SANTA MARIA LA FOSSA IL DEPURATORE CHE NON C’E’ NEL SILENZIO GENERALE.

 

di Peppino PASQUALINO20200608_174451

     Quante volte si assiste a programmi televisivi che annunciano le crisi climatiche, per le quali – attoniti e preoccupati – versiamo fiumi di parole in sterili dibattiti e prospettiamo drammi imminenti o speranzosi orizzonti di ripresa. Quante volte guardando il mare che rigurgita rifiuti abbiamo avvertito una stretta al cuore e ci siamo scagliati con il pensiero verso l’ignoto, verso il comportamento degli altri, sempre degli altri e mai di se stessi.

     Ma come possiamo sperare in un futuro migliore se chi dovrebbe applicare la legge, e farla rispettare, non fa altro che fare rimbalzare le proprie responsabilità in direzione di quelle altrui. Quante volte abbiamo sentito dire – da politici e amministratori: “non è colpa nostra”, è la Provincia che non ha fatto, è la Regione che non ha trasferito, è il Governo che non ha finanziato, è la opposizione che non ci ha permesso, è l’Europa che non ha trasferito i fondi. E’ sempre colpa di qualcun altro.

     Intanto se il mare che ci bagna a pochi chilometri da noi – che negli anni ’60 (raccontano i meno giovani) era la riviera più bella d’Italia – versa in uno stato pietoso è grazie alle inadempienze degli amministratori locali; i “Ragi lagni”, il “Savone”, il “Volturno”, invece di recare alla foce acque bianche, acque piovane, acque naturali, portano nel mare gli scarichi di ogni sorta provenienti dall’entroterra, quell’entroterra governato dalle amministrazioni comunali, controllato dalle “Polizie Locali”, dall’Arma dei Carabinieri, dalle “Polizie Provinciali”, dai “Commissariati della Polizia di Stato”.

     Se ci inoltriamo parallelamente al “Canale Fiumarella” – per poche centinaia di metri dalla strada provinciale 333 – incontriamo una struttura “annunciata” da un cartello (vedi foto) che recita: “Giunta Regionale della Campania – Programma Strategico per le compensazioni ambientali (parole difficili che nessuno deve capire, ndr) – Progetto finanziato dalla Regione Campania con le risorse del fondo per lo sviluppo e la coesione (parole difficili che nessuno deve capire, ndr) – Lavori di rifunzionalizzazione collettore nero e allacciamento al collettore di Grazzanise”. In altre parole “depuratore” delle acque luride destinate ai Regi Lagni e, quindi, a mare. Lavori decennali, struttura messa in piedi e successivamente  tristemente abbandonata, per la quale ci vorranno altri milioni di euro per ripristinarla e per renderla (chissà, ndr) funzionale e operativa per depurare le acque.

     Però, in cambio, l’area ha cambiato destinazione d’uso grazie alla elegante partecipazione di “bestie umane” che hanno recato sul posto (in barba ad un efficiente servizio di raccolta differenziata degli ingombranti) rifiuti di ogni sorta (vedi foto): fusti di solventi, fusti di vernici, materassi, lavatrici e frigoriferi in disuso, pezzi di autovetture, pezzame, plastiche, scarti umidi tra i quali razzolano cani e gatti randagi. “Regno” di insetti, rettili e ratti in tutta la fascia perimetrale della struttura creata sempre con il denaro pubblico e che deperisce nel silenzio generale, nel silenzio anche (e soprattutto, ndr) della cittadinanza, quella cittadinanza che spesso si mobilita astrattamente senza curare il “dopo”.

     E intanto il mare, quel mare da noi tanto desiderato, ingoia ogni giorno i nostri “terrificanti silenzi”.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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