SANTA MARIA LA FOSSA LAVORATRICI SOCIALMENTE UTILI SFRUTTATE E UMILIATE

di Giuseppe PASQUALINO

     Grazie alla legge regionale n. 21 del 18 ottobre 1989 la Campania si dotò di uno strumento normativo per favorire la condizione socio-sanitaria degli anziani ultrasessantacinquenni. E proprio facendo leva su tale normativa i servizi sociali del Comune fossataro, nel settembre del 1997,giunsero al <varo> dello specifico progetto finanziato dalla Regione Campania e teso all’assistenza domiciliare per un numero di oltre 60 cittadini che presentavano problematiche legate alla solitudine o alla presenza di patologie invalidanti.

     L’intervento di otto lavoratori socialmente utili, attinti dalle liste di disoccupazione presso l’ufficio di collocamento, fu determinante per l’attivazione e il prosieguo del progetto. Da quel momento le LSU (nella fattispecie tutte donne, 6 operaie generiche e 2 assistenti geriatriche, ndr), organizzate in turni settimanali dall’ufficio dei servizi sociali, si sono alternate presso il domicilio delle persone anziane che vivevano in solitudine, allettate o con impedimenti fisici.  

     E’ da tanto tempo ormai, però, che tali Lavoratrici Socialmente Utili, a causa della progressiva uscita dall’organico del personale di ruolo dell’Ente comunale, come se improvvisamente il <mondo anziani> fosse scomparso, tamponano con la loro azione quotidiana le diverse esigenze organizzative comunali secondo le possibilità legate al profilo professionale. In particolar modo il personale è stato proiettato in una dimensione completamente stravolta rispetto all’iniziale intervento progettuale, iniziando dal servizio di pulizia quotidiana del Palazzo di Città che, in venticinque anni, ha fatto risparmiare all’Ente tante risorse finanziare prima destinate alle ditte esterne di pulizia.

     Dalla fine dell’anno scorso le LSU sono letteralmente scomparse, tant’è che l’Ente ha dovuto provvedere diversamente alla pulizia degli ambienti di lavoro. Da anni si prospetta la possibilità della stabilizzazione del personale LSU, di quel bacino di lavoratori disoccupati di lunga durata che in questi ultimi 25 anni si è sempre più assottigliato grazie ai vari Enti che si sono prodigati per l’assunzione e grazie al massiccio e determinato intervento sindacale, in particolare quello dell’USB (Unione Sindacale di Base). Ed è proprio Mimmo Chinelli, segretario regionale dell’USB, raggiunto al telefono, a raccontare la vicenda drammatica dei LSU impegnati dal 1997 presso il Comune di Santa Maria la Fossa.

     <Il Comune di Santa Maria la Fossa, come tanti altri Enti in Campania, continuano a sfruttare i lavoratori socialmente utili sfiorando, in diverse occasioni, l’attuazione di vero e proprio “lavoro in nero”>. Ci dice Chinelli e continua:  <del bacino ANPAL presso il Ministero del Lavoro, che ammontava a 3.800 unità, ora si è giunti a 800 LSU da stabilizzare nell’intera Regione Campania. Grazie al nostro massiccio e costante intervento presso il Ministro Madia nel 2017, con il decreto salva-precari, si è giunti al riconoscimento e alla stabilità delle risorse da prevedere in bilancio e quindi al consolidamento dell’ipotesi di stabilizzazione del personale LSU>.

E conclude Chinelli dell’USB: <in più di una occasione è stato sollecitato il Comune di Santa Maria la Fossa e l’ultima occasione è stata la richiesta di adesione al fondo scaduta, senza esito, lo scorso 31 luglio 2021>.

     Oggi il personale LSU è letteralmente in <mezzo alla strada> e senza più assegno mensile; ultima spiaggia il prossimo 31 marzo. E pensare che per loro lo Stato erogherebbe € 9.266,00 all’anno per ogni lavoratore (lavoratrice, ndr) e il Comune dovrebbe aggiungere soltanto esigue differenze economiche che, a confronto di tutte le risorse che le LSU hanno fatto risparmiare all’Ente dal 1997, diventerebbero relative.    

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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