SANTA MARIA LA FOSSA STRADE PODERALI, UN INFERNO PER CITTADINI DI SERIE B

di Peppino PASQUALINO

Abbiamo trattato già diverse volte questo argomento ma si avverte ancora di più la necessità di tenere accesi i riflettori e puntare ancora di più il dito sulla problematica. Si tratta della viabilità extra urbana. E allora la domanda nasce spontanea: ma i cittadini di Santa Maria la Fossa che vivono lungo le strade poderali della frazione La Torre pagano meno tasse rispetto a quelli del centro urbano? Finora questa diversità di trattamento non emerge alla cronaca. Quindi, perché questa gente è costretta a vivere lungo arterie viarie provinciali letteralmente abbandonate al degrado più sconvolgente?

Se percorriamo le vie Presidente, Camino e Vaticale, la prima comunale e le altre provinciali, ci accorgiamo di avventurarci (è proprio il caso di dirlo, ndr) su rettilinei, già stretti di per se, la cui carreggiata, se così possiamo definirla, presenta buche impressionanti, dislivelli, avvallamenti, restringimenti, smottamenti laterali e in alcuni punti invasione di presenze arboree.

La cosa più ridicola, e anche sprezzante nei confronti della popolazione residente e degli automobilisti che percorrono tali vie, resta lo sperpero di denaro pubblico che si traduce nell’installazione (alcuni proprio di recente) di ridicoli segnali stradali. Segnali indicanti il limite di velocità a 30 kmh; anche una bicicletta corre più veloce. Questo a significare che esiste un pericolo, per cui il pericolo deve essere rimosso. Un segnale di 30 kmh va collocato nell’approssimarsi di un cantiere, di un improvviso crollo, di una rottura stradale eccezionale ma non può essere collocato a dimora da trent’anni; segno lampante e chiaro che la manutenzione non è mai avvenuta, non è mai esistita.

E poi un altro segnale che indica: strada dissestata! Una strada dissestata o va riparata in tempi ragionevolmente brevi o va chiusa perché assume connotati di pericolo per la circolazione. I gestori non possono porre la coscienza a posto semplicemente collocando un segnale di “strada dissestata” e senza fare più niente!

Ma a parte il pericolo per chi percorre questi sentieri di guerra (che ormai non fanno più notizia e non interessano più di tanto gli amministratori locali) nessun politico-amministratore ha mai pensato a rivalutare queste strade dal punto di vista ambientale? Nessuno sta notando da anni che le vecchie case dell’Opera Nazionale Combattenti del ventennio fascista stanno assumendo le antiche connotazioni agresti? Molti proprietari le stanno ristrutturando; e allora perché non definire questi tracciati viari, renderli percorribili e perfettamente agibili per poi inserirli in percorsi turistico-paesaggistici, offrirli agli operatori del settore ciclistico amatoriale e, perché no, stimolare l’imprenditoria gastronomica a creare luoghi di sosta per ristoro dei ciclisti?

Idee che molto spesso cozzano contro il muro della miopia amministrativa, quella dedita all’improvvisazione, al tirare a campare, al “passa oggi e vene dimane”.      

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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