SANTA MARIA LA FOSSA IL GIARDINO DELLA VITA: SOLO “RICORDI” E ABBANDONO.

 

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di Peppino PASQUALINO

     C’era una volta una legge… (non si tratta di una favola) la legge n. 113 del 29 gennaio 1992, più conosciuta da tanti come la “legge Cossiga-Andreotti”, nobile normativa introdotta dai due autorevoli “statisti” posta in essere per implementare le aree cittadine e anche per contrastare il disboscamento dissennato.

     Quella legge, anche se destinata alle comunità al di sopra dei quindicimila abitanti, fu “raccolta” e “accolta” dai servizi sociali del Comune di Santa Maria la Fossa nello stesso anno di pubblicazione e messa in cantiere tutta una serie di attività amministrative supportate dall’allora “ufficio anagrafe”.  Eh sì, perché il dictum legislativo prevedeva per i Comuni di porre a dimora un albero per ogni bambino nato, o adottato, entro dodici mesi dalla registrazione anagrafica.

     In pratica i servizi sociali, giusta individuazione da parte dell’ufficio tecnico di un’area demaniale da dedicare all’iniziativa di rimboschimento, una volta raccolto l’elenco dei bambini nati entro il 31 dicembre dell’anno precedente, fornito puntualmente dal servizio demografico comunale, procedevano alla richiesta di alberelli al servizio foreste della Regione Campania. Tale servizio donava (e lo fa ancora oggi) a titolo gratuito gli alberi da piantumare attraverso la fornitura da parte dei vivai forestali di Baia Latina, Castello Matese e Cellole

     L’area individuata in zona golenale in località “San Vincenzo” ha visto, con diverse iniziative messe in campo con i bambini e i ragazzi delle scuole elementari e medie locali, la piantumazione di alberelli riportanti la targhetta con il nome, cognome, luogo e data di nascita del bambino, quello che poi da grande si sarebbe impegnato a curare. La tabella ancora oggi annuncia l’esistenza del “Giardino della Vita”, così come denominato all’atto dell’inaugurazione che vide coinvolti, bambini, ragazzi, genitori, insegnanti, cittadini, amministratori.

     La miopia amministrativa, però, non ha fatto valutare la potenzialità nascosta di un luogo ameno che si sarebbe potuto trasformare in ricchezza per l’intera comunità “fossatara”. Proprio così perché nel “Parco”, tra i tantissimi alberi (oggi cresciuti e ombrosi), si sarebbero potuti installare tavoli con panche di legno ed aree barbecue per accogliere famiglie locali e, perché no, forestiere in cerca di luoghi aperti per spensierate grigliate durante i tanti “ponti festivi”. Si sarebbe potuto “sfruttare” il vicino fiume Volturno per gare di pesca sportiva, per il ripopolamento dell’anguilla di fiume tanto apprezzata in cucina, per visite guidate in canoa o kajak lungo le sponde del percorso fluviale più importante del sud Italia.

     E invece, solo abbandono e noncuranza; e ora tristemente quella ormai vecchia tabella che resiste all’annuncio del “Giardino della vita” è soltanto testimone di un’area incolta e dell’abbandono indiscriminato di rifiuti perpetrato da persone incoscienti e incivili.

     E tutti vissero “infelici” e “scontenti”.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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