Santa Messa di Natale 2011

LA PAROLA DI OGGI
25 dicembre 2011 
Domenica
NATALE DEL SIGNORE (B) – P

PREGHIERA DEL MATTINO
Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato“. Ecco che l’ingenerato genera e la Vergine concepisce, il tempio della sua verginità è rimasto inviolato poiché è Dio che viene al mondo, è la luce stessa che vede il giorno, il tempo e lo spazio sono trascesi in modo definitivo e quest’oggi è un giorno che decide del domani. Gesù entrerà nella stanza dove si nasconderanno i discepoli, pur essendo chiuse porte e finestre, egli entra allo stesso modo nel nostro mondo poiché la luce vince l’opacità della materia. Luce da luce, Dio vero da Dio vero! Ormai ti manifesterai quando vorrai e non sarà miracolo ma semplice realtà della presenza. Che meraviglia fu per noi il Signore! Bambino, io ti adoro.

ANTIFONA D’INGRESSO
È nato per noi un bambino, un figlio ci è stato donato: egli avrà sulle spalle il dominio, consigliere ammirabile sarà il suo nome. (cf. Is 9,5)

COLLETTA
O Dio, che in modo mirabile ci hai creati a tua immagine, e in modo più mirabile ci hai rinnovati e redenti, fa’ che possiamo condividere la vita divina del tuo Figlio, che oggi ha voluto assumere la nostra natura umana. Egli è Dio, e vive e regna con te…

PRIMA LETTURA (Is 52,7-10)
Tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio.
Dal libro del profeta Isaia
Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, che dice a Sion: “Regna il tuo Dio”.
Una voce! Le tue sentinelle alzano la voce, insieme esultano, poiché vedono con gli occhi il ritorno del Signore a Sion.
Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme.
Il Signore ha snudato il suo santo braccio davanti a tutte le nazioni; tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio.
Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 97)
R. Tutta la terra ha veduto la salvezza del nostro Dio.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo. R.
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa di Israele. R.
Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami al Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni! R.
Cantate inni al Signore con la cetra,
con la cetra e al suono di strumenti a corde;
con le trombe e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore. R.

SECONDA LETTURA (Eb 1,1-6)
Dio ha parlato a noi per mezzo del Figlio.
Dalla lettera agli Ebrei
Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo.
Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell’alto dei cieli, diventato tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.
Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: “Tu sei mio figlio; oggi ti ho generato”? E ancora: “Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio”? Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice: “Lo adorino tutti gli angeli di Dio”.
Parola di Dio

CANTO AL VANGELO
R. Alleluia, alleluia.
Un giorno santo è spuntato per noi: venite tutti ad adorare il Signore; oggi una splendida luce è discesa sulla terra.
R. Alleluia.

VANGELO (Gv 1,1-18)
Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
[In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.]
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.
[Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.]
Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me».
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.
Parola del Signore.

OMELIA
Il Verbo, la seconda persona della Trinità, si fa carne nel grembo della Vergine Maria per dare a chi lo accoglie e a chi crede in lui il “potere di diventare figli di Dio”.
C’è forse comunione più completa, più perfetta del lasciare all’uomo la possibilità di dividere la vita stessa di Dio? Nel Verbo che si è fatto carne, questo bambino di Betlemme, l’uomo trova l’adozione come figlio. Dio non è più un essere lontano, egli diventa suo padre. Dio non è più un essere lontano, egli diventa suo fratello.
“Come l’uomo potrebbe andare a Dio, se Dio non fosse venuto all’uomo? Come l’uomo si libererebbe della sua nascita mortale, se non fosse ricreato, secondo la fede, da una nuova nascita donata generosamente da Dio, grazie a quella che avvenne nel grembo della Vergine?” (Ireneo di Lione).
È per la deificazione dell’uomo che il Verbo si è fatto carne, affinché l’uomo, essendo “adottato”, diventasse figlio di Dio: “Affinché l’essere mortale fosse assorbito e noi fossimo così adottati e diventassimo figli di Dio” (Ireneo di Lione).
L’uomo assume allora la sua vera dimensione, perché non è veramente uomo se non in Dio. E c’è forse una presenza in Dio più forte della figliazione divina?
Proprio ora, il re in esilio rimette piede sulla terra preparata per lui e, nello stesso tempo, l’uomo ritrova il suo “posto”, la sua vera casa, la sua vera terra: Dio.
“Anch’io proclamerò le grandezze di questa presenza: il Verbo si fa carne… È Gesù Cristo, sempre lo stesso, ieri, oggi e nei secoli che verranno… Miracolo, non della creazione, ma della ri-creazione… Perché questa festa è il mio compimento, il mio ritorno allo stato originario… Venera questa grotta: grazie ad essa, tu, privo di sensi, sei nutrito dal senso divino, il Verbo divino stesso” (Gregorio di Nazianzo).

PREGHIERA SULLE OFFERTE
Ti sia gradito, Signore, questo sacrificio, espressione perfetta della nostra fede, e ottenga a tutti gli uomini il dono natalizio della pace. Per Cristo nostro Signore.

