RAI NEL PROGRAMMA REPORT DEL 10/1 (NdD)

di Giuseppe PASQUALINO

     Il giornalismo, molto spesso, oltre a portare sotto gli occhi del lettore i fatti di cronaca, assume le sembianze di un vero e proprio riflettore che pone in chiara luce e in evidenza tematiche altrimenti oscurate, vuoi per trascuratezza amministrativa, vuoi per dimenticanza, vuoi per interessi economici di una certa entità. Proprio in questi giorni   sta cavalcando l’onda dell’informazione una problematica alquanto complessa quanto di semplice soluzione: la brucellosi che colpisce (secondo alcuni) una grande quantità di capi bufalini e che sta mettendo in ginocchio un intero comparto, quello zootecnico, al punto tale da fare gettare la spugna a tantissimi allevatori tra le province di Caserta e Napoli.

     <Negli ultimi tre anni hanno tirato i remi in barca una quindicina di aziende bufaline> – ci racconta un allevatore locale – <siamo con le spalle al muro – continua – per seguire tutte le indicazioni sanitarie e strutturali che richiedono continui investimenti, mentre in cambio si abbattono gli animali per brucellosi o tubercolosi>.

     Negli ultimi quindici anni nella zona casertana hanno chiuso cinquecento aziende, numeri impressionanti se si considera l’indotto di questo importante settore economico di Terra di Lavoro. A guardare i dati statistici dell’azienda sanitaria, nel 2019 su 11722 capi bufalini abbattuti soltanto 39 presentavano il batterio della brucellosi, mentre nel 2020, addirittura su 14109 animali uccisi soltanto (appena, ndr) 16 erano stati colpiti dalla malattia.

     E’ opportuno, a questo punto, mantenere ancora con più determinazione accesi i riflettori sulla problematica e accenderne degli altri sull’angoscioso quesito alimentato dai rappresentanti del settore che hanno allarmato perfino la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, scesa in campo per chiarire meglio alcuni aspetti <oscuri> della vicenda, come, ad esempio, il nascondimento degli atti relativi alle analisi dei prelievi da parte dell’azienda sanitaria locale. Come mai, infatti, a confronto di una vera e propria strage di bufale non diminuiscono i quantitativi di latte per la produzione della mozzarella dop?  

     Gli allevatori continuano a denunciare la diversità di trattamento della brucellosi a livello nazionale, gli stessi indici che fanno scattare l’ipotesi di abbattimento del capo bufalino non sono uguali tra una provincia e l’altra; secondo loro si sta combattendo una vera e propria guerra contro gli allevatori della provincia casertana.

Nel basso Volturno, intanto, non si avverte una vera e propria mobilitazione da parte degli Enti Locali, manca la forza organizzativa per contare di più in questo settore trainante l’economia locale, manca la volontà politica di coordinare le diverse realtà produttive, manca la consapevolezza di concorrere alla produzione del terzo <DOP> a livello mondiale.     

     A Santa Maria la Fossa, una terra vocata alla produzione di latte bufalino, a sentire gli allevatori locali, certamente non sono state spese tante energie a favore del comparto e intanto quindici aziende hanno chiuso i battenti negli ultimi anni e fatto crollare ulteriormente gli già scarni dati economici; e le promesse annunciate al punto 2 del programma elettorale completamente ignorate dalla giunta Federico.   

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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