ANTIFONA ALLA COMUNIONE
Il Verbo si è fatto carne e noi abbiamo visto la sua gloria. (Gv 1,14)

PREGHIERA DOPO LA COMUNIONE
Padre santo e misericordioso, il Salvatore del mondo, che oggi è nato e ci ha rigenerati come tuoi figli, ci comunichi il dono della sua vita immortale. Per Cristo nostro Signore.

MEDITAZIONE
La Chiesa di Betlemme è questa donna e questo uomo chinati su una culla, costituita da una mangiatoia…
Maria, ancora tutta commossa, ma rassicurata dalla presenza del suo meraviglioso compagno, medita “nel suo cuore” gli avvenimenti che le hanno sconvolto la vita: l’incontro del messaggero di Dio, l’annuncio dell’impossibile concepimento, la visita ad Elisabetta, l’ordine imperiale, il viaggio faticoso, l’impossibilità di trovare un posto in albergo, la ricerca di un rifugio di fortuna, il parto, in una strana calma, del bel bambino, frutto della sua fede quanto del suo corpo, al quale sono venuti a rendere una strana visita alcuni pastori della zona e alcuni Magi dell’Oriente.
Giuseppe veglia sul bambino e sulla madre: il bambino così vicino e così lontano, che egli ha il compito di proteggere e di riconoscere, al quale egli deve dare un nome; la madre, che gli ispira tanta tenerezza e venerazione. Servitore disponibile e vigile, egli attende che Dio gli dia di nuovo un segno.
Il bambino dorme, si sveglia, sorride, piange, beve con gioia il latte materno, sorride di nuovo, si riaddormenta. Talvolta “si agita un po’, mormora vagamente, tende le braccia, tenta di svegliarsi, ma non può“. Appena percettibile, la sua respirazione dà il ritmo al silenzio della notte. Una pace indicibile inonda il cuore dei genitori. “Silenziosa come il respiro che esala, l’esistenza eterna riempie l’ambiente, uguale a tutte queste povere cose innocenti ed ingenue, quando è con noi, nessun male ci può capitare…” .
La Chiesa di Betlemme sono i pastori, i figli di Israele disprezzati dalla sinagoga, emarginati, rassegnati al loro stato di “poveri del paese”, improvvisamente avvolti di luce, spaventati, subito calmati e mandati alla grotta dal messaggero celeste.
Trovano Maria, Giuseppe, il bambino che giace nella mangiatoia e se ne vanno contenti a raccontarlo agli altri e a lodare Dio.
La Chiesa di Betlemme sono i Magi, i figli d’Oriente, sapienti e religiosi, guidati da una stella cometa verso il Re dei loro sogni. Si prostrano, offrono i loro doni e ritornano alle loro dimore seguendo il nuovo cammino che Dio mostra loro.
La Chiesa di Betlemme è questa parte minuscola dell’umanità riunita attorno al suo Salvatore, protetta dal tiranno furbo e assassino grazie alla presenza del Principe della Pace che la Vergine piena di grazia ha partorito, mandata a proclamare la lieta novella a tutti gli uomini vicini e lontani. Mentre Cesare Augusto fa un censimento della terra piegata sotto il suo potere, mentre Erode affila le spade del massacro, “la speranza risplende come un filo di paglia nella stalla” dove dorme il Re dei re. Salvatore disarmato, senza forza, senza ricchezze e senza voce, totalmente dipendente, totalmente affidato ad altri, egli sfuggirà al massacro degli innocenti aspettando di subirlo, trentatré anni più tardi, sommerso dalle grida confuse della folla di Gerusalemme e dei soldati di Roma, di fronte alla madre addolorata e al discepolo prediletto.
È dopo la Pentecoste, nel primo fervore della fede in Cristo Risorto, che la Chiesa commemora, con l’evangelista Luca, autore degli Atti degli Apostoli, e Matteo, uno dei dodici, la nascita di Gesù. Anch’essa, come Maria, serba tutte queste cose meditandole nel suo cuore. La Chiesa capisce di non avere altra culla tranne quella di questo bambino, altra madre tranne la sua. Si stupisce di riconoscersi nella grotta di Betlemme, in questo primo cenacolo. Si sente sollevare in essa, come i due tempi di una stessa respirazione, il duplice desiderio che costituisce il ritmo della sua vita: gridare su tutti i tetti la scoperta inaudita e sprofondare nel silenzio della contemplazione… Si raccoglie nella presenza, nell’attesa della seconda venuta, e se ne va, per affrettarla, verso i quattro punti cardinali. Si raccoglie e si disperde, accoglie e dà, adora e divide. Non smette di ringraziare.
Essa scatena contro il Principe delle tenebre e contro i suoi sottoposti una battaglia accanita, battaglia spirituale che continua la vittoria decisiva del suo Signore sul peccato, sulla fatalità e sulla morte. Ne esce spesso ferita, talvolta martire, mai però disperata. E proprio all’interno della prova a cui la spingono le sue lotte, con allegria irresistibile, l’allegria pasquale, essa intona alla lode della gloria di Dio il canto natalizio degli angeli.
Card. ALBERT DECOURTRAY

 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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